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Intesa tra il Parlamento e il Consiglio Ue sui target di sostenibilità delle batterie: si va dall’estrazione delle materie prime fino allo smaltimento.
Sul tema delle batterie l’Unione europea punta al primato mondiale. Con l’obiettivo, da un lato, di imporre dei requisiti di sostenibilità molto stringenti, dall’estrazione delle materie prime fino alla gestione degli accumulatori a fine vita; e, dall’altro lato, di porre un freno allo strapotere dell’industria asiatica su una questione che ormai ha varcato i confini anche della geopolitica.
Nei giorni corsi il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo sulla proposta di regolamento sulle batterie presentata due anni fa dalla Commissione, nell’ambito della strategia per la mobilità sostenibile. Con l’obiettivo di migliorare l’impatto ambientale di un settore in rapida crescita, d’ora in avanti le batterie prodotte e importate nel nostro continente dovranno rispettare i requisiti di sostenibilità più severi al mondo, relativi all’intero ciclo di vita: dall’estrazione delle materie prime alla produzione, fino allo smaltimento. L’accordo, che ora dovrà essere ratificato ufficialmente dai due organismi, riguarda le batterie vendute nell’Ue per applicazioni industriali, veicoli elettrici e dispositivi portatili.
Da qui al 2030, si prevede che il mercato delle batterie in Europa crescerà di ben 14 volte rispetto ai livelli attuali. Anche per questo motivo l’italiano Achille Variati, il capo negoziatore dell’Europarlamento, è convinto che le nuove norme “diventeranno un punto di riferimento per l’intero mercato mondiale”, dato che il loro rispetto sarà un prerequisito indispensabile per l’accesso al mercato. Si cerca, in sostanza, di ribaltare gli equilibri mondiali soprattutto in chiave della sostenibilità: oggi i principali produttori di batterie sono la Cina, il Giappone e la Corea del Sud, seguiti dal Nord America e quindi dall’Europa.
Secondo il nuovo regolamento, tutte le batterie con capacità superiore a 2 kWh dovranno avere una “dichiarazione dell’impronta di carbonio” che certificherà la CO2 emessa nella produzione. Le batterie più piccole – come quelle degli smartphone – dovranno invece essere facili da rimuovere e da sostituire; ed entro il 2030 la Commissione valuterà se eliminare dal mercato tutti i dispositivi non ricaricabili. Per informare in maniera corretta i consumatori, le batterie dovranno contenere anche un codice QR che rimanda a indicazioni su caratteristiche come capacità, prestazioni, durata e composizione chimica.
Il regolamento fissa poi precisi obiettivi di raccolta delle batterie usate senza costi per i consumatori: 45 per cento al 2023, 63 per cento al 2027 e 73 per cento al 2030 per quelle portatili; e 51 per cento al 2028 e 61 per cento al 2031 per quelle dei veicoli elettrici. Sono anche previsti target minimi di recupero e riutilizzo delle materie prime: 16 per cento per il cobalto, 6 per cento per litio e nichel e 85 per cento per il piombo.
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