
Il 2 giugno si celebra la Giornata mondiale delle torbiere. Un’occasione per parlare di questi ecosistemi poco conosciuti e silenziosi, ma fondamentali per il clima, l’acqua, la biodiversità e la memoria del nostro Pianeta.
La Cina detiene il 70% dei diritti di estrazione nelle miniere della Repubblica Democratica del Congo. La popolazione lotta contro l’inquinamento.
Ogni giorno, a Basoko, sulle rive del fiume Aruwimi, nella Repubblica Democratica del Congo, le draghe della società cinese Xiang Jiang Mining cercano oro e diamanti, spazzando via le rive del corso d’acqua e con esse i pesci, principale fonte di sostentamento dei villaggi che si affacciano sulle acque dell’Aruwimi.
La società cinese ha ottenuto i permessi di ricerca nel 2019 ma all’inizio di quest’anno il ministro dell’ambiente della Repubblica Democratica del Congo, Ève Bazaiba, ha ordinato di fermare le attività. Il ministro era stato invitato dalla popolazione locale per esaminare gli effetti dell’inquinamento delle acque, della scomparsa dei pesci e della proliferazione dei banchi di sabbia lungo il fiume.
Eppure, nove mesi dopo l’intervento del ministero (e una multa di 90mila dollari), la Xiang Jiang Mining sta continuando a scavare, perseverando nell’inquinamento: durante le sue attività, infatti, la società continua a scaricare il mercurio – acquistato, peraltro, dallo stato stesso – nel fiume.
Secondo un’inchiesta di Mongabay, che ha intervistato alcuni abitanti del luogo, i soldati e la polizia pattugliano costantemente l’area di dragaggio. I militari, in particolare, scortano i macchinari, diventando complici della società cinese. Anche le autorità locali non stanno intervenendo, anche se quest’ultime, coinvolte dall’inchiesta, dicono che loro non hanno alcuna responsabilità né potere di intervento.
Le operazioni della Xiang Jiang Mining restituiscono uno sguardo sul mondo dell’estrazione mineraria cinese nella Repubblica Democratica del Congo. Quasi il 70 per cento del settore minerario del paese africano, infatti, è sotto il controllo della Cina.
Ciò è il risultato di un accordo siglato nel 2008 in cui la Cina ha offerto alla Rdc una linea di credito di 6 miliardi di dollari per progetti infrastrutturali, in cambio di 11 milioni di tonnellate di rame e 600mila tonnellate di cobalto, per un valore di circa 50 miliardi di dollari, da estrarre in 25 anni. Sulla scia di tale accordo, ne sono seguiti altri più piccoli.
L’Aruwimi è un affluente del fiume Congo, che scorre nella seconda foresta tropicale più grande del mondo. L’estrazione illegale di pietre e metalli preziosi è accompagnata anche dal problema della deforestazione: alle aziende cinesi sono stati concessi vasti appezzamenti di foresta da cui estrarre il legno. La Fodeco, una delle società cinesi più grandi, ha avuto una concessione di terreno grande tre volte la città di New York.
La popolazione locale è insorta contro le società cinesi, rifiutandosi di raccogliere i tronchi abbattuti che adesso giacciono nella foresta a marcire. L’anno scorso, i leader globali al vertice Cop26 sul clima hanno promesso 500 milioni di dollari per proteggere la foresta della Repubblica Democratica del Congo dalla deforestazione. L’Unione europea, insieme ad altri potenziali donatori, stanno tenendo d’occhio la Rdc e il ministro dell’ambiente Ève Bazaiba ha pubblicato un elenco con le società che si è impegnato a sospendere.
Il fiume Aruwimi, che scorre attraverso i territori di Basoko e Banalia, territori che ospitano quasi un milione di persone, è stato spezzettato e venduto in molteplici concessioni minerarie dai governi nazionale e provinciale. Inoltre, alcune organizzazioni della società civile congolese hanno chiesto misure urgenti per proteggere gli okapi che vivono in una riserva dell’Ituri. Gli animali, che appartengono alla famiglia dei giraffidi, sono minacciati dalle attività estrattive, anche in questo caso, in una miniera d’oro.
Uno studio del 2021 dei ricercatori congolesi Jean De Dieu Mangambu Mokoso, Asimbo Bondoo Norbert ed Ekele Mbenga Robert afferma che tali estrazioni stanno causando inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, deforestazione, erosione delle sponde del fiume, allagamenti e massicce emissioni di CO2 dalla distruzione delle torbiere.
Molti residenti di Basoko, con l’aiuto delle ong internazionali, hanno organizzato numerose proteste perché vogliono che il loro fiume torni a essere la principale fonte di sostentamento. Ma la loro voce rischia di essere ignorata, se la comunità internazionale non interverrà più severamente sulle importazioni di oro e legname.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Il 2 giugno si celebra la Giornata mondiale delle torbiere. Un’occasione per parlare di questi ecosistemi poco conosciuti e silenziosi, ma fondamentali per il clima, l’acqua, la biodiversità e la memoria del nostro Pianeta.
La stagione estiva è ancora lontana, ma dal Regno Unito alla Russia, dai Paesi Bassi alla Turchia, in buona parte d’Europa impera già la siccità.
In occasione della Giornata mondiale delle api il Wwf pubblica un rapporto che lancia l’allarme sulla situazione degli insetti impollinatori nel mondo.
Per la prima volta dall’inizio delle rilevazioni nel 2019, lo scorso anno la deforestazione è stata stabile o in calo in tutti e sei i biomi del Brasile.
Le distese di sargasso nelle acque dell’Atlantico hanno raggiunto livelli record. Ma c’è anche chi si rimbocca le maniche per cercare soluzioni.
È aumentato il numero di Comuni italiani sui cui territori sono presenti spiagge alle quali è stata riconosciuta la Bandiera blu.
Che fine fa il vetro, quando si rompe? Se lo trattiamo bene, è uno dei pochi materiali che non vedrà mai la discarica. Qui vi raccontiamo come e perché. Con l’aiuto di CoReVe.
Nasce il Parco nazionale del Matese, la 25esima area protetta italiana che ospita un’enorme biodiversità tra Campania e Molise.
Il 6 maggio l’Italia ha già consumato tutte le risorse naturali rinnovabili che le spettano per l’intero 2025: è l’Overshoot day del nostro paese.