![I cambiamenti climatici rendono più fragili le foreste: spetta a noi tutelarle](https://cdn.lifegate.it/Uo8O3bcCWmXU02BcE2tjGePvH2w=/470x315/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/foreste-fao.jpg, https://cdn.lifegate.it/qqdIw0SCwubwy7bixl7Zzz9dx0A=/940x630/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/foreste-fao.jpg 2x)
L’innovazione può dare un futuro sostenibile ai polmoni verdi del nostro pianeta: lo sottolinea l’edizione 2024 del report Fao sullo stato delle foreste.
La luce debole del crepuscolo, le candele accese, i tavolini vecchio stile sparsi in mezzo agli alberi e alle piante dell’orto botanico. Sembra di essere sul set di un film. E invece siamo all’apertura del festival “A seminar la buona pianta”, a Milano.
“Penso che l’ambiente sia il grande tema di questo momento, il tema centrale intorno al quale dovrebbero confrontarsi in maniera seria non soltanto tutti i paesi e tutti i governi del mondo, ma tutti i cittadini” esordisce l’attore Fabrizio Gifuni quando gli chiediamo perché ha deciso di partecipare al festival “A seminar la buona pianta“, che dal 29 settembre al primo ottobre ha animato la città di Milano con discussioni e iniziative sul tema del rapporto tra uomo e ambiente. Gifuni ha appena letto alle persone che si sono radunate nell’orto botanico di Brera alcuni brani dello scrittore Italo Calvino dedicati al mondo vegetale, tratti da “Palomar”, “Il barone rampante” e “Le città invisibili”.
Nel fiabesco sprazzo di verde in mezzo alla città che è l’orto botanico di Brera e che tanto ricorda Bryant Park, il pittoresco parco di New York che si fa spazio tra i grattacieli con un tocco retrò, Fabrizio Gifuni ci parla del suo lavoro alla luce soffusa delle candele. “Il mestiere che faccio è quello, soprattutto in teatro, di cercare le parole che mi stanno più a cuore e che penso siano più giuste per essere condivise in un determinato momento. E queste mi sembrano delle parole perfette”, dice l’attore in riferimento a quanto ha appena letto e agli altri eventi in programma durante il festival. È convinto che un’iniziativa come questa possa richiamare l’attenzione sul tema ambientale utilizzando strumenti diversi dal solito, come la letteratura e la musica.
Massimo Mercati è tra gli organizzatori di “A seminar la buona pianta” ed è il direttore generale di Aboca, azienda leader nella ricerca di soluzioni a base di erbe medicinali per la salute e il benessere. L’obiettivo è “dimostrare che dalla natura si possono ottenere prodotti per la salute più sicuri ed efficaci”, ha detto Mercati. L’azienda coltiva le piante in modo sostenibile, senza l’utilizzo di prodotti chimici. “Forse oggi il lavoro più importante è sul piano politico, per riuscire ad avere una normativa che a livello europeo mantenga degli standard e imponga delle regole di certificazione sempre più trasparenti”, sottolinea ancora Mercati.
Nella giornata di sabato l’attenzione si è spostata sull’economia, ma anche sulla proiezione del documentario “Punto di non ritorno – Before the flood”, nel quale l’attore premio Oscar Leonardo DiCaprio discute con alcune importanti personalità del mondo politico, economico, scientifico e religioso riguardo ai cambiamenti climatici. In serata lo scrittore indiano Amitav Ghosh ha presentato i temi contenuti nel suo libro “La grande cecità. Il cambiamento climatico e l’impensabile” che parla dell’incapacità della cultura contemporanea di raccontare il dramma del riscaldamento globale, mentre più tardi il meteorologo Luca Mercalli si è esibito con la Banda Osiris in uno spettacolo a metà tra la conferenza e il cabaret. Il festival si è chiuso domenica primo ottobre con la passeggiata botanica sul Naviglio Grande di Milano.
È dal 2012 che “A seminar la buona pianta” fa riflettere sul fatto che tra l’uomo e l’ambiente esista un legame ancestrale e imprescindibile: è una vera e propria relazione d’amore, nella quale entrambe le parti danno e ricevono qualcosa. Cerchiamo quindi di non chiedere solamente, ma anche di restituire qualcosa in cambio al nostro pianeta, prendendocene cura.
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