La quasi totalità delle acque della Bretagna è contaminata da pesticidi. A spiegarlo è un nutrito rapporto dell’Osservatorio per l’ambiente della regione nord-occidentale francese, giudicato allarmante. E strettamente legato allo sfruttamento agricolo del territorio.
I dati raccolti da 220 stazioni di controllo e da campioni prelevati
Le cifre contenute nel documento, in effetti, sono inquietanti. In più del 99 per cento dei bacini idrici analizzati sono presenti residui di pesticidi. Che si tratti di fiumi, torrenti, acque stagnanti o falde acquifere. Una sorta di onnipresenza riscontrata dalle 220 stazioni di rilevamento sparpagliate nella regione, così come nei campioni che sono stati prelevati per effettuare lo studio.
In quasi tutti i casi è stata riscontrata la presenza di almeno un erbicida o di un metabolita prodotto dalla degradazione dei pesticidi nella natura. “Abbiamo perfino casi di corsi d’acqua nei quali ne abbiamo trovati ben 83 diversi”, ha spiegato Aurélie Mestres, presidente dell’Osservatorio.
Il glifosato è il pesticida più presente nelle acque della Bretagna
Ma di quali pesticidi si tratta? La sostanza più diffusa tra quelle trovare da chi ha analizzato i campioni è il glifosato. Già al centro di numerose polemiche, processi e condanne on solo in Europa ma anche, ad esempio, negli Stati Uniti. E che da anni è al centro di un dibattito che coinvolge l’Unione europea: proprio la Francia di Emmanuel Macron – che aveva dapprima promesso, nel 2017, di smettere di utilizzare l’erbicida entro tre anni, per poi effettuare una clamorosa retromarcia rinunciando all’obiettivo – ha spinto affinché il glifosato ottenesse nuove autorizzazioni alla commercializzazione.
Ebbene, la sostanza è presente nel 35 per cento dei campioni analizzati, e il suo metabolita in quasi due terzi. Una situazione allarmante, se si tiene conto del fatto che alcuni metaboliti possono risultare più resistenti delle loro sostanze-madri.
“Per 40% della popolazione acqua potabile non conforme”. E le autorità alzano le soglie
Ma particolarmente diffusa è anche la presenza di nitrati nei corsi d’acqua della Bretagna. È infatti ad essi che è attribuito il fenomeno delle alghe verdi, che in alcuni casi sono talmente presenti sulle coste bretoni da rendere impossibile, oltreché pericoloso, l’utilizzo delle spiagge. Tali sostanze sono diminuite rispetto agli anni Novanta, ma rimangono ancora oggi “a livelli elevati, attorno a 32 milligrammi per litro in media”, precisa Mestres.
Un problema che si riverbera anche nell’acqua potabile che viene immessa nella rete ad uso domestico. “Il 40 per cento della popolazione della Bretagna – precisa l’Osservatorio – ha ricevuto un’acqua non conforme alle ‘soglie di qualità’ stabilite in materia di pesticidi”. Tali limiti, fissati per legge, sono diversi dalle “soglie sanitarie”, il cui superamento implica rischi concreti per la salute umana. Ma difficilmente ciò basterà a tranquillizzare la popolazione della regione, anche perché le soglie sono state alzate di recente, proprio allo scopo di rendere “formalmente” a norma l’acqua utilizzata dagli abitanti della Bretagna. Così, di colpo, la rete idrica di 630 comuni è stata “bonificata”.
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