La capacità rinnovabile globale crescerà di 2,7 volte entro il 2030, superando le ambizioni dei Paesi di quasi il 25%. Ma è ancora lontana dal triplicarsi.
La Germania vuole uscire dal carbone entro il 2038
La commissione tedesca per l’uscita dal carbone ha concordato la data di scadenza del combustibile fossile, al più tardi al 2038. La transizione energetica per la Germania si fa più vicina.
C’è di che esultare: la quarta economia mondiale ha messo a punto un piano dettagliato per uscire definitivamente dal carbone tra il 2035 e il 2038. A renderlo noto è la Commissione tedesca per la transizione energetica (Energiewende), che già nel pomeriggio di sabato 26 gennaio ha reso noto il documento ufficiale di circa 130 pagine, che contiene le varie misure per dismettere gradualmente il combustibile fossile tra i più inquinati al mondo. Ora il carbone, nel paese che ne consuma più di tutti in Europa, ha una data di scadenza. E vista la decisione, pare sia “auspicabile” anche la protezione della foresta di Hambach, divenuta il simbolo delle proteste anti-carbone nei mesi scorsi. Se adottata dal governo guidato da Angela Merkel, la proposta renderebbe la Germania la più grande economia del mondo con piani concreti per porre fine all’uso del carbone per produrre elettricità.
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Come la Germania uscirà dal carbone
La strategia tedesca prevede che entro il 2022 siano chiusi 12,5 GW di carbone – più o meno un terzo della produzione – compresi 3 GW di lignite, mentre altri 6 GW di lignite e 7 GW di carbon fossile saranno chiusi entro il 2030 (con 17 GW di carbone rimanente). La Germania dovrebbe così porre fine al carbone al più tardi nel 2038, anche se nel 2032 ci sarà un riesame per valutare la possibilità di anticiparla al 2035.
“L’implementazione dell’accordo porrà la Germania ancora una volta tra i sostenitori internazionali della protezione del clima”, ha dichiarato Ronald Pofalla, uno dei quattro leader della commissione ed ex capo della cancelleria di Angela Merkel. “La Germania può mostrare che può rimanere una nazione altamente industrializzata mentre protegge il clima”.
Il punto infatti è proprio questo: mostrare al resto del mondo che la decarbonizzazione dell’economia non è un miraggio, ma una strada percorribile. Certo servono gli investimenti e misure concrete per compensare gli operatori delle centrali a carbone, per supportare le regioni minerarie e misure per proteggere i consumatori dall’aumento dei prezzi dell’energia elettrica. Stima? 40 miliardi di euro in 20 anni. Sebbene la proposta della commissione non sia legalmente vincolante, la task force è sostenuta da un’ampia maggioranza in parlamento e ci si aspetta che il governo segua le sue raccomandazioni, dato che la commissione comprende i rappresentanti dell’industria, degli operatori di impianti, delle regioni minerarie interessate, dei lavoratori, degli scienziati e della società civile.
Secondo le Ong si tratta di politiche inadeguate
C’è comunque chi critica la tabella di marcia tedesca: “La decisione della commissione ad hoc in Germania di completare l’uscita dal carbone solo nel 2038 non soddisfa certamente chi conosce i pericoli climatici, sa che il combustibile fossile che maggiormente emette CO2 deve essere superato nel più breve tempo possibile e che l’Europa, e la sua maggiore economia, sono in grado di farlo ancor prima di altri” ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia Wwf Italia.
Anche Luca Bergamaschi, ricercatore associato dell’Istituto affari internazionali sottolinea l’inadeguatezza dell’accordo: “La decisione tedesca di chiudere l’ultima centrale a carbone al più tardi nel 2038 è un primo passo necessario ma non sufficiente. Per rispettare l’Accordo di Parigi l’Europa deve uscire dal carbone entro il 2030. Il risulta mostra comunque che la trasformazione energetica sta procedendo su una scala senza precedenti, con 40 miliardi destinati alla transizione sociale nei prossimi 20 anni. Anche se con ritardo la prima economia europea si unisce ora a quei paesi che hanno già annunciato l’uscita dal carbone”.
Dello stesso avviso Mauro Albrizio, direttore ufficio europeo di Legambiente: “Si tratta una risposta inadeguata all’emergenza climatica. La Germania, in coerenza con la soglia critica di 1,5°C, deve abbandonare il carbone entro il 2030 senza sostituirlo con il gas e accelerando su efficienza energetica e rinnovabili per raggiungere zero emissioni nette entro il 2040”. C’è chi invece vede il bicchiere mezzo pieno, come Johan Rockstrom direttore del Potsdam institute for Climate impact research: Director of the Potsdam Institute for Climate Impact Research. “Il mondo intero sta osservando come la Germania, una nazione basata sull’industria e l’ingegneria, la quarta economia del pianeta, stia prendendo la decisione storica di eliminare gradualmente il carbone. Questo potrebbe fa accelerare la transizione energetica in un modo mai visto prima”.
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