
Saudi Aramco, ExxonMobil, Shell, Eni: sono alcune delle “solite” responsabili delle emissioni di CO2 a livello globale.
Un rapporto del Cdp ha rilevato che negli ultimi 10 anni le più grandi imprese internazionali hanno chiesto maggiore trasparenza ai loro fornitori, con notevoli benefici ambientali ed economici.
Negli ultimi dieci anni alcune delle più grandi aziende del globo hanno intensificato gli sforzi per rendere più sostenibili le proprie catene di fornitura, chiedendo maggiore trasparenza ai loro fornitori. Questi sforzi hanno permesso di evitare l’emissione di 663 milioni di tonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera.
È quanto emerso dall’annuale rapporto della ong Cdp (ex Carbon disclosure project), che ha analizzato i dati comunicati da 5.562 fornitori. Tra gli acquirenti figurano veri colossi, come Bank of America, Dell, L’Oréal, Kellogg Company, Unilever e Walmart. Il rapporto, giunto alla decima edizione, è stato realizzato da Cdp in collaborazione con Carbon Trust, ong nata con l’obiettivo di accelerare la transizione verso un’economia sostenibile e a basse emissioni di carbonio.
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Dieci anni fa, hanno riportato gli autori del rapporto, le aziende che chiedevano ai propri fornitori di rivelare e agire per ridurre loro impatto ambientale, erano appena diciannove, ora sono diventate 115. Mentre i fornitori che hanno accolto queste richieste sono passati dai 634 del 2009 agli attuali 5.500, a testimonianza di una crescita esponenziale.
Supply chain emissions span the globe, & average 5.5X more than companies direct operations. We’ve mapped the supply chain emissions of major companies – tackling these emissions is key to building a low-carbon economy. https://t.co/m0sHEZu5Dy #CDPSupplyChain pic.twitter.com/eev0LEROrY
— CDP (@CDP) 8 febbraio 2019
Secondo Sonya Bhonsle, responsabile del programma Supply chain di Cdp, l’impegno delle grandi imprese ha innescato un effetto a cascata guidando un cambiamento che potrebbe ridurre sensibilmente le emissioni di CO2, migliorare la sicurezza delle falde acquifere e porre fine alla deforestazione.
Contrastare lo sfacelo ambientale e lo sperpero delle risorse naturali, oltre ad essere determinante per il futuro della nostra specie, ha anche innegabili vantaggi economici. Dal rapporto emerge infatti che le imprese che hanno reso più sostenibile la propria catena di fornitura hanno risparmiato oltre 19 miliardi di dollari.
La strada è tuttavia ancora lunga, solo il 57 per cento dei fornitori ha infatti ridotto il proprio impatto e appena il 35 per cento ha un obiettivo di riduzione delle emissioni. È ancora bassa anche la percentuale di fornitori che ha dichiarato di intraprendere una valutazione del rischio legata alle foreste, solo il 47 per cento, e ancora minore quella che ha fissato obiettivi per ridurre la deforestazione, pari al 17 per cento. Nonostante gli innegabili passi avanti, impensabili dieci anni fa, per ridurre ulteriormente le emissioni e mantenere l’aumento delle temperature globali al di sotto dei due gradi fissati dall’Accordo di Parigi, occorrono maggiori sforzi da parte degli acquirenti e dei loro fornitori. Un ruolo importante, infine, lo giocano i consumatori, il cui potere d’acquisto è in grado di influenzare le strategie delle imprese.
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