Stop ai finanziamenti a nuovi giacimenti di gas e petrolio. La scelta della banca inglese Hsbc

Dopo un lungo pressing da parte delle ong, il colosso bancario Hsbc ha annunciato di non voler più finanziare nuovi giacimenti di gas e petrolio.

  • La banca inglese Hsbc ha annunciato di non essere più disposta a finanziare nuovi giacimenti di gas e petrolio.
  • In passato era stata pesantemente contestata dagli attivisti per aver erogato a tali progetti 8 miliardi di euro nel solo 2021.
  • Le ong esprimono soddisfazione, invitando le altre grandi banche a fare lo stesso.

Per chi vuole aprire nuovi giacimenti di gas naturale e petrolio sarà sempre più difficile trovare finanziamenti. A prometterlo ora è anche la banca londinese Hsbc, una delle più grandi del mondo con 40 milioni di clienti in 63 paesi e un fatturato di 46,5 miliardi di euro.

Il legame tra Hsbc e i combustibili fossili

Se si continua a trivellare in mare e sulla terraferma per cercare ed estrarre gas naturale e petrolio, pur sapendo benissimo che sono i responsabili della crisi climatica in corso, è perché qualcuno foraggia le società che se ne occupano. Ormai le 25 maggiori banche europee si sono tutte impegnate per azzerare le proprie emissioni nette entro il 2050 (in gergo si parla di net zero). Tutte, seppure con qualche differenza l’una dall’altra, hanno messo a punto dei piani per svincolarsi progressivamente dalle fonti fossili. Non è raro però che le organizzazioni non governative scovino delle falle in questi loro piani di sostenibilità.

È successo anche a Hsbc. La banca inglese nel 2020 si è formalmente impegnata a raggiungere il net zero e investire più di 900 miliardi di euro nell’energia pulita. L’organizzazione no profit Shareaction, però, a febbraio 2022 ha pubblicato uno studio da cui emergeva una realtà ben poco coerente con queste ambizioni: Hsbc era la prima finanziatrice europea di nuovi giacimenti di gas e petrolio, per un totale di 55 miliardi di euro erogati dalla firma dell’Accordo di Parigi in poi, di cui 8 nel 2021. Da qui il lungo pressing degli azionisti critici, guidati dalla stessa Shareaction, che alla fine ha avuto esito positivo. Il 14 dicembre infatti l’istituto ha pubblicato un aggiornamento alla propria politica sull’energia in cui dichiara di non essere più disposta a fornire nuovi prestiti, né finanziamenti sul mercato dei capitali per i nuovi giacimenti e per le infrastrutture connesse.

City Londra
La City, il distretto finanziario londinese © Dan Kitwood/Getty Images

“Le altre grandi banche seguano questo esempio”

“L’annuncio di Hsbc invia un segnale forte ai giganti dei combustibili fossili e ai governi: l’interesse da parte delle banche per il finanziamento di nuovi giacimenti di petrolio e gas sta diminuendo”, commenta Jeanne Martin, a capo del programma sulle banche della ong Shareaction. Questa presa di posizione, continua, “stabilisce un nuovo livello minimo di ambizione per tutte le banche impegnate per lo zero netto”. È quindi l’ora che altri grandi istituti di credito “seguano quest’esempio”.

Nel report sui principali finanziatori dei nuovi giacimenti, infatti, Hsbc era in buona compagnia. Solo nel 2021 Barclays (anch’essa londinese) ha erogato 4,2 miliardi di euro e le tre francesi Bnp Paribas, Crédit Agricole e Société Générale rispettivamente 6,5, 4,3 e 4 miliardi. E questo non è certo l’unico modo in cui i maggiori colossi bancari continuano a contribuire alla crisi climatica. Il rapporto Banking on climate chaos stilato da sei ong allarga ulteriormente lo sguardo, perché conteggia il fondi erogati da 60 grandi banche internazionali (non più solo europee dunque) a tutti i combustibili fossili: nell’analisi dunque entrano anche le miniere e le centrali a carbone, le trivellazioni nell’Artico, le sabbie bituminose e non solo. Il totale è clamoroso: più di 4.300 miliardi di euro in sei anni.

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