L’impegno di Ichnusa per la Sardegna. Storia vincente di una buona pratica di valorizzazione del territorio

Ichnusa, birra orgogliosamente sarda, impegnata da tempo a promuovere e adottare pratiche sostenibili, racconta i risultati dell’iniziativa #ilnostroimpegno, promossa insieme a Legambiente Sardegna.

La prova del nove di un successo si ha quando gli altri iniziano a prenderti come esempio. È accaduto a Ichnusa, storica birra sarda, che lo scorso anno è scesa letteralmente in campo per la tutela del proprio territorio, dando il via all’iniziativa #ilnostroimpegno. Un percorso che ha portato in primis i dipendenti del birrificio di Assemini, e in seguito anche tanti comuni cittadini, a rimboccarsi le maniche per ripulire dai rifiuti diverse aree e spiagge dell’isola. Un gesto concreto e coerente con l’anima e con la storia di Ichnusa, che da anni porta avanti politiche orientate verso la sostenibilità ambientale e che affonda orgogliosamente le sue radici in terra sarda. Nata nel 1912 proprio nel birrificio di Assemini (il più antico della Sardegna), Ichnusa si definisce “birra di territorio, per scelta”. Una scelta che si traduce in tanti piccoli gesti di valorizzazione delle eccellenze di tutto il territorio.

Una curiosità che forse non tutti sanno, e che la dice lunga sul sentimento identitario di questo brand, è che Ichnusa è il nome storico della Sardegna e significa letteralmente “impronta”. Un riferimento mitologico alla leggenda, secondo cui la forma dell’isola corrisponderebbe a quella di un’impronta divina lasciata nel mare.

Ichnusa #ilnostroimpegno
L’iniziativa di tutela del territorio sardo #ilnostroimpegno ha coinvolto i dipendenti dello stabilimento di Assemini e tanti cittadini nella raccolta rifiuti sulle spiagge. Qui Katia Pantaleo (marketing manager Ichnusa) © Ichnusa

#ilnostroimpegno, una storia d’amore per la propria terra

Tutto inizia il 21 dicembre 2018, quando Ichnusa decide di chiudere il proprio stabilimento per un giorno intero per dedicarsi alla pulizia dello storico quartiere Sant’Elia a Cagliari. “Una decisione non banale, quella di fermare la produzione”, ci ha spiegato Katia Pantaleo, marketing manager di Ichnusa, in occasione di un incontro con la stampa a Milano. “L’iniziativa è nata in modo spontaneo e, dopo averla comunicata attraverso i nostri canali, abbiamo avuto tante richieste da parte della comunità sarda di poter partecipare. Da lì è partita l’idea, insieme a Legambiente Sardegna, di renderla un’attività importante. Così siamo andati in tutta la Sardegna, toccando varie tappe, con il progetto #ilnostroimpegno, per il quale abbiamo avuto il sostegno e la partnership di altre eccellenze della regione come il Cagliari Calcio e la Dinamo Sassari. Quello che mi piace raccontare di questa esperienza è il gioco di squadra che si è fatto e di come piccoli gesti, se condivisi, possano davvero generare un cambiamento”.

L’esperienza è stata poi raccontata in modo molto coinvolgente e originale da uno spot tv, che ha assunto il ruolo di una call to action universale a fare qualcosa per proteggere il luogo in cui si vive. E lo ha fatto in modo decisamente avvincente, come riconosciuto da Laura Brambilla di Legambiente onlus: “Questo spot ha cambiato lo sguardo delle persone e ha mostrato che pulire e raccogliere i rifiuti non è una cosa da sfigati. Siamo davvero entusiasti di questa attività portata avanti con Ichnusa, anche grazie alla collaborazione delle amministrazioni locali. Per noi le buone pratiche devono essere un esempio che tutti vogliono copiare”.

Ichnusa San Vero Milis pulizia spiagge
Durante la tappa a San Vero Milis, grazie all’iniziativa #ilnostroimpegno sono stati riempiti oltre 300 sacchi di plastica prelevata dal litorale © Ichnusa

Vuoto a buon rendere e altre buone pratiche

Un’altra iniziativa di Ichnusa che continua a riscuotere grande successo è Vuoto a buon rendere. “Una pratica virtuosa che era già nella tradizione locale della Sardegna e che abbiamo rilanciato”, ci spiega Katia Pantaleo, parlando del riuso delle bottiglie di birra, provenienti dal canale Ho.Re.Ca. (Hotellerie-Restaurant-Café). “Si tratta del formato più sostenibile dell’isola e per questo abbiamo voluto aggiungere il colore verde ai nostri classici colori bianco, rosso e nero. Sul tappo abbiamo anche aggiunto la nostra terra e sull’etichetta tre parole importanti: “impegno, riuso e rispetto”.

Ichnusa birra vuoto a buon rendere
Il formato del Vuoto a buon rendere di Ichnusa permette di prolungare la vita delle bottiglie di birra fino a 20 anni © Ichnusa

Grazie a questo sistema ogni singola bottiglia torna allo stabilimento dopo essere stata usata, per essere trattata e riutilizzata. La sua vita in questo modo può durare per ben vent’anni, per un totale di circa cento utilizzi. Una pratica a cui l’azienda ha dedicato un’intera linea di confezionamento e che ha permesso di ridurre sostanzialmente la quantità di vetro, diminuire di oltre un terzo le emissioni di gas serra e creare anche nuovi posti di lavoro.

Tutti risultati concreti, frutto dell’impegno di Ichnusa verso una produzione sostenibile. A ripercorrerne altri è stato Alfredo Pratolongo, direttore comunicazione e affari istituzionali Heineken Italia (gruppo di cui Ichnusa fa parte dal 1986): “Negli ultimi cinque anni (dal 2013 al 2018), il birrificio Ichnusa ha tagliato del 60 per cento le emissioni di CO2, del 36 per cento i consumi di energia termica e del 22 per cento quelli di energia elettrica”. Un risparmio che, per farsi un’idea, corrisponde al consumo annuo di un paese di medie dimensioni. Ma tra le priorità dell’azienda c’è anche l’attenzione alla sicurezza sul lavoro. “Abbiamo tagliato il traguardo di nove anni consecutivi senza infortuni”, commenta Pratolongo, “Un risultato che non arriva da solo, ma che è conseguenza dell’attenzione che mettiamo nella formazione delle maestranze. Parliamo di oltre 10 mila ore negli ultimi 10 anni”.

Doxa Ichnusa risultati
Secondo il 77 per cento degli italiani, intervistati da Doxa, per conto di Ichnusa, i piccoli gesti fanno la differenza per poter cambiare le cose © Alice Zampa

E nel resto d’Italia? Un’indagine Doxa fotografa il nostro impegno nel sociale

Sulla scia del proprio impegno, Ichnusa ha voluto commissionare a Doxa un’indagine, per capire in che modo gli italiani fanno qualcosa di concreto e disinteressato per il loro territorio. La ricerca ha preso così il nome di “Piccoli gesti che cambiano il mondo. Gli italiani e il loro impegno nel sociale” ed è stata realizzata su un campione rappresentativo delle venti regioni italiane. Gli esiti fotografano un Paese in cui la grande maggioranza dei cittadini riconosce l’importanza di rimboccarsi le maniche in prima persona per il bene comune, ma che attribuisce anche grande responsabilità sia alle istituzioni che alle imprese legate al territorio. Il 71 per cento degli italiani considera infatti molto positivo e importante l’impegno a fare qualcosa di concreto per il proprio territorio e il 67 per cento si impegna personalmente “molto o abbastanza” in questo senso. Posti di fronte all’obiezione dei soliti scettici che “è inutile impegnarsi, perché tanto non sono i piccoli gesti a fare la differenza” i nostri connazionali dissentono compatti (77 per cento).

Doxa Ichnusa risultati indagine
Gli attori che aiutano a innescare il cambiamento per gli italiani sono soprattutto il governo e le aziende legate al territorio © Alice Zampa

Per raggiungere quest’obiettivo e quindi migliorare la vita della propria comunità, la grande maggioranza degli italiani (73 per cento) è disposta e decisa a cambiare alcune delle proprie abitudini quotidiane. Al primo posto l’impegno verso una corretta gestione dei rifiuti (71 per cento), seguito dal risparmio dell’acqua (67 per cento), attenzione all’economia circolare e alla riduzione dei consumi domestici di elettricità (entrambe al 60 per cento). A seguire troviamo l’acquisto di cibo locale (53 per cento), la riduzione dell’utilizzo di mezzi inquinanti (51 per cento) e uno stile di vita sempre più plastic-free (45 per cento).

Affinché tutti questi sforzi possano essere davvero efficaci e innescare un reale cambiamento gli italiani non hanno dubbi: serve un lavoro di squadra. A partire da chi ci governa (secondo il 73 per cento degli intervistati), passando poi per le aziende sensibili al tema legate al territorio (56 per cento), fino ad arrivare alle associazioni di volontariato locale (48 per cento) e alle associazioni ambientaliste (45 per cento).

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