
Da secoli, il frutto dell’ume viene coltivato a Minabe e Tanabe in armonia con i boschi cedui e gli insetti impollinatori: un metodo riconosciuto dalla Fao.
In Italia ne esistono tre varietà: il Triticum monococcum, il farro piccolo, il Triticum dicoccum, il farro comune e il Triticum spelta, quello grande simile al frumento.
Soppiantato negli anni da cereali più redditizi, il farro è oggi rivalutato per le sue caratteristiche nutrizionali, la sua bontà, le sue virtù terapeutiche.
In Italia ne esistono tre varietà: il Triticum monococcum, il farro piccolo, il Triticum dicoccum, il farro comune e il Triticum spelta, quello grande e più simile al frumento. Si trova in commercio in chicchi decorticati (la forma più integrale che richiede ammollo), o perlati (più poveri di fibre, si cuociono più velocemente). La farina, dalla quale si ricavano pasta, biscotti, pane, fette biscottate, è molto scura perché conserva una gran quantità di fibre, poiché il seme, nella lavorazione, si separa con difficoltà dal suo rivestimento, che è molto aderente.
Pianta forte e rustica, il farro cresce soprattutto in Umbria e Toscana. Quello coltivato in Garfagnana ha ricevuto dall’Unione europea il marchio di qualità Igp. Il farro è adatto alla coltivazione biologica: cresce bene nei terreni poveri, resiste al freddo, alla scarsità d’acqua, alle erbe infestanti. Non ha bisogno del supporto di fertilizzanti e antiparassitari chimici, anzi, i terreni eccessivamente fertili lo spingono a crescere troppo in altezza, a discapito della qualità.
Il farro è ricco di proteine, sali minerali, vitamine A, B, C, E e fibre utili per l’intestino. Indicato per prevenire l’osteoporosi e le anemie, è recentemente stato rivalutato da alcuni medici naturopati per la sua capacità di proteggere e curare gli occhi dei diabetici.
Versatile in cucina, il farro è tradizionalmente usato per la preparazione di squisite zuppe con verdure e legumi, o di insalate estive. Con la sua farina (mista a quella di frumento) si ottiene un ottimo pane ricco di fibre, e dal sapore simile a quello del pane bianco, più di quanto non lo sia il pane di solo frumento integrale. Il farro da preferire in cucina è quello decorticato: cuoce in 50 minuti (più velocemente dell’avena, del kamut o della segale). Il farro è molto poco calorico e in abbinamento ai legumi e alle verdure è un perfetto piatto unico.
Un modo semplice e veloce per preparare, nei mesi invernali, un’insalata di farro con cavolo nero e renderla sfiziosa con il formaggio di capra e le noci
Ispirata alla ricetta tradizionale dell’erbazzone reggiano, una torta salata con farina di farro ripiena di bietole.
Insalata di farro è un piatto primaverile molto semplice da preparare. Fave, piselli e cipollotto conferiscono a questa insalata una particolare leggerezza.
Insalata di farro e ciliegie: una ricetta vegetariana molto particolare. Le ciliegie possono essere sostituite da altra frutta di stagione.
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Secondo uno studio statunitense, il consumo di alcuni cibi specifici ridurrebbe il rischio di mortalità, grazie al contenuto di flavonoidi.
Forniscono energia di media o lunga durata, sono presenti in tavola almeno una volta al giorno. I cereali possono essere consumati sotto forma di chicchi o di farine.
L’undicesima edizione di Slow Fish si terrà a Genova dall’1 al 4 giugno e avrà come tema il “coast to coast”, inteso come interconnessione tra mari e vita terrestre.
La Fao ha pubblicato un rapporto sul contributo nutrizionale di carne, uova e latte, concludendo che si tratta di alimenti che partecipano a una dieta sana ed equilibrata.
Simile allo zucchero in aspetto e gusto, l’eritritolo è un dolcificante a quasi zero calorie, ma secondo uno studio è associato al rischio di eventi cardiovascolari.
Sale al 2,1 per cento il tasso complessivo di sforamento dei limiti dei residui di pesticidi negli alimenti. Il rapporto dell’Efsa.
Insegnante e produttore di olio siciliano, Nicola Clemenza da anni porta avanti una battaglia per la legalità dopo l’attentato mafioso che lo ha colpito.
A dirlo è uno studio cinese secondo cui il consumo frequente di cibi fritti aumenterebbe del 12 per cento il rischio di ansia e del 7 per cento il rischio di depressione.