Un’analisi allarmante del Pesticide action network Europe ha rivelato la presenza di Tfa, derivato dei Pfas, in moltissimi alimenti.
La prima indagine sugli allevamenti ittici intensivi in Europa mostra le sofferenze e i maltrattamenti dei pesci destinati alla grande distribuzione. L’editoriale di Essere Animali.
Quando un pesce è fuori dall’acqua non emette grida, non emette lamenti, ma soffre e può impiegare alcune ore prima di morire per asfissia. Se i pesci gridassero, probabilmente sentiremo le urla di milioni di animali provenire dagli allevamenti ittici intensivi. Gabbie situate sulle coste marine o sulla terraferma dove i pesci vengono fatti riprodurre e ingrassare prima di essere venduti alla grande distribuzione organizzata (gdo).
Il team investigativo di Essere Animali si è infiltrato in diverse aziende del nord e centro Italia che allevano trote, branzini e orate, scoprendo gabbie con all’interno anche 300mila pesci e trattamenti causa di gravi sofferenze, confermate da un team di scienziati che abbiamo contattato.
Il video, diffuso in esclusiva dal quotidiano inglese Guardian, mostra i momenti in cui i pesci vengono pescati dalle gabbie per essere inviati ai centri di lavorazione e qui lasciati agonizzare fuori dall’acqua o sul ghiaccio. Alcuni sono ancora vivi dopo un’ora dalla cattura, etichettati con pinzatrici e legati attraverso le branchie, una pratica richiesta da alcuni commercianti come garanzia di freschezza del pesce. Se per gli animali allevati per la carne vi sono perlomeno minime leggi di protezione, spesso comunque carenti, quando si parla di pesci ciò non vale.
Dopo l’indagine, la prima in Europa sull’argomento, Essere Animali ha lanciato la campagna Anche i pesci con un duplice obiettivo. Da una parte la sensibilizzazione alle persone, con cui invitiamo i consumatori a scegliere un’alimentazione a base vegetale. Il calo del consumo di carne degli italiani, soprattutto dopo gli allarmi dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sulle carni rosse, ha portato infatti ad un aumento del consumo di pesce, passato dai 9,9 chili del 1960 ai 28 chili attuali, con gli allevamenti intensivi che hanno superato in produzione il pescato.
La campagna, dall’altro lato, si rivolge anche alla grande distribuzione organizzata per chiedere politiche che vincolino gli allevamenti fornitori a superare le principali criticità documentate nell’indagine. Da un recente sondaggio svolto da Eurogroup for animals e Compassion in world farming è emerso che il 77 per cento degli italiani è consapevole che i pesci provino dolore. Un dato in contrasto con il trattamento che invece ricevono questi animali negli allevamenti intensivi. È necessario un cambiamento per fermare da subito questi maltrattamenti silenziosi.
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