Editoriale

Lupi e cani, un legame che vuole rispetto

Fra i lupi e i cani il legame è stretto ed evidente, ma l’intervento dell’uomo ne ha spesso spezzato e modificato le intime leggi che ne siglano il rapporto.

Il fatto risale a circa un mese fa. Un cacciatore stava addestrando due dei suoi segugi in una zona collinare del Trentino. Il più giovane, improvvisamente allontanatosi, rimase vittima di un attacco da parte di alcuni animali selvatici evidentemente frequentatori di quella parte del territorio. Il cane agonizzante venne ritrovato dall’uomo con intorno sei o sette esemplari di lupi, apparentemente disturbati durante la lotta. Telefonate, soccorritori, guardie forestali e tanti giornalisti allarmati dall’evento. “I lupi sono feroci, ammazzano i cani e, se non fermati, possono addirittura attaccare l’uomo”. O, almeno, così si dice.

Chi scrive vive da vent’anni con cani lupi cecoslovacchi, la razza creata dall’uomo più vicina al lupo. Proprio per questa frequentazione ho imparato a conoscere un po’ meglio – forse, perché in natura il dubbio è un obbligo – il lupo e i suoi comportamenti. Che sono sempre e comunque improntati alla fuga, alla circospezione, alla diffidenza. Altrimenti come potrebbe questo animale sopravvivere all’invasione umana ormai da secoli e secoli, rimanendo il padrone indiscusso dell’habitat naturale in cui vive e prospera? Ma qual è il suo rapporto con il diretto discendente, il cane, che tanto gli somiglia e lo imita in atteggiamenti, modalità, espressioni, malgrado sia sottoposto negli anni alle influenze volute dagli uomini? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sull’argomento.

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Il lupo è il progenitore riconosciuto del cane e delle razze create dall’uomo © Pixabay

Lupi e cani, un legame indissolubile

Mentre scrivo leggo che un branco di lupi è stato avvistato alle porte di Torino. Paura? Panico? Che succederà se il Grande Predatore scenderà in ambito metropolitano e si troverà davanti cani e uomini? In realtà il ruolo dei lupi, in natura, è imprescindibile. “Il lupo è al vertice della catena alimentare in quanto super-predatore. In questo ruolo questi animali tengono sotto controllo le popolazioni delle prede da un punto di vista numerico, ma soprattutto della qualità, predando prevalentemente gli individui giovani, malati o feriti. Gli esemplari della specie, insieme ad altri mammiferi e uccelli, svolgono anche un importante ruolo di necrofagi, cibandosi di carcasse e limitando la diffusione di malattie”, spiega Mauro Belardi, biologo e presidente della cooperativa Eliante. Questo in natura. E in quell’ambito il lupo andrebbe lasciato, cosa ormai molto difficile vista la continua espansione e ingerenza umana nei territori a lui destinati nei secoli. E i cani, allora?

“Quando si parla di lupi e della convivenza con l’uomo e gli animali domestici ci si imbatte spesso in notizie amplificate e distorte dai mezzi di informazione e dai social. Leggiamo spesso di questi animali reintrodotti e di continui attacchi verso l’uomo, i cani e gli altri animali domestici che si rivelano la maggior parte delle volte vere e proprie fake news. Intorno al lupo e al suo mondo esiste un’aurea di leggende e disinformazione molto ampia, che porta le persone a creare un immaginario rispetto a questo animale distorto dalla realtà”, spiega Margherita Carretti, etologa e naturalista di Selvatiche Armonie.

In effetti, anche nella storia narrata all’inizio di questo articolo, non c’è molto da allarmarsi. Un cane, sfuggito al suo umano, si trova in un territorio non suo. È giovane, inesperto, e non sa reagire all’attacco di un branco occupato a difendere il proprio ambito territoriale. Che poi questo branco sia stato composto da lupi, da cani rinselvatichiti, o da altri animali del luogo, diventa irrilevante. I lupi e i cani si comportano tutti nello stesso modo in caso di invasione del luogo in cui abitano. Non potrebbero fare altrimenti, perché l’invasione dell’habitat da parte di soggetti estranei è decisamente pericolosa. Senza contare che i lupi e i cani sono specie direttamente connesse e interdipendenti e non è raro osservare fra loro legami di convivenza e affetto.

Barry Lopez narra nel suo splendido libro Lupi – dalla parte del miglior nemico dell’uomo (il volume lo consiglio vivamente a tutti coloro che vogliono saperne di più sul Grande Predatore e sulla natura che lo circonda) di un grande lupo grigio – il cosiddetto grey wolf americano – che assumeva un atteggiamento remissivo e sottomesso in presenza del suo amico cane, un cairn terrier di soli tre chili e mezzo. E quante volte, ricorda Lopez, ci si è scagliati contro i lupi per attacchi ad allevamenti e pollai, quando i veri responsabili erano cani rinselvatichiti o addirittura domestici sfuggiti alla sorveglianza. Potenza di un legame atavico che unisce lupi a cani in un continuo che dura nei secoli.

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I cani possono causare problemi se introdotti senza discernimento nell’habitat naturale © Pixabay

Il lupo e la sua ricomparsa

La progressiva invasione dell’uomo nei territori peculiari dei lupi procede inarrestabile. “Il ritorno del lupo, in gran parte del territorio italiano, è iniziato naturalmente agli inizi degli anni Settanta, grazie a leggi di conservazione che ne vietarono la caccia, all’istituzione di nuove aree protette e a cambiamenti socioeconomici che hanno portato a un graduale abbandono delle zone montane, da parte dell’uomo, a favore di un ripopolamento degli animali selvatici”, nota Margherita Carretti. “A oggi si sta facendo un grande sforzo congiunto tra il ministero della Transizione ecologica, l’Ispra, le associazioni di volontariato e i professionisti del settore, per monitorare e censire la popolazione di lupi presente sul nostro territorio. Un altro obiettivo è quello di divulgare ed educare le persone che vivono in zone dove il lupo è presente, o che fanno escursioni in questi territori, su strategie e comportamenti compatibili con la sua convivenza”.

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Un lupo in natura © Wolf Apennine Center

La mancanza di questo grande carnivoro nei nostri boschi, da qualche generazione, ha portato l’uomo a perdere la naturale attenzione e cautela necessaria a una coesistenza sicura con un predatore all’apice della catena alimentare. Per questo motivo, i reali attacchi documentati su uomo o animali domestici originano spesso da uno scorretto comportamento, o una disattenzione, da parte delle persone. Alla base di tutto c’è sempre questo: un atteggiamento sbagliato – magari inconsapevole – da parte degli uomini e, ovviamente, dei cani che li accompagnano.

La balda signora che si reputa animalista e gira per i sentieri collinari con due cani al fianco non si rende conto di stare invadendo un territorio estraneo i cui guardiani e signori potrebbero far pagare a caro prezzo l’intrusione. Un cane, all’occhio di un lupo e del suo branco, è solo un invasore, un elemento alieno da sottomettere ed eliminare. Ma, quando scatta l’aggressione, la colpa non è mai di chi invade ma dell’invaso, che viene demonizzato e vilipeso, cacciato e sterminato.

Il lupo è un animale opportunista e molto intelligente: quando vede una possibilità di nutrimento facile e a disposizione ne approfitta, si adatta alle condizioni ambientali che trova e si ciba delle specie più abbondanti scegliendo i soggetti più vulnerabili. I predatori nei sistemi naturali hanno l’importante ruolo di regolatori, portando equilibrio nell’ecosistema e adeguando il numero di prede presenti alle risorse di quel territorio.

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I lupi sono sparsi su tutto il territorio terrestre © Pixabay

“Gli attacchi ad animali domestici come cani in generale non sono frequenti, ma sono documentati sia in Italia che in tutte le altre aree dove questo predatore è presente. Le casistiche in cui avvengono predazioni verso cani sono essenzialmente tre: quando i cani vengono lasciati liberi di allontanarsi dal padrone in territori dove il lupo è presente; quando sono tenuti alla catena o incustoditi fuori dalle abitazioni, soprattutto di notte, in spazi accessibili al lupo; quando soggetti da guardiania, a protezione del bestiame, svolgono il loro lavoro. Sappiamo però che la dieta del Grande Predatore in Italia è principalmente costituita da animali selvatici, per cui le predazioni su domestici sono poco frequenti.

Il lupo naturalmente evita l’uomo e i luoghi in cui vive, ma all’occorrenza se trova risorse disponibili, come animali domestici incustoditi o cibo e mangimi lasciati all’aperto, potrebbe esserne attirato e avvicinarsi. Può succedere che i soggetti in dispersione, lupi giovani che hanno lasciato la loro famiglia d’origine, si approccino più facilmente agli animali domestici rispetto ai soggetti adulti dei branchi stabili, anche in questi casi ciò che fa la differenza è il comportamento dell’uomo e le strategie messe in atto di prevenzione”, aggiunge la dottoressa Carretti.

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I cani lupi cecoslovacchi sono la razza più vicina al lupo selezionata © Allevamento Salto del Lupo

Attenti al cane!

Proprio mentre scrivevo questo editoriale, su Facebook è apparso un post del Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise in cui si avvertiva che alcuni sentieri sono vietati ai cani. Dei 153 percorsi ufficiali del parco, sono 88 gli itinerari che possono essere seguiti con cane al seguito, tenuto però rigorosamente al guinzaglio.  Il 13 agosto 2020 è stato, infatti, adottato un disciplinare per la fruizione turistica che, di fatto, ha razionalizzato, organizzato e aggiornato tutte le norme del parco che riguardavano le attività sportive e turistiche all’interno dell’area protetta. Ne riporto per sommi capi i paragrafi più importanti.

Il cane, come una mucca, un gatto o una pecora è un animale domestico. Quando si transita in un ambiente naturale, lontano dalle città, si entra in un contesto che è casa degli animali selvatici, per natura elusivi e schivi nei confronti dell’essere umano, alcuni in via di estinzione. Per quanto questo sia difficile da accettare per molte persone, il cane non fa più parte della natura, degli ecosistemi e dell’equilibrio che li regola. La sua presenza in aree di elevata naturalità è da considerarsi estranea, “potenzialmente dannosa” e quindi da gestire e regolamentare al pari di quella degli esseri umani con i quali vive ormai da tempo avendo abbandonato la vita selvaggia. Un’area naturale prevalentemente “selvatica”, se abitata da specie che nutrono nei confronti del cane un terrore atavico, è incompatibile con la loro presenza. I motivi per cui su 65 sentieri non è possibile andare con il cane sono i seguenti:

  • I cani possono sfuggire al controllo del padrone inseguire e predare fauna selvatica, arrivando anche all’uccisione della stessa quando si tratta di individui di piccola e media taglia. Per questo, laddove la presenza dei cani è consentita vanno sempre tenuti al guinzaglio, come ribadisce la legge.
  • Il cane, anche se controllato dal padrone, lascia sempre tracce del proprio passaggio: peli, escrementi, odori e marcature territoriali possono condizionare il comportamento di altri animali selvatici causando di conseguenza un danno a livello fisiologico e biologico.
  • In caso di un incontro diretto con un animale selvatico, la sola vista del cane (riconosciuto da loro come un antagonista o un predatore) può causare stress o reazioni impreviste da parte degli animali selvatici.
  • Gli animali selvatici disturbati, (soprattutto camosci – cervi – caprioli o più banalmente i piccoli mammiferi e gli uccelli di cui non sempre avvertiamo la presenza) potrebbero abbandonare i propri piccoli, disperdersi dal branco e abbandonare le aree di riposo o alimentazione, vedendo alterato il loro ciclo biologico.
  • Gli escrementi solidi e liquidi lasciati dal cane, oltre a rappresentare un veicolo di trasmissione di malattie, indicano a molte specie selvatiche la presenza di pericoli, perché riconoscono tali tracce come quelle di un predatore (nel caso delle prede) o di un intruso (nel caso del lupo). Ciò crea stress e disturbo nelle popolazioni presenti.
  • I nostri cani possono essere vettori di molte patologie parassitarie e infettive, pericolose per la fauna selvatica e possono introdurre o recepire dall’ambiente silvestre degli agenti di malattia nuovi, per i quali i sistemi immunitari dei selvatici non hanno capacità di reazione efficace. A differenza di quelli domestici, gli animali selvatici non possono ricevere le necessarie cure né la prevenzione per tutte le patologie che li colpiscono. I cani possono trasmettere malattie molto contagiose: il cimurro, la leptospirosi, la rogna, le parassitosi intestinali, l’echinococcosi.

Non esistono, quindi, ricette universali per favorire una pacifica convivenza fra i cani, i lupi, gli animali selvatici e l’habitat naturale. Ma le soluzioni adeguate di protezione vanno studiate e pianificate in rapporto al contesto ambientale. E, in ultima analisi, solo una più intima conoscenza della natura che ci circonda e delle sue leggi possono aiutare a stabilire una pacifica convivenza fra specie diverse. E, forse, a far vivere in armonia l’uomo e ciò che lo circonda.

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