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Migliaia di microfibre di jeans vengono rilasciate ad ogni lavaggio, molte delle quali finiscono nei mari di tutto il mondo, anche i più remoti.
In una remota zona del mar Glaciale Artico sono state trovate delle minuscole fibre provenienti dal tessuto denim utilizzato per produrre i popolarissimi blue jeans. A rivelarlo è uno studio pubblicato dall’American chemical society, società statunitense attiva nel settore della ricerca in ambito chimico.
Gli esperti hanno scoperto che circa 50mila fibre microscopiche – le cosiddette microfibre – vengono rilasciate ogni volta che un singolo paio di jeans viene lavato. Nonostante la maggior parte di esse venga intercettata dagli impianti di trattamento delle acque reflue, alcune vi sfuggono finendo nei fiumi, nei laghi e negli oceani tramite i cosiddetti effluenti, contaminati da sostanze inquinanti.
Basandosi sulle tracce rilevate negli effluenti, il team di ricerca ha stimato che gli impianti di trattamento delle acque presi in esame disperdano nell’ambiente circa un miliardo di microfibre di denim ogni giorno. Tessuto che è responsabile del 20 per cento di tutte le microfibre rinvenute nei sedimenti dell’arcipelago artico canadese, una regione a sud della Groenlandia; del 23 per cento di quelle presenti nei grandi laghi americani e del 12 per cento di quelle riscontrate nei laghi poco profondi vicino a Toronto, in Canada.
In ogni momento la metà della popolazione globale indossa un paio di jeans o altri capi in denim e, nonostante i brand raccomandino di lavarli non più di una volta al mese, lo studio rivela che la maggior parte dei canadesi li getta in lavatrice dopo averli indossati appena due volte. Anche se il denim in origine è costituito da fibre di cellulosa di cotone naturale, comporta dei rischi per la vita animale e vegetale dal momento in cui viene trattato con coloranti sintetici e altri additivi chimici che ne migliorano prestazioni e durata nel tempo.
Nel complesso, le microfibre rilevate rappresentavano l’87-90 per cento delle particelle artificiali trovate nei territori analizzati. Il denim è stata rinvenuto nell’apparato digerente di un osmero americano, un tipo di pesce popolare sia per la pesca commerciale che per la pesca sportiva.
Naturalmente questo non è l’unico materiale ad avere un elevato impatto sull’ambiente: uno studio del mese scorso, pubblicato su Nature communications, ha messo in luce come sia stata scaricata nell’oceano Atlantico una quantità di plastica dieci volte superiore a quanto si credesse.
“Concludiamo che i blue jeans – spiegano i ricercatori –, il capo di abbigliamento più popolare al mondo, sono un indicatore del carico diffuso dell’inquinamento antropogenico (cioè causato dall’intervento umano, ndr), aggiungendosi in modo significativo all’accumulo di microfibre nell’ambiente dalle regioni temperate a quelle artiche”. Meglio, quindi, ridurre il numero di lavaggi e prediligere, se possibile, tessuti non trattati.
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