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Ad un anno dall’apertura del primo centro di stoccaggio e redistribuzione delle eccedenze alimentari, che recupera il cibo di mense e supermercati e lo dona ai più bisognosi, la vicesindaca di Milano annuncia l’apertura di un secondo hub antispreco.
Il primo hub di quartiere contro lo spreco alimentare di via Borsieri a Milano festeggia un anno di età con due belle notizie. La prima è rappresentata dai numeri, che da soli raccontano la buona riuscita del progetto; la seconda è l’annuncio dell’apertura di un nuovo centro di stoccaggio e redistribuzione delle eccedenze alimentari nel municipio 3 di Milano, in via Bassini 26. E non è tutto: “L’ambizione che avevamo inizialmente prende corpo – spiega la vicesindaca della città con delega alla Food policy, Anna Scavuzzo –. Abbiamo dato il via al secondo hub, ne stiamo consolidando altri due e contiamo, entro fine mandato, di onorare l’impegno in tutti i nove municipi”. Oltre al Comune di Milano, all’iniziativa collaborano Assolombarda, Banco alimentare della Lombardia, programma Qubì di Fondazione Cariplo e Politecnico di Milano.
A parlare, appunto, sono i numeri: a dodici mesi dall’apertura del primo hub antispreco sono state salvate 77 tonnellate di cibo per un valore di 308mila euro. Ma che fine fanno le eccedenze? L’equivalente di 154mila pasti è stato redistribuito, attraverso reti locali di quartiere, a chi ne ha più bisogno: il totale è di 1.300 nuclei familiari, cioè circa 3.950 persone.
“Un bell’esempio di collaborazione e sinergia tra pubblico e privato”, prosegue Anna Scavuzzo. Dopo un percorso di sensibilizzazione, infatti, Assolombarda ha individuato e coinvolto alcune aziende: le prime realtà ad aderirvi sono state Siemens, Maire Tecnimont, Pirelli, Number1, Pellegrini, Samsung e Armando Testa – quelle del quartiere Isola – che donano il 75 per cento dell’eccedenza alimentare prodotta a beneficio di ventuno onlus del territorio. “Stiamo cercando di allargare il bacino – spiega il direttore generale di Assolombarda, Alessandro Scarabelli – e nel secondo hub ci saranno altre imprese a noi associate, già pronte a sostenere l’iniziativa”.
Il piano, oltre ad avere un forte impatto etico e sociale, ne ha certamente anche uno ambientale: in un anno di attività dell’hub sono stati risparmiati 77mila metri cubi di acqua e 240 tonnellate di emissioni di anidride carbonica. Cifre che fanno ben sperare, considerando che “siamo riusciti a costruire un modello replicabile in altre realtà di Milano – spiega Marco Melacini, professore di Logistica e responsabile scientifico dell’Osservatorio food sustainability del Politecnico di Milano –; un modello che mette insieme le eccellenze già presenti sul territorio e non solo raccoglie e distribuisce le eccedenze, ma introduce anche un sistema di misura dello spreco, che permette alle realtà coinvolte di migliorare progressivamente il processo”.
L’effetto per le aziende donatrici si concretizza nella riduzione di Tari (del 20 per cento) e iva. Naturalmente anche la componente economica non è affatto trascurabile: “Basti pensare che lo spreco di cibo vale l’1 per cento del pil italiano, cioè 15 miliardi di euro”, spiega il direttore generale di Assolombarda, Scarabelli.
La strada è in salita, ma sembra essere quella giusta. Specialmente a livello individuale, perché nel nostro piccolo tutti possiamo – anzi, dobbiamo! – dare il nostro contributo. I lombardi sembrano essere a buon punto nella strada verso la redenzione, considerando il primo monitoraggio 2020 dell’Osservatorio nazionale waste watcher di Last minute market con Swg, promosso da Whirlpool e dedicato alla Lombardia, dove la sensibilizzazione sembra essere più radicata che altrove in Italia. Qui un cittadino su due getta il cibo meno di una volta al mese e solo il 4 per cento dichiara di buttare alimenti più volte alla settimana, contro il 7 per cento degli italiani. La soluzione è una spesa oculata per il 69 per cento dei lombardi, il congelamento degli avanzi per il 62 per cento.
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