Con un grande progetto di ripristino, Baltimora vuole riportare in salute oltre 200mila metri quadrati di zone umide lungo 18 km di costa.
La montagna sacra degli atei, dei religiosi e degli sportivi
Un comitato di amanti della montagna ha proposto che il Monveso di Forzo diventi la montagna sacra d’Italia: una vetta accettata e riconosciuta come inaccessibile, consacrata alla natura, e da cui escludere ogni presenza umana.
Nel 2022 il Parco nazionale del Gran Paradiso ha compiuto 100 anni, e il monte scelto per diventare la montagna sacra d’Italia, proposto da un comitato di amanti della montagna, si trova proprio nel suo cuore, sul confine tra i versanti piemontese e valdostano del Parco. Il Monveso di Forzo (3.322 metri) è una montagna fatta esattamente come la disegnavamo da bambini, dritta e a punta, e, di per sé, non ampiamente frequentata. Il progetto privo di costi, non invita al divieto, bensì ad un intento comune, un tacito accordo tra essere umano e natura, dove, per una volta, l’uomo china il capo, e si ferma davanti alla magnificenza di una montagna, non tenta di conquistarla, né di utilizzarla a suo piacimento.
Il motivo? Si vuole mandare un messaggio di responsabilità, nuovo e dirompente, per la tutela della natura: riconoscere la sacralità di un luogo, non da intendersi come concetto necessariamente religioso, ma che porterebbe nel cuore di ognuno di noi un sentimento che con i secoli è stato perso, un sentimento di rispetto e reverenza verso la natura. O il “creato” per usare un’espressione dalla matrice cattolica. Non a caso, secondo le antiche religioni, erano proprio gli elementi naturali ad essere divini: Elios, il dio sole, Eolo, il dio del vento, Poseidone, il dio dei mari, Demetra la dea della natura e dei raccolti. È interessante come finché questi dei erano venerati, lo erano anche gli elementi naturali corrispettivi, e di conseguenza, tutelati.
Visualizza questo post su Instagram
Oggi siamo ben lontani dal venerare gli elementi naturali della Terra: da che ci sentivamo inferiori e alla loro mercè, oggi li sfruttiamo come se fossero di nostra proprietà. L’empirismo dilagante del ventunesimo secolo non lascia troppo spazio ad elementi naturali divinizzati, a dei e dee, però sicuramente possiamo parlare di coscienza, e di responsabilità verso ciò che rende la nostra vita possibile.
Rendere inaccessibile una vetta come il Monveso di Forzo, dunque, comunicherebbe due concetti importanti. Il primo è quello dell’invasività umana che si espande in ogni angolo del Pianeta e della necessità di ritirarsi per lasciare spazio agli altri esseri viventi. Il secondo è quello di “limite di conquista”, in una società segnata da velocità, competizione e crescita indiscriminata del consumo di risorse naturali, con conseguente accumulo di rifiuti e degrado degli ecosistemi.
Oggi il limite è qualcosa da conquistare, da superare. il concetto che c’è dietro all’espressione no limits ha permeato la nostra società. Sembra che il coraggio si misuri col superamento dei limiti e la potenza si riconosca quando manca. Tutto questo è palese negli sport, in cui si è disposti a tutto, pur di fare un qualche record.
Quello che invece gli ormai 1.223 sottoscrittori dell’istituzione della Montagna Sacra vogliono ricordare è che il limite dev’essere coccolato, amato, il limite è umiltà e grazie ad essa l’essere umano diventa ricettivo, aperto ai consigli altrui, all’esempio, alla cultura, alla diversità degli altri, il limite si trasforma in cura e amore. Anche per la montagna, che può e deve essere superiore agli interessi umani ricordandoci che non possiamo tutto.
Se un giorno si dovesse vietare la scalata del Monveso di Forzo, l’idea perderebbe qualunque valore e interesse, perché lo scopo è puramente un risveglio delle coscienze. Infatti, la “montagna sacra” non è pensata come luogo di divieti, perché un progetto culturale non può basarsi sull’imposizione. Il progetto non prevede alcuna sanzione o punizione per chi non vorrà “astenersi”. Molto più semplicemente, l’impegno a non accedervi è il solo scopo del progetto e dev’essere abbracciato volontariamente, proprio per compiere un sincero passo indietro dalla perpetua ricerca di sottomissione delle risorse naturali gentilmente fornite dal pianeta che abitiamo.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Il riscaldamento globale ha spinto la Federazione internazionale dello sci e l’Organizzazione meteorologica mondiale a firmare un protocollo d’intesa.
Con Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, abbiamo esplorato i temi chiave degli Stati generali della green economy 2024 il 5 e 6 novembre.
Entro il 2025, 40 porti italiani saranno dotati di spugne per assorbire gli oli. Si inizia da cinque tappe simboliche: Napoli, Messina, Brindisi, Ravenna e Trieste.
Una stretta opera di sorveglianza anti-bracconaggio ha dato i suoi frutti: il parco nazionale di Kaziranga ha quasi azzerato le uccisioni di rinoceronti.
A Palazzo Bovara apre al pubblico una tre giorni di confronto e conoscenza della moda sostenibile dal titolo Smart Closet.
Un aumento del 30% rispetto all’anno precedente, che risente anche delle conseguenze dei cambiamenti climatici.
Dall’11 al 13 ottobre a Parma c’è Fragile: il festival per trovare soluzioni e strategie per ridurre il nostro impatto sul pianeta.
Approvato quasi due anni fa, il regolamento sulla forestazione importata dovrebbe entrare in vigore il 31 dicembre. Ma in tanti chiedono una revisione.