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Carbios ha annunciato lo sviluppo di un enzima batterico che contribuirà a ridurre l’inquinamento da plastica e favorirà l’economia circolare.
Ogni anno in tutto il mondo vengono prodotti circa 360 milioni di tonnellate di materie plastiche, di cui un’enorme quantità, stimata tra i 150-200 milioni di tonnellate, si accumula in discarica o nell’ambiente naturale, per poi finire negli oceani a uccidere una grande varietà di specie marine. La plastica più comune è il polietilene tereftalato, noto come PET, resina plastica utilizzata per realizzare bottiglie e flaconi e che impiega diverse centinaia di anni a degradarsi.
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Dal riciclo di questo materiale altamente resistente, che comporta una perdita di proprietà meccaniche, si ottengono solitamente fibre di scarsa qualità utilizzate per abbigliamento e tappeti, ma inadatte a tornare ad essere nuovamente bottiglie, ostacolando l’effettivo riciclo del PET. Carbios, azienda impegnata nello sviluppo di nuove soluzioni bio-industriali finalizzate a reinventare il ciclo di vita della plastica e dei polimeri tessili, ha però annunciato la scoperta di un nuovo enzima, in grado di digerire la plastica e consentire di ricavarne nuovamente PET di qualità elevata.
La scoperta, effettuata da un gruppo di scienziati di Carbios e dell’Istituto per le biotecnologie di Tolosa, è stata descritta nell’articolo An engineered PET-depolymerase to break down and recycle plastic bottles, pubblicato su Nature. Il nuovo enzima, originariamente scoperto in un mucchio di compost di foglie, fa sì che il PET riciclato biologicamente presenti le stesse proprietà del PET petrolchimico, contribuendo così al concetto di economia circolare di questo materiale plastico.
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Per risolvere il grande problema della plastica che soffoca il pianeta, è evidente che sia necessario ridurne enormemente la produzione e favorirne la sostituzione con altri materiali. Questa scoperta, che permette quantomeno di riciclarla correttamente, rappresenta comunque un progresso e contribuirà ad arginare il fenomeno.
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Carbios, che ha collaborato con grandi aziende come Pepsi e L’Oréal per accelerare lo sviluppo del nuovo enzima, ha annunciato l’intenzione di mirare al riciclaggio su scala industriale entro cinque anni. “Siamo la prima azienda a introdurre questa tecnologia sul mercato – ha affermato Martin Stephan, vicedirettore generale di Carbios -. Il nostro obiettivo è essere operativi entro il 2024, 2025, su larga scala”.
Our publication in @nresearchnews hails the breakthrough innovation developed Carbios and @TBI_Biotech. Thanks to our partners who have chosen to support our disruptive enzymatic #recycling technology: @Loreal, @NestleWatersHQ, @PepsiCo, @SuntoryGlobal, @TechnipFMC & @Novozymes pic.twitter.com/2rOHYVZC2R
— Carbios (@Carbios) April 9, 2020
Per ottenere il nuovo enzima “mangia-plastica”, ovvero una proteina che ha il compito di favorire una reazione biochimica, prodotta da un batterio, i ricercatori hanno inizialmente vagliato migliaia di microrganismi, compreso uno presente nel compost di foglie, scoperto per la prima volta nel 2012. “Era stato completamente dimenticato, ma si è rivelato il migliore”, ha affermato Alain Marty, professore dell’università di Tolosa e direttore scientifico di Carbios. Gli scienziati hanno analizzato l’enzima e lo hanno modificato per migliorarne la capacità di scomporre il PET.
Questa nuova soluzione si è rivelata rapida, l’enzima modificato è stato in grado di scomporre una tonnellata di bottiglie di plastica di scarto, che sono state degradate al 90 per cento, in 10 ore, ed economica: il costo dell’operazione, secondo quanto riferito da Carbios, rappresenta solo il 4 per cento del costo della plastica vergine per realizzare una bottiglia tradizionale. Il PET riciclato sarà tuttavia più costoso della plastica vergine, poiché prima di aggiungere l’enzima le bottiglie devono anche essere macinate e riscaldate.
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