Secondo il dossier Stop Pesticidi nel piatto 2025 di Legambiente, su 4.682 campioni di alimenti, il 48 per cento contiene residui di sostanze chimiche.
In Sicilia alcuni agricoltori sfruttano le caratteristiche del terreno per coltivare il pomodoro siccagno, ovvero senza irrigazione.
Lo chiamano pomodoro siccagno, un nome che non indica una varietà di pomodoro, quanto più un metodo di coltivazione praticato nell’entroterra della Sicilia, in particolare nei comuni da Valledolmo a Marianopoli, nelle provincie di Caltanissetta e Palermo.
Questo pomodoro matura in asciutta, senza bisogno di irrigazione. Una tecnica resa possibile dalla capacità di sfruttare le caratteristiche del terreno dell’area mantenendo il giusto equilibrio tra argilla e sabbia così da trattenere l’umidità. La coltivazione è favorita anche dall’escursione termica tra il giorno e la notte e dai venti che soffiano in questo territorio.
Per coltivare il pomodoro siccagno si utilizzano varietà locali come il pizzutello, il datterino, ma anche un pomodoro piccolo a forma tonda e uno grande dall’aspetto costoluto. I pomodori coltivati in siccagno hanno basse rese e dimensioni ridotte, in compenso tutte le qualità del pomodoro sono esaltate: il colore rosso è intenso, la polpa si caratterizza per un alto contenuto zuccherino e una concentrazione di antiossidanti come il licopene, la vitamina A e la vitamina C. Il pomodoro siccagno si raccoglie da luglio a ottobre e si rende disponibile tutto l’anno sotto forma di passate, salse, concentrati e pomodori secchi.
Alcuni degli agricoltori di pomodoro siccagno sono riuniti nella Cooperativa Rinascita di Valledolmo. La coltivazione viene effettuata con rotazioni agronomiche triennali in grado di favorire un equilibrio naturale degli elementi del terreno e senza ricorrere a concimi, sostanze chimiche di sintesi e ogm, ma sfruttando le caratteristiche di adattabilità ai fattori ambientali, climatici e resistenza agli agenti infestanti delle varietà locali di pomodoro. Il pomodoro viene piantato, coltivato e raccolto a mano riducendo al minimo le lavorazioni meccaniche e di conseguenza le emissioni di CO2, la perdita di fertilità dovuta al compattamento e l’erosione del suolo. I pomodori vengono trasformati dalla cooperativa in passate e pomodori secchi.
Ci sono poi i produttori del presidio Slow Food del pomodoro siccagno della Valle del Bilìci come Francesco di Gesù dell’azienda Fattoria di Gesù di Villalba (Cl) che coltiva in biologico eseguendo trattamenti a base di zolfo per prevenire eventuali attacchi fungini e controllando le erbe infestanti meccanicamente e manualmente. Il pomodoro raccolto viene utilizzato per produrre una passata saporita.
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