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Sabato 8 settembre migliaia di persone, in 89 diversi paesi, si riuniranno per chiedere un futuro 100% rinnovabile. Il loro motto è Rise for climate.
Centinaia di manifestazioni, sit in e tavole rotonde, in altrettante città sparse per i cinque continenti. Tutto questo per gridare, forte e chiaro, una cosa sola: chi ha il potere di decidere le sorti di interi stati, o anche di una piccola città, deve usarlo per costruire un futuro incentrato al 100 per cento sulle energie rinnovabili. Un futuro che mette le persone e il Pianeta al primo posto, invece di farsi guidare sempre e solo dalle cieche logiche del profitto. È questa, riassunta in poche righe, la missione di Rise for climate, una grande mobilitazione dal basso che si terrà sabato 8 settembre.
Rise for climate si propone di diventare una delle più grandi ed estese manifestazioni per il clima di sempre. Per coinvolgere il maggior numero possibile di persone, è stato scelto di non organizzare un unico corteo, ma di riunire le forze di decine e decine di movimenti locali. Per la precisione, in questo momento gli eventi confermati sono 748 e coinvolgono 89 paesi. Nella lista degli organizzatori si trovano, tra gli altri, diverse divisioni locali di 350.org, Oxfam America, Amazon Watch, la francese Attac, Global Footprint Network e così via.
Secondo gli organizzatori, una delle piazze più “calde” sarà quella di Parigi: dopo le clamorose dimissioni del ministro dell’Ambiente Nicolas Hulot, l’attenzione alle sfide della transizione ecologica è altissima. A Quezon City (nelle Filippine) e Bangkok (in Thailandia) la marcia contro i numerosi progetti legati al carbone sarà interamente al femminile. A San Francisco sta prendendo forma un’enorme opera di street art, mentre in diverse città delle Filippine verranno proiettate le immagini inviate dai manifestanti, per ovviare agli ostacoli legati all’organizzazione di un corteo “in carne e ossa”. Ma le più suggestive probabilmente saranno le manifestazioni in abiti tradizionali delle popolazioni di alcune isole del Pacifico, proprio le stesse che contribuiscono in minima parte ai cambiamenti climatici, ma ne patiscono le conseguenze in maniera drammatica.
Anche l’Italia risponde all’appello. Per la precisione, l’evento principale nel nostro paese sarà a Roma, in piazza Testaccio, dalle 17 alle 20, ma ci saranno iniziative locali anche a Salsomaggiore Terme (Parma), Marina di Carrara, Viggiano (Potenza) e Noto (Siracusa).
In just 2+ days, people in 89 countries at 748+ actions will rise up to demand our local leaders commit to a Fossil Free future. That means no more fossil fuels and 100% renewable energy for all. The time is now. #RiseforClimate on Sept 8! Find out more: https://t.co/qEcZXYnWe0 pic.twitter.com/QGgp5RYe55
— 350 dot org (@350) 5 settembre 2018
La data dell’8 settembre non è casuale, visto che dal 12 al 14 settembre 2018 la città di San Francisco ospiterà il Global Climate Action Summit. A presiederlo saranno il governatore della California Jerry Brown; Patricia Espinosa, segretaria esecutiva dell’Unfccc (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici); Anand Mahindra, presidente del colosso automobilistico indiano Mahindra Group; l’ex-sindaco di New York Michael Bloomberg; Xie Zhenhua, rappresentante speciale per le questioni legate ai cambiamenti climatici in Cina; e infine Jayathma Wickramanayake, inviato speciale per i giovani del segretario generale Onu.
A livello cronologico, il summit si colloca esattamente a metà tra due date fondamentali. La prima è quella del mese di dicembre del 2015, quando è stato firmato lo storico Accordo di Parigi. La seconda è il 2020, ovvero l’anno che, secondo gli esperti, sarà un vero e proprio punto di non ritorno per il Pianeta in cui viviamo. Se la curva delle emissioni non tornerà a scendere, non potremo fare più nulla per evitare gli effetti più deleteri dei cambiamenti climatici.
Questo evento si pone due macro-obiettivi. Il primo è quello di tirare le fila dei risultati raggiunti da stati, enti locali, aziende, investitori e cittadini, mettendo in luce i progressi più significativi nella lotta ai cambiamenti climatici. Il secondo obiettivo è quello di convincere gli stati a intensificare i propri piani di azione nazionali (indicati in gergo con la sigla Ndc, Nationally determined contributions), definendo impegni ancora più ambiziosi, da raggiungere con il sostegno dell’intero tessuto sociale, dalle aziende ai semplici cittadini. Questi impegni per il futuro sono articolati su cinque aree: sistemi energetici sostenibili, crescita economica inclusiva, comunità sostenibili, gestione di terreni e oceani, investimenti che hanno un impatto positivo sul clima.
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