![I cambiamenti climatici rendono più fragili le foreste: spetta a noi tutelarle](https://cdn.lifegate.it/Uo8O3bcCWmXU02BcE2tjGePvH2w=/470x315/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/foreste-fao.jpg, https://cdn.lifegate.it/qqdIw0SCwubwy7bixl7Zzz9dx0A=/940x630/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/foreste-fao.jpg 2x)
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Se è vero che alle piante serve anidride carbonica, è altrettanto vero che livelli troppo alti possono essere pericolosi. Nel riso riducono il contenuto di vitamine e minerali, minacciando il futuro di miliardi di persone.
Gli italiani amano molto il riso, ma per oltre due miliardi di persone è la principale risorsa alimentare. Gi abitanti di paesi come Bangladesh, Madagascar e Vietnam ne ricavano la metà delle calorie giornaliere. E non solo le calorie, ma anche vitamine e minerali che, a causa dei cambiamenti climatici, potrebbero scarseggiare.
Alti livelli di anidride carbonica (CO2) nell’aria, infatti, riducono la qualità nutrizionale del riso. Lo ha rivelato un team internazionale di ricerca, nello studio pubblicato sulla rivista Science Advances. Il mese scorso la CO2 nell’atmosfera ha raggiunto il livello più alto degli ultimi 800mila anni, con una media superiore alle 440 ppm. Entro la fine del secolo si prevede che arrivi a 570 ppm: gli scienziati hanno voluto capire quali saranno le conseguenze.
Dal 2010 al 2014, i ricercatori hanno sottoposto 18 varietà di riso a livelli di CO2 compresi tra 560 e 590 ppm, immettendo il gas nei campi attraverso tubature collocate in due località di Cina e Giappone. A causa dell’esposizione, le proteine contenute nel riso sono diminuite del 10 per cento, il ferro dell’8 per cento e lo zinco del 5. Le vitamine del gruppo B, poi, sono scese ancora di più; addirittura la vitamina B9 è calata del 30 per cento: conosciuta anche come acido folico, è fondamentale durante la gravidanza per garantire al feto il corretto sviluppo del sistema nervoso.
Secondo gli scienziati, la scarsa qualità nutrizionale del riso potrebbe avere ripercussioni sulla crescita dei bambini, ma anche causare malattie intestinali e addirittura aumentare il rischio di contrarre la malaria. Le conseguenze più gravi sono destinate a farsi sentire nei paesi più poveri.
Già si sapeva che i raccolti di cereali come il riso e il granturco potrebbero diminuire fino al 40 per cento entro il 2100 a causa del riscaldamento globale nelle regioni tropicali e subtropicali, senza nemmeno considerare l’impatto degli eventi meteorologici estremi in aumento. Si aggiunge ora un altro tassello, che “è un rischio sottovalutato dell’uso di combustibili fossili e della deforestazione” come ha commentato una delle autrici della ricerca, la professoressa Kristie Ebi dell’Università di Washington (Seattle).
#Rice grown at higher CO2 concentrations, like those possible later this century, has lower nutritional value, according to a study that evaluated rice grown in Japan and China under simulated C02 increases https://t.co/FQXz7boqnl pic.twitter.com/Fn3656M8y3
— Science Advances (@ScienceAdvances) 24 maggio 2018
Una delle cause per cui gli elementi nutritivi nel riso diminuiscono all’aumentare dell’anidride carbonica – che, per altro, sappiamo essere indispensabile nel mondo vegetale – potrebbe essere che le piante crescono più velocemente. Per quanto riguarda le vitamine, i ricercatori suggeriscono che a diminuire siano quelle contenenti azoto: proprio per questo, la soluzione al problema potrebbe essere quella di trovare o sviluppare varietà di cereali che rispondano meglio ai cambiamenti climatici. È quindi fondamentale proseguire le ricerche, sia per capire quali colture sono minacciate, sia per comprendere come proteggerle – e salvare così miliardi di persone.
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