Sardine più piccole a causa dei cambiamenti climatici

Le temperature impazzite hanno conseguenze anche sull’ecosistema marino: le sardine si sono rimpicciolite, ma anche vongole e seppie sono a rischio.

I cambiamenti climatici hanno innumerevoli conseguenze sull’ambiente. Sì, perché se fa più caldo e piove meno, non è solo una questione di meteo, ma di equilibri degli ecosistemi. Un’idea di quello che sta succedendo, ad esempio, alla fauna ittica ce la da la prima mappa delle anomalie nel Mediterraneo dovute al cambio delle temperature presentata da Fedagripesca-Confcooperative.

sardine
I cambiamenti climatici hanno conseguenze su tutta la fauna ittica © Ingimage

Sardine che si rimpiccioliscono, vongole che “soffocano”

Come spiegato dall’associazione, gli eventi meteo sempre più estremi, le temperature elevate o troppo rigide fuori stagione, modificano i comportamenti di alcune specie ittiche rendendone difficile la pesca con un conseguente cambiamento delle abitudini sul consumo di pesce in cucina e a tavola. Si è notato, ad esempio, che le sardine sono diventate più piccole (hanno perso tre centimetri, arrivando a quota 10 di lunghezza, e sono tre anche tre volte più magre) e una delle ragioni potrebbe risiedere, appunto, nel fatto che l’aumento rapido della temperatura dell’acqua in superficie porta ad una diminuzione del plancton di cui si nutrono. E questa non è l’unica conseguenza osservata: l’acqua di 3 gradi più calda rispetto alla media stagionale provoca anche un aumento di mucillagine che “soffoca” gli allevamenti di vongole veraci. Ed è sempre più difficile anche pescare seppie perché, nelle zone dove nuotano solitamente, non si trovano.

sardine
Secondo Fedagripesca-Confcooperative le sardine sono diventate più corte e più magre ©Ingimage

Leggi anche: Cosa succede ai pesci con il riscaldamento  globale

Anche lupini e telline a rischio

Fedagripesca-Confcooperative lo scorso gennaio aveva già lanciato un allarme su lupini, fasolari, cappelunghe e telline, pescati soprattutto in Veneto, messi a rischio dall’erosione delle spiagge, causata anche dai cambiamenti climatici, che ha interessato il 70 per cento del litorale italiano, e dall’aumento di interventi di ripascimento, aumentati negli ultimi 10 anni del 10 per cento, per riportare la sabbia sulle coste.

vongole
Le vongole sono messe a rischio dalla mucillagine in aumento con le alte temperature ©Ingimage

“Dopo un ripascimento le specie che vivono più a ridosso della costa spariscono per due anni, tanto ci vuole perché si creino nuovi insediamenti”, avevano spiegato dall’associazione, preoccupata per i numerosi prelievi di sabbia in programma nei prossimi mesi in vista della nuova stagione turistica che metteranno a rischio parte della fauna e degli habitat importanti per l’ecosistema marino e per l’economia ittica”.

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

L'autenticità di questa notizia è certificata in blockchain. Scopri di più
Articoli correlati
Il clima entra nel piatto: riscaldamento globale e food si influenzano a vicenda

Cambiamenti climatici e alimentazione: come si influenzano a vicenda? È il riscaldamento globale a rendere necessari metodi di coltivazione sempre più aggressivi o, all’opposto, è un’agricoltura troppo intensiva ad aver peggiorato la situazione ambientale globale? Anche di questo si è discusso nella tavola rotonda Corretta alimentazione e sostenibilità ambientale che si è svolta lo scorso 1 ottobre al Salone della Csr e dell’innovazione sociale presso l’università Luigi Bocconi di Milano.

L’agroecologia e il biologico possono nutrire l’intera Europa, senza pesticidi di sintesi

Un’agricoltura diversa dall’attuale. Che metta al centro la conservazione della biodiversità e delle risorse naturali e la mitigazione dei cambiamenti climatici. E che sia in grado di sfamare 530 milioni di persone. Tanti infatti saranno gli europei nel 2050. Ad affermarlo è lo studio “Ten years for agroecology” (Dieci anni per l’agroecologia), redatto dall’Iddri centro