Come nascono le startup sostenibili: cinque storie imprenditoriali fatte di entusiasmo, libertà e flessibilità

Abbiamo chiesto ai fondatori di cinque startup sostenibili quali sono gli aspetti più entusiasmanti e sfidanti delle loro avventure imprenditoriali.

Birra ricavata dagli scarti della lavorazione del pane, pannelli solari portatili ispirati alla tecnica degli origami, soluzioni tecnologiche che rendono più green le attività quotidiane, coinvolgimento delle aziende nella citizen science, traffico trasformato in energia elettrica. Di questo si occupano rispettivamente Biova Project, Levante, Rithema e OutBe e 20energy. Tutte fanno parte di LifeGate Way, l’ecosistema italiano che supporta e connette startup sostenibili, e tutte hanno alla base un’idea visionaria e il sogno di cambiare vita, per sé stessi e per il bene del pianeta.

Ovviamente non è facile come sembra, perché per fondare un’azienda non bastano gli ideali e la buona volontà. Al di là dello storytelling che tende a mostrare gli aspetti positivi, come la libertà di essere essere imprenditori di sé stessi e seguire le proprie passioni senza essere veicolati da orari, luoghi fisici o decisioni altrui, bisogna mettere in conto quella parte di lavoro sotterranea e meno immediata. Per esempio gli studi di mercato, le analisi dei trend e dei competitor, gli sforzi per reperire i fondi, le lunghe selezioni di partner e fornitori, la ricerca di location e molto altro.

Per questo abbiamo chiesto a questi cinque imprenditori cosa li abbia portati a fondare le loro startup sostenibili, quali siano gli aspetti più entusiasmanti e, viceversa, quelli più sfidanti. Dalle loro risposte sono emersi alcuni denominatori comuni. In molti casi l’impulso arriva da una forte insofferenza nei confronti del lavoro da dipendente e della mentalità imprenditoriale consumistica, dal desiderio di fare qualcosa di concreto e di trasformare la propria passione in una professione sostenibile. Per quanto riguarda la gestione pratica della startup, emerge un concetto molto contemporaneo di fluidità: se le cose non vanno sempre secondo i programmi, soprattutto in questi tempi così incerti, occorre lasciarsi trasportare dal vento, cercando di fare quello che si può. Piegandosi ma senza spezzarsi.

Le storie di cinque startup sostenibili

Franco Dipietro, Biova Project

“Ho deciso di fondare una startup innanzitutto perché mi sentivo vocato all’imprenditoria. Dopo sei anni da dipendente di una multinazionale, ho capito che volevo impostare la mia vita professionale, e dare il mio contributo alla società, in un modo diverso”, racconta Franco Dipietro, co-fondatore e Ceo di Biova Project, startup torinese che produce birra artigianale riutilizzando il pane invenduto dai panettieri e dalla grande distribuzione. “Non mi trovavo nel paradigma ‘crescita a ogni costo‘ a discapito di tutto quello che ci circonda, né mi ritrovavo nella modalità del ‘consuma, sfrutta e cambia il dipendente’ che spesso è la normalità in molte aziende, specie di grandi dimensioni. Biova Project è la mia seconda esperienza imprenditoriale e mi ha insegnato una cosa fondamentale: le grandi imprese si fanno solo condividendo la propria passione con altre persone che la pensano allo stesso modo. Ed è sotto questa stella che nasce Biova Project: un gruppo di persone riunite da un obiettivo comune, ovvero fare qualcosa di concreto contro lo spreco alimentare”.

Obiettivo raggiunto, visto che Biova con 150 kg di pane riesce a produrre 2.500 litri di birra, utilizzando il 30 per cento in meno di malto d’orzo ed evitando 1.365 kg di emissioni di CO2. Un progetto di economia circolare virtuoso ma anche complesso: “Nella gestione di una startup ci sono ovviamente infiniti aspetti entusiasmanti e sfidanti allo stesso tempo, del resto non c’è successo senza sfida, non c’è gioia senza lotta. Ricercare collaboratori, partner e finanziamenti, ideare nuovi prodotti e progetti di comunicazione e poi vederli prendere vita, sono le cose che mi entusiasmano di più”.

fondatoreBiovaProject
Franco Dipietro, co-founder di Biova Project © Biovaproject

Sara Plaga e Kim-Joar Myklebust, Levante

La pandemia ha portato tanti di noi a riflettere su quali siano i valori fondamentali e su quale mondo vogliamo lasciare alle nuove generazioni. Lo sanno bene Sara Plaga e Kim-Joar Myklebust, rispettivamente co-founder e Ceo e co-founder e Cto di Levante, startup che realizza pannelli fotovoltaici in fibra di carbonio recuperato dagli scarti dell’industria automobilistica. Facili da installare e da trasportare, questi pannelli pieghevoli si ispirano alla modularità dei Lego, ma anche agli origami e alla tecnologia aerospaziale.

“Questa è la nostra prima esperienza imprenditoriale. Avevamo alle spalle diversi anni di lavoro dipendente per aziende corporate, ma non avevamo mai pensato di creare un business da zero. Abbiamo deciso di fondare Levante nel 2021, durante la pandemia, quando siamo diventati genitori della nostra prima figlia Aurora, evento che ci ha dato la spinta per dire: è il nostro momento: ora o mai più! Sentivamo il bisogno di apportare un contributo positivo al futuro del pianeta e delle nostre figlie, non solo come famiglia o come coppia, ma anche con il nostro lavoro. Inoltre, desideravamo poter gestire il nostro tempo e avere la libertà di viaggiare con le bambine anche mentre lavoravamo alla nostra startup”.

founders Levante
Sara Plaga e Kim Myklebust, co-fondatori e rispettivamente Ceo e Cto di Levante © Levante

Uno stile di vita e un lavoro che tanti invidiano, quello di Sara e Kim, ma anche un salto nel vuoto, soprattutto se si hanno due bambine piccole: Sono tanti gli aspetti entusiasmanti nella gestione di una startup, come il fatto di lavorare come coppia a un nuovo progetto imprenditoriale nel quale abbiamo investito tutto, riuscire a lavorare mentre viaggiamo, venire a contatto con altre startup, fare network e farsi contaminare e motivare da altri imprenditori/sognatori. L’aspetto più sfidante invece è sicuramente riuscire a trovare il giusto work/life balance con un’azienda  da gestire e due bambine sotto i 3 anni da crescere. Abbiamo approcciato il tutto cercando di avere un mindset liquido, flessibile, aggiustando le vele al vento che cambia, al motto di: meglio fatto che perfetto”.

Alfonso Coppola, Rithema

Tra le startup sostenibili di LifeGate Way c’è anche Rithema. Ha sede a Salerno e sviluppa progetti per migliorare la sostenibilità della vita quotidiana e portare soluzioni innovative fuori e dentro l’ambiente domestico, grazie a tecnologie green in grado di ottimizzare l’utilizzo delle risorse naturali e rendere più efficienti i processi industriali. “Rithema è nata con lo scopo di sviluppare progetti ecosostenibili ed è la mia prima esperienza imprenditoriale, ma da sempre sono stato appassionato di scienza e innovazione. Per questo anche prima di diventare uno startupper ho dedicato il mio tempo allo sviluppo di soluzioni tecnologiche in grado di migliorare la vita dell’uomo e del pianeta”, racconta il Ceo Alfonso Coppola.

Il team di Rithema è formato da ingegneri e designer con competenze multidisciplinari, dal design alla progettazione elettronica, e si avvale anche di un’ampia rete di partner. “Per quanto riguarda la gestione di una startup sono tante le sfaccettature positive e negative in continua evoluzione. Gli aspetti più sfidanti sono sicuramente il lavoro intenso che sta dietro a tutto il processo e gli alti e bassi dal punto di vista finanziario. Viceversa, l’aspetto più entusiasmante è potersi dedicare allo sviluppo di progetti per la sostenibilità ambientale e per l’innovazione tecnologica”.

fondatore Rithema
Alfonso Coppola, Ceo di Rithema © Rithema

Luca Tixi, OutBe

È una storia d’amore e di simbiosi con la natura quella di Luca Tixi, Ceo e co-founder di OutBe. Un amore che si trasforma nella volontà di far conoscere, vivere e proteggere l’ambiente e l’ecosistema in cui viviamo, e di collegare concetti come ecologia e sostenibilità alla vita di tutti i giorni. “Più di dieci anni fa ho fondato Outdoor Portofino, un progetto locale con l’obiettivo di aiutare le persone a vivere in armonia con la natura, imparando a conoscerla profondamente e a proteggerla concretamente. OutBe nasce dalla volontà di portare questo impatto positivo a un pubblico più ampio, dal locale al nazionale e perché no, all’internazionale”.

OutBe è un ecosistema che connette popolazione locale, scienziati e aziende. Propone infatti alle imprese servizi di formazione e organizza eventi outdoor misurabili e divertenti basati su citizen science, monitoraggio e storytelling. “L’aspetto più entusiasmante del mio lavoro è quello di vedere un progetto che, partendo da zero, pian piano guadagna credibilità, viene riconosciuto, apprezzato e lascia il segno. Quello più sfidante, ma che resta comunque stimolante, è l’incertezza, la fluidità con cui tutto prende forma in maniera assolutamente imprevedibile”.

fondatore OutBe
LucaTixi, co-founder e Ceo di OutBe © OutBe

Marco Krieziu, 20energy

Flessibilità, resilienza, capacità di rialzarsi dopo una caduta sono concetti che risuonano anche nelle parole di Marco Krieziu, Cso e Cmo di 20energy, startup che produce un dispositivo in grado di trasformare il traffico in una risorsa. Lybra, questo il nome del sistema, in pratica è un rallentatore stradale che, quando i veicoli frenano, trasforma in energia elettrica l’energia cinetica e il calore che altrimenti andrebbero dispersi. “Il perimetro di competenza e la soluzione altamente innovativa che 20energy sta portando sul mercato attaglia perfettamente la natura della startup, dando anche quella flessibilità necessaria alla crescita futura e repentina che sta avvenendo e avverrà. Moltissima dell’attività svolta da marzo 2020 ad oggi ha riguardato il comparto ricerca e sviluppo, mettendoci quindi nella condizione di poter gestire al meglio gli sforzi e i costi sostenuti”.

20energy ha recentemente vinto la Creative business cup Italia 2023, la competizione internazionale per le imprese creative. Ma, ovviamente dietro a ogni successo, ci sono anche tanti ostacoli da superare: “Gli aspetti più entusiasmanti nella gestione di una startup sono sicuramente il percorso, la crescita costante e poi lo sviluppo futuro, in termini di innovazione e riconoscibilità da parte del mercato. Quelli più sfidanti sono saper riconoscere i propri errori, farne tesoro, non abbattersi e riuscire a ricominciare, avendo sempre chiaro l’orizzonte al quale si vuole tendere: il riconoscimento, il successo e il valore della visione”.

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