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Accolta da un iniziale scetticismo, Tesla ha creduto nella propulsione elettrica sino a diventare uno dei cento marchi più importanti al mondo. Il prossimo obiettivo è la creazione di un sistema completo di mobilità sostenibile.
Dieci anni fa, quando Elon Musk, patron di Tesla, presentò il primo piano strategico della casa costruttrice americana, molti sorrisero beffardi. Un produttore d’auto elettriche, a detta dei soloni delle quattro ruote, non avrebbe mai raggiunto il successo, perché la mobilità sostenibile sarebbe restata sempre e solo un vezzo riservato a pochi radical chic. Mai previsione fu più errata. Oggi, per la prima volta nella storia, il brand Tesla è entrato nel novero dei cento migliori marchi al mondo. Un ranking dove figurano giganti quali Apple, Google, CocaCola e Microsoft. Il mondo sta cambiando, con buona pace dei conservatori.
Interbrand, divisione della holding americana della comunicazione Omnicom, stila ogni anno la classifica dei cento brand più importanti a livello mondiale. Un ranking dove assumono un peso determinante la riconoscibilità del marchio, la conoscenza dei prodotti da parte del pubblico – specie extra settore – la capacità d’innovazione, le prospettive di crescita, la penetrazione del marketing in diverse fasce sociali e l’attrattività nei confronti delle realtà concorrenti. Valori che hanno portato Tesla al centesimo posto, non troppo distante, per restare in ambito auto, da una realtà di lungo corso quale Mini. Un risultato degno della massima considerazione, specie considerando che, sino a pochi anni fa, le vetture e i servizi della casa americana erano guardati come stranezze piuttosto che come reali alternative alla mobilità tradizionale.
Il successo di Tesla è senza dubbio legato alla capacità della casa americana di realizzare vetture elettriche a elevate prestazioni dalla notevole autonomia, ma al tempo stesso è la cartina di tornasole del rafforzamento della sostenibilità come sistema. L’attenzione per le fonti energetiche alternative cresce ogni giorno, i modelli a batteria, ibridi e ibridi plug-in si moltiplicano, la propulsione a gas naturale, biometano incluso, è sempre più appetibile; nasce un’idea globale di ecocompatibilità. Un progetto che si estenda dall’auto alle infrastrutture, dall’alimentazione della rete domestica ai trasporti pesanti, dalla climatizzazione delle abitazioni alla guida autonoma. Una realtà in divenire che, se un tempo era considerata una curiosità, oggi è invece protagonista tanto nelle scelte di vita dei singoli quanto nell’elaborazione dei piani macroeconomici. Basti pensare, a tal proposito, alle proposte in Germania, Olanda e Norvegia per un possibile bando delle vetture tradizionali entro il 2030.
Il “caso” Tesla è emblematico. Nata nel 2003 come piccola casa costruttrice di veicoli elettrici di lusso, l’azienda californiana si è progressivamente radicata e con i primi ricavi ha dato vita a un modello meno elitario – la berlina Model 3 – il cui successo, è stata sinora prenotata “a scatola chiusa” in oltre 400mila unità, ha consentito di dilatare gli orizzonti del brand americano. All’ampliamento della fabbrica per le vetture, a breve è atteso il debutto di una Suv compatta e di un pick-up rigorosamente a batteria, si è affiancata la progettazione di sistemi per immagazzinare l’energia raccolta dai pannelli solari, le cosiddette PowerWall, vale a dire grandi batterie per uso domestico in grado di rendere ogni individuo produttore dell’energia per se stesso. E non solo, nel 2017 Tesla presenterà alcuni prototipi di camion e autobus elettrici, il sistema di guida 100 per cento autonoma e innovativi progetti di car sharing, dando vita a un sistema completo di mobilità sostenibile.
Il nuovo piano programmatico di Tesla è decisamente ambizioso, secondo gli scettici addirittura irrealizzabile perché Elon Musk vivrebbe in quello stesso “campo di distorsione della realtà” tipico di Steve Jobs. Il cofondatore di Apple, nonché una delle menti più brillanti nella storia della tecnologia moderna, era infatti celebre per partorire un’idea e chiedere ai propri collaboratori di realizzarla, anche se apparentemente impossibile. Il sistema ha funzionato e la Mela è diventata, come certifica il ranking Interbrand, il marchio più importante e appetibile al mondo. Lo stesso mondo che Musk vuole ora cambiare in ottica sostenibile.
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