9 milioni di posti di lavoro l’anno investendo sulla transizione energetica

Se investissimo 1.000 miliardi di dollari l’anno, nei prossimi tre anni, la crescita globale sarebbe di 1,1 punti percentuali. Le stime dell’Agenzia internazionale per l’energia.

Per uscire dalla crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19 l’Agenzia internazionale per l’energia ha provato a mettere nero su bianco alcune proposte affinché il post-Covid diventi l’occasione giusta per dare vita alla transizione energetica. Se si investissero 1000 miliardi dollari in rinnovabili ed efficienza energetica per i prossimi tre anni si potrebbero generare 9 milioni di posti di lavoro all’anno.

Sei mesi per cambiare rotta e investire sulla transizione energetica

Lo studio Sustainable recovery – World energy outlook special report dell’Agenzia condotto in collaborazione con il Fondo monetario internazionale rileva come con un investimento globale di circa 1000 miliardi di dollari all’anno nei prossimi tre anni – lo 0,7 per cento del Pil mondiale – si potrebbe stimare una crescita mondiale annuale di 1,1 punti percentuali. Allo stesso tempo, l’investimento in infrastrutture per l’energia pulita e la crescita delle imprese di questo segmento potrebbe salvare o creare circa 9 milioni di posti di lavoro all’anno. Senza contare che si ridurrebbero le emissioni globali annuali di gas serra legate all’energia di 4,5 miliardi di tonnellate nei tre anni.

Ma abbiamo poco tempo per farlo. “Il mondo ha solo sei mesi di tempo per cambiare il corso della crisi climatica e prevenire un rimbalzo post-lockdown delle emissioni di gas serra che travolgerebbe gli sforzi per evitare la catastrofe climatica, ha avvertito uno dei maggiori esperti mondiali di energia”, ha detto Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale per l’energia.

Il coronavirus ha impattato pesantemente sul modo di lavorare e sul livello di occupazione
Il coronavirus ha impattato pesantemente sul modo di lavorare e sul livello di occupazione © Egin Akyurt/Unsplash

Il crollo dell’occupazione a causa del Covid

Le analisi realizzate dall’Agenzia e su cui si basano le indicazioni contenute nel piano mostrano che nel 2019 l’industria energetica complessiva – considerate dunque tutte le attività legate all’elettricità, petrolio, gas, carbone e biocarburanti –, ha impiegato direttamente circa 40 milioni di persone in tutto il mondo. Tre milioni di questi lavori sono andati persi o sono a rischio a causa degli impatti della crisi creata dall’emergenza Covid-19; su altrettanti milioni di posti di lavoro in settori correlati come veicoli, edifici e industria incombe la stessa possibilità di chiusura. Fermare questa emorragia non è sicuramente facile per i governi ma se si avviassero attività per l’adeguamento degli edifici, per ripensare l’industria manifatturiera e i trasporti migliorandone l’efficienza energetica o per far crescere l’impiego di energia green ecco che, oltre che dare una mano all’ambiente limitando le emissioni di carbonio, si potrebbe creare nuovo lavoro in un ambito a forte innovazione.

Benefici sulla salute

Il piano sarebbe una grossa occasione anche dal punto di vista della salute e del benessere delle persone. Nel conto andrebbe infatti compresa la riduzione del 5 per cento delle emissioni inquinanti riversate nell’atmosfera. Un dato questo estremamente importante se è vero quanto ha affermato il segretario generale dell’Onu António Guterres lo scorso 5 giugno, nel corso della Giornata mondiale dell’ambiente 2020 che, basandosi su evidenze scientifiche citate dalla stessa Onu, ha parlato del legame diretto fra tre fenomeni che solo in apparenza non hanno niente in comune: biodiversità, cambiamenti climatici e pandemia.

Benefici sulla salute della transizione energetica
La transizione energetica ha impatti positivi anche sulla salute ©Jordan McQueen/Unsplash

Un’opportunità da non perdere

La proposta dell’Agenzia internazionale per l’energia è dunque un’occasione importante. È necessario però che i governi abbiano la volontà di coglierla spingendo su una vasta gamma di politiche, iniziative e nuovi quadri normativi che ne supportino la sua realizzazione. Insomma, dopo la grande emergenza prima sanitaria e ora economica, ci troviamo di fronte un’altrettanto grande occasione, quella di rendere la ripresa economica quanto più sostenibile e resistente possibile. Saremo in grado di coglierla e fare nostro il messaggio che la natura ci ha inviato mettendoci faccia a faccia con le difficoltà del nostro ecosistema?

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