
La pasta fatta con grano Senatore Cappelli coltivato biologicamente nel Parco della Maremma è il primo passo verso la conversione di tutti i parchi toscani, presentata da Alce Nero durante la quinta tappa di Campi da sapere.
Pasta che passione. L’emblema della gastronomia italiana nel mondo, uno dei simboli della dieta mediterranea. Semplice e irrinunciabile.
Ziti, tagliolini, fusilli, spaghetti, cavatelli, orecchiette, penne, conchiglie. I nomi assunti dai vari formati nel tempo sono tantissimi, impossibili da elencare tutti. Fino alla fine del Quattrocento erano tutti “maccheroni”, sia i formati di pasta lunga che quelli di pasta corta. Quando con maccheroni si identificò un preciso formato, fatto a tubo, tutti gli altri tipi di pasta presero ognuno il proprio nome, “rubato” agli elementi naturali quando ne ispiravano la forma, di pura fantasia quando ricalcavano geometrie del tutto inventate. Ancora oggi questa enorme e variegata esistenza di formati è testimone dei costumi, della geografia, della cultura delle civiltà passate.
Fra tutte (fresca, all’uovo, ripiena, secca), la pasta secca copre una quota pari all’80 per cento dei consumi totali in Italia. I suoi ingredienti sono semplici quanto unici: semola di grano duro e acqua. Il grano duro fa sì che la pasta tenga bene la cottura, cosa che non succede usando grano tenero. La cottura è da effettuarsi in abbondante acqua salata; gli chef consigliano di buttare il sale ad inizio bollore e mai prima.
In cucina naturale si ritarda ancora di più, e si arriva a buttare il sale (marino integrale) a metà cottura della pasta, così da farne assorbire un po’ di meno, a tutto vantaggio della salute. La pasta, perché si sposi bene con il condimento, deve essere scolata al dente, ovvero quando all’assaggio risulta resistente ed elastica. I formati di pasta rigata sono noti per trattenere il sugo meglio di quelli a pasta liscia, ma sono più soggetti a scuocere in alcuni punti, poiché dove ci sono le righe la struttura è meno spessa e cuoce prima.
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La pasta è un alimento che sazia e soddisfa il palato: con l’aggiunta di verdure e legumi, oppure formaggio, uova, pesce, carne, diventa la base per un sano ed equilibrato piatto unico. Confrontato al classico menù (primo, secondo, contorno), questo antico modo di alimentarsi, tipico della dieta mediterranea, apporta all’organismo tutti i nutrienti di cui ha bisogno, senza però eccedere nel contenuto di grassi e proteine e con un risparmio di calorie stimato intorno al 40 per cento. Se la pasta utilizzata è di tipo integrale poi, oltre a fornire carboidrati complessi che entrano in circolo lentamente, il nostro piatto avrà anche un effetto depurativo per l’organismo: tutto merito delle fibre, che regolarizzano la funzionalità dell’intestino ed evitano che le sostanze nocive ristagnino nell’intestino.
Poiché sulla parte esterna del chicco di grano si concentrano i residui delle sostanze chimiche utilizzate in agricoltura, sarà opportuno scegliere una pasta integrale preparata con farina da agricoltura biologica o biodinamica. La pasta da agricoltura biologica, oltre ad essere costituita da materie prime che non hanno subito alcun trattamento chimico, è anche prodotta seguendo un rigido disciplinare di lavorazione.
Da cosa si riconosce una buona pasta? Partiamo dall’etichetta e cerchiamo le diciture macinata a pietra, trafilatura a bronzo, a essicazione lenta.
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La pasta fatta con grano Senatore Cappelli coltivato biologicamente nel Parco della Maremma è il primo passo verso la conversione di tutti i parchi toscani, presentata da Alce Nero durante la quinta tappa di Campi da sapere.
Nei tempi più recenti sono state riscoperte varietà antiche di grano, più ricche di nutrienti rispetto alle coltivazioni moderne. Una di queste è il grano Senatore Cappelli, che Alce Nero coltiva con metodo biologico e con cui produce la “pasta dei parchi”.
L’azienda biologica certificata Girolomoni offre una vasta gamma di pasta trafilata al bronzo, con formati per tutti i gusti: orecchiette, strozzapreti, rigatoni e ora anche linguine, spaghettoni e torchiette.
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