Secondo il dossier Stop Pesticidi nel piatto 2025 di Legambiente, su 4.682 campioni di alimenti, il 48 per cento contiene residui di sostanze chimiche.
Una frittura buona e sana è possibile: ecco un piccolo elenco delle regole fondamentali per non sbagliarla, riducendo al minimo le calorie.
Considerata da molti come la “bestia nera” dei sistemi di cottura, la frittura può essere fatta riducendo al minimo le sostanze nocive e le calorie. Una buona frittura, per quanto vada sempre considerata come alimento da consumarsi non troppo frequentemente, può essere addirittura un sistema per mantenere alto il valore nutritivo di alcuni alimenti (come le verdure in pastella).
Ecco un piccolo elenco delle regole fondamentali per non sbagliare.
Quando si immerge un cibo nell’olio bollente, sulla superficie dell’alimento (ad esempio una patatina) si forma rapidamente una crosticina rigida che lo rende croccante, e soprattutto forma un “guscio” impermeabile che impedisce al cibo di assorbire olio. Per ottenere una frittura croccante e asciutta, bisogna che l’olio sia in quantità sufficiente, in modo che i pezzi di cibo ci nuotino dentro; se c’e poco olio, il cibo tende a urtare contro il fondo e le pareti della pentola, e la crosticina si spacca favorendo l’assorbimento dell’olio.
E’ anche importante non mettere troppi pezzi nell’olio tutti in una volta, altrimenti la temperatura dell’olio si abbassa bruscamente, la crosticina si forma solo parzialmente e il cibo assorbe olio. È meglio usare una pentola grande e con bordi alti, per permettere al cibo di muoversi comodamente ed evitare che i pezzi urtino tra loro, sempre per permettere che la crosticina si formi correttamente ed evitare che si rompa. Una soluzione ideale è il wok, la classica pentola cinese semisferica, che tra l’altro permette un’ottima distribuzione del calore.
La frittura perfetta? Quella fatta con la pastella (farina e acqua); la pastella avvolge il cibo in un involucro impermeabile, permettendo di ridurre di molto l’assorbimento dell’olio, soprattutto quando si friggono cibi spugnosi (come le melanzane) che altrimenti senza pastella ne assorbirebbero molto. L’impanatura e l’infarinatura invece danno un risultato meno leggero, perché la farina e soprattutto le briciole di pane funzionano come piccole spugne che assorbono una maggiore quantità di olio.
Questa forse è la regola più importante per la salute. Quando l’olio si scalda, possono formarsi sostanze tossiche e dannose soprattutto per il fegato (come l’acroleina). La formazione di sostanze dannose aumenta enormemente se si lascia raffreddare l’olio e poi lo si scalda di nuovo. Ecco perché è essenziale usare l’olio solo una volta, e poi gettarlo via.
Non tutti gli oli sono uguali; alcuni resistono meglio al calore garantendo una minore formazione di sostanze nocive, altri invece si alterano rapidamente, anche a temperature relativamente basse.
Gli oli migliori per friggere sono quello di oliva e quello di arachide. Anche quello di sesamo (spremuto a freddo) andrebbe benissimo, ma è difficile da trovare e piuttosto costoso. Da evitare invece l’olio di girasole, molto sensibile al calore, e gli oli di semi vari, di cui non si conosce la composizione.
Importante è infine accompagnare la frittura con verdure fresche in insalata per approfittare degli antiossidanti presenti nei vegetali e bilanciare l’eventuale formazione di acrilammide dovuta alla cottura ad alta temperatura.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
![]()
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Secondo il dossier Stop Pesticidi nel piatto 2025 di Legambiente, su 4.682 campioni di alimenti, il 48 per cento contiene residui di sostanze chimiche.
Come emerge dalla fotografia di ActionAid, la povertà alimentare tra gli adolescenti non è solo questione di disponibilità di cibo, ma di relazioni, identità e possibilità di scegliere.
Consiglio e Parlamento europei si sono accordati sulla proposta della Commissione Ue per la deregolamentazione dei nuovi ogm, ma le organizzazioni contadine, dell’agricoltura bio e ambientaliste chiedono di fermarla.
In Australia alcuni ricercatori stanno indagando come i microbi, compresi quelli del suolo, influenzano gli stati emotivi e le relazioni sociali attraverso l’asse intestino-cervello.
La proposta di togliere la scadenza all’autorizzazione delle sostanze attive dei pesticidi è contenuta in un pacchetto semplificazione della Commissione. Per gli ambientalisti in questo modo il profitto dell’industria prevale sulla salute.
L’associazione dei consumatori, analizzando otto campioni di riso basmati, ha rilevato la presenza di pesticidi in circa la metà dei campioni, e aflatossine in cinque di essi.
Un documento dell’associazione Ciwf fa i conti di quanto costerebbe in termini ambientali, economici ed etici il primo allevamento di polpi e, in generale, l’acquacoltura carnivora.
Sei anni dopo il precedente dossier, Eat-Lancet estende il concetto di dieta per la salute planetaria anche ai temi di giustizia sociale e accessibilità del cibo.
Con l’approvazione da parte del Parlamento europeo della direttiva suolo, gli Stati membri hanno tre anni di tempo per istituire sistemi di monitoraggio e promuovere soluzioni per una gestione sostenibile.

