
Dentro la Sierra Leone, tra ricchezza naturale e deforestazione
La Sierra Leone è uno degli stati africani più esposti al rischio di carestie e calamità naturali. Anche a causa della deforestazione, fenomeno che l’Occidente sembra voler ignorare.
La deforestazione è la distruzione (o la netta riduzione) di boschi e foreste dovuta soprattutto alle attività umane. L’area del mondo più colpita dalla deforestazione, stando ai dati del Global forest watch 2021, è innanzitutto l’Amazzonia brasiliana, seguita dalla Repubblica Democratica del Congo e dalla Bolivia. Le cause della deforestazione variano a seconda delle aree coinvolte: in Amazzonia la foresta viene distrutta soprattutto per fare spazio agli allevamenti intensivi di bestiame e alle piantagioni colture destinate soprattutto ai mangimi degli animali, in primis la soia. Ne deriva che anche noi, con i nostri consumi, spesso ne siamo complici pur senza esserne pienamente consapevoli. In Indonesia e Malesia, invece, la foresta tropicale a lungo è stata a lungo distrutta per fare spazio alle piantagioni di palme da olio: la moratoria adottata dal governo ha nettamente migliorato la situazione, fermando l’espansione agroindustriale e facendo crollare il tasso di deforestazione. Altre industrie che contribuiscono alla deforestazione sono quella mineraria e del legname. Le conseguenze della deforestazione sono gravi, vaste e articolate. Venendo a mancare il serbatoio naturale di CO2 rappresentato dagli alberi, le concentrazioni di gas serra in atmosfera aumentano contribuendo così al riscaldamento globale. Abbattere le foreste significa anche distruggere l’habitat naturale delle specie animali e vegetali autoctone, minacciando la biodiversità, e rendere il territorio più vulnerabile al dissesto idrogeologico. Le foreste hanno infine un forte valore identitario e culturale, soprattutto per i popoli indigeni che ne sono custodi. LifeGate.it segue da vicino il tema della deforestazione in Amazzonia e altre zone del pianeta, dando spazio agli studi più autorevoli e alle possibili soluzioni.
La Sierra Leone è uno degli stati africani più esposti al rischio di carestie e calamità naturali. Anche a causa della deforestazione, fenomeno che l’Occidente sembra voler ignorare.
Per la prima volta dall’inizio delle rilevazioni nel 2019, lo scorso anno la deforestazione è stata stabile o in calo in tutti e sei i biomi del Brasile.
In Brasile si pratica una sorta di “riciclaggio del bestiame” che impedisce di sapere se la carne bovina proviene da capi allevati in aree distrutte illegalmente.
Mentre l’Europa prende tempo per stringere i controlli contro il commercio illegale di legno, Albania, Bosnia e Macedonia del Nord provano a cogliere l’opportunità per fare passi avanti.
Donald Trump ritiene che abbattendo le foreste si possano limitare gli incendi e produrre più legname. Gli esperti gli danno torto.
La città di Buriticupu, nel nord-est del Brasile, è in stato di emergenza perché si stanno aprendo enormi crateri. La causa è di origine antropica.
Approvato quasi due anni fa, il regolamento sulla forestazione importata dovrebbe entrare in vigore il 31 dicembre. Ma in tanti chiedono una revisione.
Il governo e un gruppo di aziende private punta a radere al suolo un’area di foresta in Indonesia grande quanto 112 volte la superficie di Washington.
La siccità ha messo in crisi il trasporto fluviale in Brasile e il presidente Lula ha deciso di completare una vecchia autostrada in disuso nella foresta amazzonica. Insorgono gli ambientalisti.
C’è una ragione in più per tutelare le foreste africane: i primi dati raccolti in modo sistematico dimostrano il loro ruolo cruciale nel ciclo del carbonio.