
Nel 2009 costruire un parco fotovoltaico costava il 223 per cento in più rispetto alla costruzione di una centrale a carbone. Ora è il contrario.
Lo stop da parte delle autorità cinesi riguarda 30 centrali che avrebbero prodotto 17 GW di elettricità, l’equivalente della produzione inglese da carbone.
Il carbone sta uscendo dai piani di espansione energetica della Cina. La conferma, oltre che dalla chiusura di un migliaio di miniere, viene dalle autorità cinesi, che avrebbero deciso di fermare la costruzione di almeno 30 nuove centrali a carbone. 10 di queste erano già in costruzione.
Lo stop, secondo l’autorità energetica del Paese, riguarderà tutto il territorio cinese ma in particolare avverrà dove la capacità energetica è già in surplus, come nelle provincie interne della Mongolia, dello Shanxi e dello Shaanxi.
Una notizia che arriva a pochissimi giorni dall’inizio della Cop22 e nei giorni in cui l’Accordo di Parigi entrerà in vigore (4 novembre 2016) e che dimostra due cose. La prima è che la Cina negli ultimi anni ha visto crescere enormemente la produzione di elettricità, a dispetto di un rallentamento della domanda (secondo l’autorità nazionale per l’energia la domanda è calata ai livelli del 1978). Dall’altra è che il colosso orientale sta, seppur con qualche riserva, scegliendo altre fonti energetiche a scapito del carbone. La conferma arriva da quei 30 nuovi GW di potenza eolica installati solo nel 2015, o dal fotovoltaico, cresciuto di 20 GW nei primi sei mesi del 2016.
Ma si tratta solo dell’inizio, come confermano i numeri. Alla fine di febbraio la capacità di generazione della Cina ha raggiunto 1.485 GW, con una crescita del 11,8 per cento l’anno. La potenza termica, principalmente prodotta col carbone, è aumentata del 9,4 per cento all’anno.
#US, #China, #India championing change
Renewables overtake coal as world’s largest source of power capacity https://t.co/P6NZnSo1Tk via @FT— Anna Stupnytska (@AnnaStupnytska) October 25, 2016
Bicchiere mezzo pieno quindi, ma che aiuterà la Cina a non superare il budget di carbonio entro il 2020 (ovvero la quantità di CO2 che un Paese può emettere per restare al di sotto della fatidica soglia dei 2°C entro il 2050).
Bicchiere mezzo pieno anche perché questa decisione va a confermare il trend segnalato pochi giorni fa dall’Agenzia internazionale dell’energia, nel suo Medium-Term Renewable Market Report: per la prima volta le energie rinnovabili hanno superato il carbone. E sorpresa, è proprio la Cina a detenere il record: il 40 per cento di tutta la nuova potenza installata proviene proprio da Oriente.
Nel 2009 costruire un parco fotovoltaico costava il 223 per cento in più rispetto alla costruzione di una centrale a carbone. Ora è il contrario.
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