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Dall’impianto fotovoltaico a forma di panda alla centrale solare galleggiante più grande del mondo, la Cina si sta facendo notare nel settore delle rinnovabili. E gli Stati Uniti perdono terreno.
La Cina è il più grande investitore nel campo delle energie rinnovabili. Da quando Donald Trump è stato eletto presidente degli Stati Uniti, ma soprattutto da quando ha deciso di uscire dall’Accordo di Parigi sul clima, la leadership nella ricerca di soluzioni alternative ai combustibili fossili è passata alla Cina. E il risultato è stato considerevole, tanto che ora gli Stati Uniti stanno cercando di mettersi ai ripari.
La Cina produce pannelli solari in enormi quantità, e molto velocemente. Per questo le banche hanno concesso prestiti vantaggiosi e agevolazioni ai costruttori. Costi di produzione inferiori si traducono in prezzi di vendita più vantaggiosi. Cosa che ha portato gli Stati Uniti – durante l’amministrazione Obama – ad accusare la Cina di dumping, cioè di esportare a un prezzo molto più basso rispetto a quello praticato sul mercato interno. Pechino nega, ora Trump rilancia e impone pesanti dazi doganali sulle importazioni di pannelli solari asiatici.
Anche l’Europa si difende bene. In base alle statistiche Eurostat, la quantità di energia da fonti rinnovabili prodotta nell’Unione europea è aumentata complessivamente del 71 per cento tra il 2005 e il 2015. Nel 2016, il settore fotovoltaico ha dato lavoro a più di 81mila dipendenti a tempo pieno e ha generato un giro d’affari pari a oltre 4,6 miliardi di euro. Una curiosità? Il 28 ottobre 2017 la Germania, leader europeo nel campo delle rinnovabili, ha prodotto talmente tanta energia eolica che l’ha regalata, mentre è italiano il primo disco solare al mondo con turbina ad aria.
È difficile prevedere le conseguenze della scelta di Trump, ma per ora il presidente cinese Xi Jinping si ritrova tra le mani un grosso vantaggio da gestire. Il governo cinese ha intenzione di investire 360 miliardi di dollari nelle energie rinnovabili entro il 2020, con la creazione di 13 milioni di nuovi posti di lavoro. Ad oggi, l’11 per cento dell’energia utilizzata è pulita, ma si prevede che la percentuale salga al 20 per cento entro il 2030. 80 gigawatt provengono dalle centrali solari.
La Cina è alla ricerca di soluzioni innovative: punta a costruire pannelli adatti a sopportare il clima desertico e l’umidità delle foreste tropicali. È la “terra dei record”: vanta il più grande impianto fotovoltaico su terra del mondo, quello più tenero (a forma di panda) e l’impianto fotovoltaico galleggiante più esteso.
“In miniera c’era un caldo insopportabile e l’aria era pessima”, ha detto Sang Dajie, un operaio, al Time. “Ma qui mi sento al sicuro. La nuova energia è sicura”. Dajie lavora nella centrale solare di Huainan, nella provincia di Anhui. Lì, i pannelli galleggiano sul lago creatosi dove in precedenza si trovava una miniera di carbone. Sono in grado di produrre fino a 40 megawatt di energia, sufficiente ad alimentare 15mila abitazioni.
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Non solo è una visione impressionante, ma si tratta di una soluzione particolarmente efficace: l’acqua aiuta a raffreddare i pannelli solari, aumentando l’efficienza energetica del 10 per cento, e previene che la polvere si accumuli sulla loro superficie. Pulirli è più facile ed economico, senza contare che realizzare un impianto su un terreno inutilizzata costa poco. A maggio di quest’anno verrà aperta una centrale galleggiante ancora più grande, in grado di produrre 150 megawatt di energia.
Può sembrare assurdo ma molta dell’energia pulita che la Cina produce va sprecata. La costruzione delle reti che trasportano l’elettricità per il gigante asiatico non riesce a tenere il passo della produzione elettrica, in rapida ascesa. Il sistema elettrico, poi, privilegia le centrali che si trovano vicino ai centri urbani, a discapito degli impianti solari ed eolici che spesso si trovano nelle zone periferiche e rurali. Senza contare che la Cina è ancora tra i maggiori consumatori di combustibili fossili, e il paese che emette più CO2 in assoluto. Però, è anche la nazione ad aver lanciato il più grande piano per sostituire il carbone con l’energia pulita. Il presidente Xi Jinping ha definito l’Accordo di Parigi “una responsabilità che bisogna assumersi per le future generazioni”. Considerati i ritmi a cui il suo paese sta lavorando per mantenere la promessa, sembra che in questo caso dalle parole si passi davvero ai fatti.
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