Per l’Empire state building è tempo d’illuminarsi di verde

I proprietari dell’Empire state building, grattacielo simbolo di New York, sono riusciti a ridurre le sue emissioni del 40 per cento. Ed è solo l’inizio.

“Vengo dall’Empire state, a New York. Una giungla di cemento, dove i sogni diventano realtà. Non c’è niente che tu non possa fare, ora sei a New York: queste strade ti faranno sentire come nuovo, le grandi luci ti daranno l’ispirazione. Un applauso per New York!”.

Così cantano il rapper Jay-Z e l’affascinante Alicia Keys, irradiata dallo scintillìo della notte newyorchese mentre accarezza i tasti del suo pianoforte fra le auto che sfrecciano sulle trafficate vie del centro cittadino. Questa scena vi ricorda qualcosa? L’avrete vista nel video dell’indimenticabile brano Empire state of mind.

Un titolo, un gioco di parole. L’Empire state building è uno dei grattacieli più famosi di New York, negli Stati Uniti, mentre state of mind in inglese significa “stato d’animo”. La canzone rappresenta un inno alla città natale dei due cantanti.

Un faro in città

La costruzione dell’iconico edificio cominciò soltanto qualche mese dopo il crollo di Wall street e si concluse nel maggio del 1931. Il proprietario, Alfred E. Smith, chiese che tutte le 6.514 finestre rimanessero illuminate, anche negli uffici che per colpa della crisi non erano stati affittati. Fu con questa scelta che dichiarò “la sua fede nel futuro di New York”, usando le parole di Sarah Kaplan, giornalista del Washington Post. E da quel momento l’Empire state building non ha mai smesso di rappresentare un faro per l’intera città.

Ora che gli abitanti stanno affrontando un’altra grande crisi, quella sanitaria ed economica che la diffusione del coronavirus ha generato, il grattacielo vuoto a causa del lockdown sta continuando a trasmettere loro messaggi di solidarietà, tingendosi di rosso in ricordo delle vittime, o di blu in onore degli operatori sanitari che quotidianamente lottano per salvare più vite possibili. E mentre la metropoli sta lentamente ricominciando a vivere, per Anthony Malkin, amministratore delegato del fondo immobiliare che possiede l’Empire e altri quattordici palazzi, è giunto il momento di lanciare un altro messaggio: per salvare New York, e il resto del mondo, bisogna mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Scegliendo come punto di partenza proprio l’Empire state building.

Le strategie attuate all’interno dell’Empire state building per ridurne le emissioni

È da più di un decennio che i proprietari lavorano per trasformare questo gioiellino in un modello di sostenibilità. Le finestre sono dotate di doppi vetri fra cui è stato inserito un ulteriore strato isolante. Fra una lastra e l’altra sono stati pompati krypton ed argon, gas che prevengono la dispersione di calore. Dietro ai termosifoni sono stati posizionati pannelli riflettenti. Le tapparelle si alzano e abbassano automaticamente in base ai raggi solari, consentendo la corretta illuminazione delle stanze da un lato e scongiurando il pericolo di surriscaldamento dall’altro. Tutti gli uffici dispongono di luci a led ad alta tecnologia, anch’esse automatiche e posizionate strategicamente all’interno delle aree di lavoro allo scopo di evitare sprechi di energia. I led emettono un fascio di luce ben direzionato producendo una minima quantità di calore, tanto da risultare quattro volte più efficienti rispetto alle lampadine tradizionali.

Alcuni affittuari hanno persino dotato i propri spazi di sofisticati sistemi di controllo dell’elettricità. Di notte e nei fine settimana, il sistema disattiva in autonomia determinate prese di corrente mettendo ko i cosiddetti “vampiri energetici”, ovvero quei dispositivi che continuano a consumare energia se rimangono attaccati a una fonte di alimentazione. Un problema che è risultato ancor più evidente durante l’isolamento e che per questo Malkin vuole sottoporre, al rientro, a tutti coloro che usufruiscono del palazzo. Per finire, gli ascensori dell’Empire possiedono un freno rigenerativo, che consente di recuperare l’energia normalmente dispersa nel rallentamento. Tutte queste misure hanno permesso di tagliare le emissioni dell’enorme grattacielo del 40 per cento: l’obiettivo adesso è quello di ridurle di un’uguale percentuale nel decennio a venire.

Empire State Building
New York è la città che non dorme mai e l’Empire state building è sempre rimasto acceso, anche nei momenti di crisi. Ora vuole guidarla in una ripartenza sostenibile © Vidar Nordli-Mathisen/Unsplash

I grattacieli, “sabotatori silenziosi” delle politiche sul clima

Le politiche sul clima si concentrano spesso sulla riduzione delle emissioni di CO₂ provenienti dalle centrali e dal settore dei trasporti, ma nella lotta contro il riscaldamento globale gli edifici sono dei “sabotatori silenziosi”, come li definisce ancora Sarah Kaplan del Post. La loro costruzione, l’energia necessaria per riscaldarli o raffreddarli e l’elettricità che consumano sono responsabili del 39 per cento delle emissioni di anidride carbonica a livello globale, stando all’analisi del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.

A New York i palazzi sono responsabili di oltre due terzi delle emissioni che la città produce. L’anno scorso è stato approvato il Climate mobilization act, in base al quale è stato imposto ai possessori degli stabili che superano i 2.300 metri quadrati di raggiungere entro il 2030 il traguardo già tagliato dall’Empire, vale a dire una riduzione dell’inquinamento del 40 per cento. Chi non ci riuscirà, pagherà multe salate.

Empire State Building
La maggior parte delle emissioni di New York è generata dai suoi grattacieli © Colton Duke/Unsplash

Molti temono di non farcela, lamentando di dover sostenere spese troppo elevate per poter centrare l’obiettivo. Ma l’amministrazione comunale è disposta a concedere dei prestiti a tasso agevolato per consentire l’apporto di migliorìe come quelle attuate nell’Empire state building che, a fronte di una spesa iniziale, consentono di risparmiare un sacco di soldi successivamente. “Non vogliamo il vostro denaro”, scherza Mark Chambers, direttore dell’ufficio del sindaco per la sostenibilità. “Vogliamo la vostra CO₂!”.

Dana Robbins Schneider, vicepresidente del fondo che possiede l’Empire, è convinta che “se le cose funzionano lì, allora possono funzionare ovunque. Ecco perché non dobbiamo fallire: vogliamo usare questo famosissimo grattacielo, che tutti riconoscono come un faro… per cambiare il mondo”. New York si è sempre rialzata: dopo la Grande depressione, dopo l’11 settembre. Può farlo di nuovo, migliorandosi ancora una volta. E poi, come canta Alicia Keys, “non c’è niente che tu non possa fare in quella città”. Puoi persino partire da lì per salvare l’intero Pianeta.

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