India e Pakistan hanno chiuso scuole, uffici e aziende per l’inquinamento

Le città di Lahore e New Delhi vivono settimane difficili a causa dell’inquinamento dell’aria. Ma il problema riguarda tutta l’India e il Pakistan

L’inquinamento è sempre più un problema in paesi come l’India e il Pakistan e alcune municipalità stanno prendendo misure estreme per combatterlo. A Lahore, in Pakistan, almeno fino a gennaio ci sarà la settimana corta, con scuole, uffici e negozi che resteranno chiusi il lunedì. Nuova Delhi, in India, ha intrapreso una misura simile per quanto riguarda le scuole. La qualità dell’aria è in costante peggioramento, l’incidenza di malattie respiratorie è in crescita tra la popolazione e in questa situazione anche i servizi di base sono a rischio. I governi nazionali, però, restano a guardare.

La settimana corta di Lahore

Almeno fino al 15 gennaio per molti abitanti di Lahore, città pakistana al confine con l’India, il week end durerà tre giorni. Il commissario per i soccorsi del Punjab, Babar Hayat Tarar, ha emesso questa ordinanza alla fine di novembre in risposta ai livelli di inquinamento sempre più insostenibili.

Lahore è stabilmente nella top ten delle città più inquinate del mondo e nelle ultime settimane è stata perfino in testa. I livelli di particolato fine nel centro urbano sono circa 40 volte quelli fissati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e le malattie tra la popolazione legate alla pessima qualità dell’aria sono sempre più frequenti. Le istituzioni locali negli anni scorsi non hanno intrapreso azioni efficaci per combattere questa situazione e anzi i timori sull’inquinamento sono stati descritti come una cospirazione con cui attaccare la politica. In realtà diversi studi puntano il dito contro l’attività industriale incontrollata e il traffico, a cui si aggiungono i roghi stagionali di sterpaglie degli agricoltori e condizioni meteorologiche non favorevoli che non fanno circolare l’aria. La distruzione del verde pubblico degli ultimi decenni per fare spazio alle colate di cemento ha fatto il resto.

Accorciare la settimana feriale è la soluzione adottata dalle istituzioni locali per provare a ridurre le emissioni e mettere una toppa ad anni di immobilismo. Inoltre, alle aziende del settore privato è stato ordinato di lavorare con il 50 per cento dei dipendenti in presenza, favorendo lo smart working. L’obiettivo è di ridurre la circolazione delle persone e l’inquinamento derivante.

Scuole chiuse a Nuova Delhi

Anche Nuova Delhi nelle scorse settimane ha intrapreso un’iniziativa simile a quella di Lahore. La capitale dell’India si alterna proprio con la città pakistana in testa alla classifica mondiale per la peggior qualità dell’aria e a novembre scuole e collegi sono rimasti chiusi per 15 giorni, in quello che è stato un vero e proprio lockdown dell’istruzione per motivi ambientali. Le istituzioni locali a inizio dicembre hanno ordinato la riapertura dei centri di istruzione ma la Corte suprema indiana ha bloccato tutto.

In questi mesi il costante peggioramento dei livelli di inquinamento di Nuova Delhi ha spinto la municipalità a intraprendere una serie di misure, come l’acquisto di una grande flotta di bus elettrici, il divieto di circolazione in città per la gran parte dei veicoli a diesel e lo stop alle costruzioni. La situazione non è migliorata e da qui si è arrivati alla decisione di sospendere alcuni servizi in presenza, come l’istruzione. Nei giorni scorsi sono state anche chiuse cinque grandi centrali elettriche a carbone che si trovano nella periferia urbana. Questo mentre l’incidenza di malattie respiratorie e tumori è in continua crescita, soprattutto tra i bambini della città.

La situazione critica in tutta l’area

Lahore e Nuova Delhi non sono eccezioni negative, al contrario si tratta della punta dell’iceberg di un problema che riguarda tutta quest’area dell’Asia meridionale. 

Soffrire di asma, infezioni bronchiali, danni ai polmoni e altre patologie di questo tipo è normale in Pakistan e secondo la Global alliance on health and pollution sono almeno 128mila i pakistani che ogni anno muoiono a causa dell’inquinamento. L’aspettativa di vita media di una persona pakistana si è ridotta di due anni proprio a causa della pessima qualità dell’aria. Il primo ministro, Imran Khan, ha annunciato che entro il 2030 il paese aumenterà del 30 per cento le fonti rinnovabili nel proprio mix energetico, ma per ora quest’obiettivo sembra lontano visto che la dipendenza dalle fonti fossili appare molto solida. A ciò si aggiungono gli impianti a carbone che la Cina sta costruendo nel Punjab nell’ambito del progetto della Nuova via della seta.

Anche il resto dell’India non se la passa bene. Secondo la rivista scientifica The Lancet, 1,67 milioni di morti nel paese nel 2019 sono stati causati dall’inquinamento, con 15 delle 20 città con la peggior qualità dell’aria del mondo che si trovano proprio qui. Il governo Modi finora è sembrato più impegnato a scaricare le responsabilità sulle istituzioni locali che non a provare a cambiare lo stato delle cose. Nella giornata di chiusura della Cop26 di Glasgow ha ottenuto, insieme alla Cina, che nel documento finale la parola “abbandono” delle fonti fossili fosse sostituita da “riduzione”. Per il primo ministro il carbone sta favorendo la crescita del paese e risollevando ampie fette di popolazione dalla povertà. Molte altre però si stanno ammalando, mentre l’India comincia a pesare sempre di più sulle spalle del Pianeta.

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