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I dati che giungono dalle centraline antismog sono allarmanti e vedono l’Italia aggiudicarsi il primato di nazione con più morti da biossido di azoto d’Europa.
L’Italia è la nazione con più morti premature da biossido di azoto (NO2) in Europa ed è anche nel gruppo di paesi che sforano i limiti di legge relativi ai principali inquinanti atmosferici. È quanto riporta il nuovo rapporto sulla qualità dell’aria 2010-2017 dell’Agenzia europea per l’ambiente (Aea) pubblicato il 16 ottobre.
?Air quality in Europe report is out! #AirQuality is getting better but persistent pollution still damages people’s health and the economy. Cutting air pollution in ?? would prevent early deaths, improve productivity & curb climate change Find out more?https://t.co/1n8Zvi2hCd pic.twitter.com/vb6K71Plcc
— EU EnvironmentAgency (@EUEnvironment) October 16, 2019
Due milioni di italiani vivono in aree dove vengono sistematicamente violati i limiti europei per i tre inquinanti principali: biossido d’azoto, ozono e polveri sottili, come pm2,5 e pm10.
I dati sono stati raccolti nel corso di sette anni, dal 2010 al 2017 e giungono dalle centraline antismog situate lungo tutto lo stivale. Le cifre indicano come aree più inquinate la pianura padana, con Torino che durante gli anni contende il primato di città più inquinata d’Europa a Londra e Parigi, e Padova, dove sono stati registrati livelli oltre i limiti di polveri sottili. La situazione è grave anche nelle aree rurali nazionali, dove sono stati rilevati superamenti dei limiti giornalieri di particolato in 16 delle 27 centraline analizzate.
I numeri del rapporto collocano l’Italia come prima nazione europea per morti da biossido d’azoto (14.600), da ozono (3.000) e come seconda per decessi da particolato fine (58.600). I dati registrati rappresentano comunque un miglioramento rispetto al 2015, quando erano stati contati 20mila decessi per biossido d’azoto.
Ogni anno, in Europa si registrano oltre 370mila decessi causati dall’inalazione di agenti inquinanti emessi dall’industria dei trasporti, da quella energetica, dallo smaltimento dei rifiuti, dall’agricoltura e dai servizi di riscaldamento.
Leggi anche: L’inquinamento atmosferico uccide 800 persone ogni ora, 7 milioni in un anno
I dati del 2017 sulle polveri sottili vedevano le concentrazioni più alte in Italia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Polonia, Romania e Slovacchia. Greenpeace li ha definiti “dati allarmanti che impongono una riflessione dato che sono direttamente collegati alla crisi climatica di cui tanto si discute in questi tempi”.
Le principali fonti di #inquinamento dell’aria e di emissioni di gas serra sono le stesse. Servono misure urgenti nei settori #trasporti, energia e agricoltura se vogliamo respirare aria pulita e salvaguardare il #clima del Pianeta. #CleanAirNow! https://t.co/wLVdX5IPQB — Greenpeace Italia (@Greenpeace_ITA) October 16, 2019
L’Italia, come molte altre nazioni, ha approvato un decreto Clima che è stato presentato dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa come “il primo atto normativo del nuovo governo per inaugurare il Green new deal”. Le associazioni l’hanno però definito come insoddisfacente perché privo di riferimenti ai combustibili fossili.
È stato appena approvato il #DecretoClima. È un risultato importante per il Paese.
Uno dei primi decreti di questo governo è sulla tutela ambientale e sul contrasto ai cambiamenti climatici.
Tra poco sarò in diretta pic.twitter.com/KUo6TEAGMg
— Sergio Costa (@SergioCosta_min) October 10, 2019
“È necessario un piano nazionale contro l’inquinamento che riduca il traffico motorizzato privato, investa sulla mobilità urbana sostenibile, potenzi il trasporto pubblico locale e riduca le emissioni agricole, energetiche e industriali”, ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.
Alla luce dei dati presentati dal rapporto sulla qualità dell’aria, è importante comprendere, anche a livello normativo, la profonda connessione tra inquinamento e riscaldamento globale. Lavorare per avere città con meno smog equivale a puntare, ad esempio, su fonti di riscaldamento e di mobilità sostenibili che automaticamente contribuiscono anche a combattere il riscaldamento globale.
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