![I cambiamenti climatici rendono più fragili le foreste: spetta a noi tutelarle](https://cdn.lifegate.it/Uo8O3bcCWmXU02BcE2tjGePvH2w=/470x315/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/foreste-fao.jpg, https://cdn.lifegate.it/qqdIw0SCwubwy7bixl7Zzz9dx0A=/940x630/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/foreste-fao.jpg 2x)
L’innovazione può dare un futuro sostenibile ai polmoni verdi del nostro pianeta: lo sottolinea l’edizione 2024 del report Fao sullo stato delle foreste.
I combustibili fossili continuano a essere sovvenzionati dallo stato con sussidi per quasi 20 miliardi di euro l’anno. La manovra finanziaria ne vale 32. Perché?
Quanto spende l’Italia per i sussidi ai combustibili fossili? Se lo è chiesto, tra gli altri, anche il deputato Alberto Zolezzi che, in un suo post apparso sul blog del Movimento 5 stelle, arriva a parlare di una cifra intorno ai 16 miliardi di euro l’anno. Il sito di fact checking Pagella politica ha controllato questa cifra per constatarne la veridicità ed è giunto alla conclusione che, se si considera l’intero comparto dei sussidi dannosi per l’ambiente, il totale è ancora più alto: 19 miliardi di euro.
Partiamo dalle definizioni. I sussidi sono delle misure incentivanti che servono per mantenere i prezzi per i consumatori al di sotto dei livelli di mercato. O al di sopra se la misura è rivolta ai produttori. Si tratta quindi di vantaggi economici e ne esistono di diverso tipo: energetici, agricoli e molti altri. Il ministero dell’Ambiente distingue i sussidi ambientalmente dannosi (Sad) dai sussidi ambientalmente favorevoli (Saf). La distinzione tra i due tipi di sussidi è presente dal 2015, dopo l’istituzione di un vero e proprio catalogo dei sussidi ambientali. Il ministero si impegna a rivederlo tutti gli anni: l’ultima versione risale al 2018 e i dati fanno riferimento all’anno precedente.
Leggendo il catalogo, i Sad equivalgono a quelle misure che “aumentano i livelli di produzione tramite il maggior utilizzo della risorsa naturale con un conseguente aumento del livello dei rifiuti, dell’inquinamento e dello sfruttamento della risorsa naturale, o ancora le misure di sostegno alla produzione che aumentano lo sfruttamento delle risorse e danneggiano la biodiversità”. Ne sono un esempio le esenzioni dalle accise sui carburanti per il trasporto aereo o navale.
Ma la maggior parte dei Sad rientra nei sussidi indiretti, rappresentati da agevolazioni e riduzioni delle accise, soprattutto nel settore energetico, e in particolare nel settore elettrico, che da solo rappresenta circa il 30 per cento delle emissioni di gas serra italiane. La maggior parte dell’energia elettrica in Italia, infatti, è prodotta da combustibili fossili, proprio grazie al prezzo calmierato a livello statale. Ma il Sad indiretto più importante spetta sicuramente al gasolio, al diesel. Il suo prezzo, infatti, è ridotto rispetto a quello della benzina perché l’accisa è più bassa.
Per contro i Saf hanno l’obiettivo di “salvaguardare l’ambiente e la gestione sostenibile delle risorse”. Tra questi citiamo il sostegno specifico per alcune varietà di sementi, come pisello, fava e fagiolo, le misure per l’agricoltura biologica e gli investimenti per il miglioramento della redditività delle foreste.
Consultando il catalogo è possibile identificare per il 2017 un totale di Saf pari a 15,2 miliardi di euro l’anno e Sad pari a 19,3 miliardi di euro, di cui 16,3 miliardi di euro sono rappresentati dai combustibili fossili, come petrolio e gas naturale.
Nonostante le promesse fatte a ottobre attraverso l’approvazione del decreto Clima, manca nel concreto un taglio ai sussidi ambientali dannosi. Ragione per cui le Nazioni Unite, attraverso il rapporto Finance fit for Paris, bocciano l’Italia perché non si è ancora allineata agli obiettivi richiesti dall’Accordo di Parigi. Le misure sin qui adottate, in ultimo appunto il decreto Clima, non sono affatto sufficienti per mitigare la CO2 e rispondere in modo chiaro all’emergenza climatica in corso. Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa aveva promesso la riduzione dei Sad, in particolare dei sussidi ai combustibili fossili nella misura di un 10 per cento all’anno a partire dal 2020, ma evidentemente il taglio è stato rimandato.
“La legge di bilancio ne è una prova tangibile visto che dal testo iniziale è scomparso il totale taglio alle esenzioni dal pagamento delle royalties”, spiega Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, “sostituito da esenzioni a partire dal 2020 di cui beneficeranno le concessioni sul gas con una produzione annuale fino a 10 milioni di metri cubi standard per quello estratto in mare e 30 milioni per quello estratto sulla terra ferma”. Per il settore petrolifero la limitazione delle esenzioni varrebbe per soli tre anni. A tutto questo si aggiunge la “timida” misura arrivata dall’esecutivo che riguarda l’introduzione del pagamento dell’Imu per le piattaforme petrolifere offshore.
A guadagnarci finora sono state le multinazionali dell’energia fossile. Una ricerca commissionata da Greenpeace, Corporate europe observatory, Food & water europe, Friends of the Earth Europe, rivela che dal 2010 ad oggi le cinque più grandi compagnie ptrolifere del pianeta – stiamo parlando di Bp, Chevron, Exxon Mobil, Shell e Total – hanno speso almeno 251 milioni di euro per fare pressione sull’Unione europea, con l’intento di influenzare le politiche su clima ed energia. Queste multinazionali si avvalgono a Bruxelles di circa 200 lobbisti che, da quando nel 2014 è entrato in carica il presidente Jean-Claude Juncker, hanno partecipato a 327 riunioni di alto livello con i massimi funzionari della Commissione europea. L’equivalente di una riunione a settimana.
Leggi anche: Basta un decimo dei sussidi alle fonti fossili per finanziare la transizione alle rinnovabili
Questo sforzo di lobbying ha portato, nell’ultimo anno, a un utile di 82 miliardi di dollari per i cinque giganti del petrolio e del gas. Le stesse aziende sono state responsabili del 7,4 per cento delle emissioni globali di gas serra tra il 1988 e il 2015. I risultati pubblicati da Greenpeace e dalle altre organizzazioni servono per spiegare quanto sia difficile, nel concreto, tagliare i sussidi e le misure economiche a favore delle grandi industrie che operano nei combustibili fossili. Ma dimostra allo stesso tempo che questo è il settore che più di tutti ha bisogno di essere superato come unica risposta concreta alla crisi climatica che stiamo vivendo.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
L’innovazione può dare un futuro sostenibile ai polmoni verdi del nostro pianeta: lo sottolinea l’edizione 2024 del report Fao sullo stato delle foreste.
Il Piemonte è la regione italiana che vanta il maggior numero di comuni rurali Spighe verdi con un’attenzione spiccata alla sostenibilità.
I megabassines sono enormi riserve d’acqua pensati per l’agricoltura nei mesi di siccità. Nonostante le ottime promesse, sono oggetto di proteste per il loro impatto ambientale.
Il 26 febbraio 2023 a causa del mare mosso 94 migranti annegarono a 300 metri dalla costa calabrese: non ci furono soccorsi nonostante gli allarmi.
L’attivista 73enne impegnato nella lotta alla caccia alle balene è stato ammanettato a Nuuk su un mandato d’arresto emesso dalla Guardia costiera giapponese. Rischia l’estradizione.
A una settimana dal rogo nell’impianto di raccolta rifiuti, spenti gli ultimi focolai. Per ArpaCal non ci sono pericoli ma mancano le analisi del suolo.
In città le temperature sono più alte che altrove: è il fenomeno dell’isola urbana di calore. La cementificazione del territorio impedisce a piante e suolo di regolare la temperatura dell’aria. Dal soil sealing al calore antropogenico, le cause sono tutte legate alle attività umane.
Interessata un’area di 5mila metri quadrati, il Comune invita i cittadini a tenere chiuse le finestre e a indossare le mascherine ffp2.
Una catena umana per fermare i disboscamenti per far spazio alla grande opera: i comitati di cittadini si muovono per salvaguardare il territorio.