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Il packaging alimentare del futuro: tra sostenibilità e innovazione
Il futuro del packaging alimentare è caratterizzato dalla riduzione dell’impatto ambientale lungo tutta la catena del valore, anche grazie alle nuove tecnologie.
Innovazione, digitalizzazione e sostenibilità stanno innescando grandi cambiamenti nel settore del packaging, soprattutto quello alimentare, che oggi è chiamato a rispondere alle grandi sfide globali definite dall’Agenda 2030.
In particolare, il packaging ha implicazioni positive per più di uno dei diciassette obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’agenda Onu: per esempio, consente anche di portare acqua potabile laddove non è possibile averla in altro modo – nel mondo, sono ancora 2 miliardi le persone che non hanno accesso a casa a servizi di acqua potabile gestiti in modo sicuro – permette di trasportare il cibo in sicurezza e, proteggendolo da luce, aria e deperimento, aiuta a non sprecarlo. Per questo deve essere sicuro per le persone e prodotto con materie provenienti da fonti controllate e certificate.
Allo stesso tempo, gli imballaggi generano una grande quantità di rifiuti: residui di plastica da imballaggio sono stati trovati praticamente ovunque nei mari e negli oceani, dalla fossa delle Marianne ai poli e, secondo Legambiente, in Italia ogni cento metri di spiaggia si trovano una media di 834 rifiuti, di cui l’84 per cento è composto da plastica e il 46 per cento è rappresentato da contenitori e oggetti in plastica per il consumo di alimenti, alcuni dei quali messi al bando dalla direttiva europea sulla plastica monouso (posate, piatti, tazze, cannucce e agitatori per bevande).
Il futuro del packaging è quindi caratterizzato da una sempre più necessaria conciliazione tra aspetti favorevoli e meno favorevoli, resa oggi possibile dalle nuove tecnologie in grado di ottimizzare materiali e processi di confezionamento.
Packaging alimentare: passato, presente e futuro
Lo sviluppo di contenitori in grado di trasportare bevande e alimenti ha origini davvero lontane e, nel corso dei millenni, sono stati sviluppati vari tipi di imballaggi alimentari: dai primi contenitori in ceramica, ai barattoli di vetro, alle scatole di latta e ai sacchetti di carta. Ma è stato solo durante il Ventesimo secolo che il packaging alimentare è diventato una parte importante di questa industria.
Dopo il boom economico degli anni Cinquanta, iniziarono a essere utilizzati nuovi materiali di confezionamento, primo tra tutti la plastica, capaci di garantire da un lato l’igiene alimentare e dall’altro la velocità negli spostamenti dai magazzini ai negozi, ma derivati da materie prime fossili come il petrolio e realizzati con un processo produttivo climalterante.
Il packaging del futuro dovrà necessariamente essere sempre più sostenibile durante il suo intero ciclo di vita grazie all’ottimizzazione delle attività di approvvigionamento, fabbricazione, trasporto e riciclo, realizzato a partire da materie prime vegetali gestite in modo sostenibile e con l’utilizzo di tecnologie sempre più efficienti.
Già nel 1951, un’azienda svedese ha immesso sul mercato un tipo di imballaggio per alimenti a base di cartone, con un impatto climatico molto inferiore rispetto a quelli di sola plastica. Questo packaging, prodotto da Tetra Pak, è in grado di conservare gli alimenti e bevande come latte e succhi di frutta per lungo tempo senza conservanti.
L’evoluzione delle confezioni Tetra Pak
In generale, gli imballaggi di Tetra Pak sono meno impattanti rispetto alle soluzioni tradizionali perché sono principalmente composti da carta per – in media – il 70 per cento, ricavata esclusivamente da foreste certificate FSC™ e da altre fonti controllate. Il 5 per cento circa della confezione è composto da alluminio, che funge da barriera contro ossigeno, luce e batteri preservando i sapori, i valori nutrizionali e organolettici di ciò che contiene. Infine, circa il 25 per cento è la componente polimerica che protegge dall’umidità esterna e trattiene i liquidi.
Pur essendo un cosiddetto multimateriale, il suo riciclo è una realtà: l’intero contenitore va conferito nella raccolta differenziata – anche se le modalità di raccolta – carta o multimateriale leggero – variano da comune a comune. Una volta arrivato alla fase di riciclo, i singoli materiali sono separabili meccanicamente e, post riciclo, la fibra di cellulosa e il polyal (plastica e alluminio) possono trovare nuovi utilizzi, dando vita a una molteplicità di oggetti.
Come sottolineato da Sara De Simoni, managing director di Tetra Pak Packaging Solutions, il percorso verso la sostenibilità dei cartoni per bevande Tetra Pak inizia già nella fase di design: un imballaggio deve essere progettato per essere riciclato. Un concetto semplice, che però cambia l’intero ciclo produttivo e le abitudini di consumo. Oggi, è necessario concepire la vita del packaging in modo circolare, utilizzando materiali da fonti rinnovabili, riciclabili e riciclati, rispettando al contempo la necessità di fornire un contenitore sicuro per alimenti e funzionale per i consumatori.
Per questo, Tetra Pak continua a investire in ricerca e sviluppo: uno degli obiettivi dell’azienda in termini di sostenibilità è quello di semplificare ulteriormente la struttura dei materiali che compongono i cartoni per bevande, aumentando la quota di carta, eliminando l’alluminio e riducendo la plastica vergine di origine fossile a favore di polimeri riciclati o a base vegetale: “Dopo la convalida tecnologica commerciale di una barriera a base di polimeri per sostituire lo strato di alluminio nelle nostre confezioni asettiche, stiamo ora testando una barriera a base di fibre che potrà ridurre ulteriormente le emissioni di anidride carbonica”, ci ha raccontato Sara De Simoni. “Inoltre, siamo attivi anche nella ricerca grazie alla collaborazione con MAX IV, il più moderno laboratorio di radiazioni di sincrotrone al mondo, per scoprire nuove informazioni sulla nanostruttura dei materiali in fibra, con una prima applicazione atta a ottimizzare la composizione dei materiali utilizzati per la realizzazione di cannucce di carta”.
Tetra Pak, sostenibilità e Agenda 2030
L’industria dei cartoni per bevande ha un ruolo centrale non solo nello sviluppo di packaging sempre più sostenibili, ma anche nella food chain in un’ottica di sostenibilità nel suo significato più ampio.
Il Food waste index report 2021 delle Nazioni Unite ha rilevato che nel 2019 lo spreco di cibo ha raggiunto 931 milioni di tonnellate, che corrispondono al 17 per cento di tutto il cibo disponibile per la popolazione mondiale. Oltre a impattare sull’economia, questo spreco impatta anche sull’ambiente: l’8 – 10 per cento delle emissioni globali di gas serra è associato al cibo che non viene consumato. È chiaro, quindi, che lo sviluppo di nuove tecnologie di confezionamento e di imballaggio che permettano di prolungare la conservazione degli alimenti è fondamentale sia per il raggiungimento dell’obiettivo 12 dell’Agenda 2030, che prevede l’accesso a un’alimentazione sicura e la riduzione dello spreco alimentare, ma anche, per esempio, dell’obiettivo 2 (sconfiggere la fame) o dell’obiettivo 13 (lotta contro il cambiamento climatico).
Secondo Sara De Simoni, un esempio emblematico di trattamento e confezionamento in grado di garantire elevati standard di conservabilità per alimenti efficienti e resilienti è quello della tecnologia asettica che Tetra Pak ha introdotto per prima e che permette di mantenere gli alimenti sicuri e nutrienti per almeno sei mesi senza necessità di refrigerazione né di conservanti.
Infine, l’azienda sta lavorando per il raggiungimento della neutralità carbonica per la propria produzione entro il 2030 e in tutta la sua supply chain entro il 2050, attraverso una combinazione di riduzione delle emissioni, compensazione e investimenti in fonti rinnovabili di energia: una visione olistica della sostenibilità, che impegna l’azienda a ridurre l’impatto ambientale lungo tutta la catena del valore alimentare, supportando la transizione verso un’economia circolare.
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