Rapporto Mal’aria 2019. Inquinamento in Italia “da codice rosso”, in Lombardia si soffoca

Lo smog in Italia è “un’emergenza continua”. La classifica delle città più inquinate nel rapporto Mal’Aria 2019: Brescia, Lodi e Monza le peggiori.

Soffocata, imbottigliata, inquinata. La fotografia dell’Italia che emerge dal rapporto Mal’aria 2019 di Legambiente è allarmante. Eppure, il dossier annuale sull’inquinamento atmosferico nelle città del nostro paese indica che, nonostante lo smog e gli ingorghi, gli italiani non rinunciano all’uso dell’auto privata.

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La classifica delle città più inquinate in Italia secondo il rapporto Mal’Aria 2019 di Legambiente

38 milioni di auto private in circolazione

I veicoli in circolazione sono infatti ormai 38 milioni e garantiscono in tutto il 65,3 per cento degli spostamenti: “L’Italia – si legge nel rapporto – è uno dei paesi europei con il più alto tasso di motorizzazione (con una media di circa 65 auto ogni 100 abitanti). Valori enormi se confrontati con quelli di alcune capitali europee: a Parigi ci sono 36 auto per 100 abitanti, come a Londra e a Berlino. A Barcellona sono 41, a Stoccolma e Vienna 38”.

Inoltre, “negli ultimi anni il tasso di motorizzazione medio dei capoluoghi italiani ha mostrato addirittura un incremento, passando da 62,4 a 63,3 auto ogni 100 abitanti. E risulta stabile o in aumento in tutte le città”.  

Limiti per Pm10 e ozono superati in 55 capoluoghi italiani

Il risultato, secondo il documento dell’associazione ambientalista è “un anno da codice rosso per la qualità dell’aria, segnato anche dal deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia europea in merito alle procedure di infrazione per la qualità dell’aria, che costerà multe salate alla Penisola”. I numeri indicano infatti che “nel 2018 in ben 55 capoluoghi di provincia sono stati superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili o per l’ozono. In 24 dei 55 capoluoghi il limite è stato superato per entrambi i parametri, con la conseguenza diretta, per i cittadini, di aver dovuto respirare aria inquinata per circa 4 mesi”.

Nella classifica stilata da Legambiente, la situazione peggiore è quella di Brescia. Nel capoluogo lombardo, infatti, sono 150 i giorni in cui i limiti sono stati superati. Al secondo posto la non lontana Lodi, con 149, mentre al terzo c’è un terzo comune della stessa regione: Monza (140 giorni). Seguono quindi  Venezia (139), Alessandria (136), Milano (135), Torino (134), Padova (130), Bergamo e Cremona (127) e Rovigo (121).

In Europa l’inquinamento è responsabile di oltre 400mila morti premature

Un quadro particolarmente preoccupante, anche tenendo conto del fatto che in Europa, stando ai dati dell’Agenzia europea per l’ambiente, sono oltre 400mila le morti premature all’anno per inquinamento atmosferico. E l’Italia si colloca tra i paesi europei peggiori, con più decessi in rapporto alla popolazione, pari a più di 60.600 nel solo 2015.

“Nel nostro paese – ha spiegato Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – continuano a pesare enormemente la mancanza di una efficace strategia anti-smog e il fatto che in questi anni l’emergenza sia stata affrontata in maniera disomogenea ed estemporanea. A quasi nulla sono serviti i piani scattato ad ottobre del 2018 nel Nord Italia con il blocco, parziale, della circolazione per i mezzi più inquinanti“.

No allo smog, una protesta a Milano © Samuele Ghilardi/flickr
No allo smog, una protesta a Milano © Samuele Ghilardi/flickr

Nel rapporto Mal’aria la proposta di un piano nazionale contro l’inquinamento

“L’inquinamento atmosferico – aggiunge il dirigente – ad oggi continua ad essere un’emergenza costante. Per questo ogni città dovrebbe adottare dei Pums (Piani urbani di mobilità sostenibile) ambiziosi. E il ministero dell’Ambiente dovrebbe guidarle”.

Legambiente propone in particolare la creazione di “un piano nazionale contro l’inquinamento, con misure strutturali ed economiche di ampio respiro”, che punti a “ripensare l’uso di strade, piazze e spazi pubblici delle città, creando ampie zone con velocità massima pari a 30 km/h e prevedendo nuovi spazi verdi nei centri urbani”.

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Inoltre, “come fatto in Inghilterra, bisogna realizzare zone centrali a pedaggio (l’Area C a Milano è un esempio) e più vaste aree a emissioni limitate (Low emission zones), con ticket piuttosto elevati di ingresso per i veicoli più inquinanti”. È necessario poi introdurre “una differente politica tariffaria sulla sosta”. Da parte del governo, infine, secondo Legambiente è imprescindibile “un lavoro di consultazione delle parti sociali e il varo di un vera e propria road-map della mobilità sostenibile con l’obiettivo della completa decarbonizzazione del settore”.

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