Alle Galapagos, una mosca vampiro minaccia la sopravvivenza dei fringuelli di Darwin

I fringuelli di Darwin sono una delle specie endemiche delle isole Galapagos. A causa però di una mosca, introdotta erroneamente dall’uomo, sono a rischio estinzione.

Due ampie vetrate da cui entra il sole. Microscopi e vetrini, quaderni di appunti. Un quadro rotondo al cui centro c’è un pulcino morto, ma perfettamente conservato. Un odore pungente di alcool usato per mantenere l’ambiente sterile. Alle pareti, una serie di alte scaffalature bianche su cui poggiano teche di vetro piene di mosche e post-it.

Ci troviamo alla Charles Darwin Foundation, nell’isola di Santa Cruz, una delle principali dell’arcipelago delle Galapagos, dove la dott.ssa Paola Lahuatte coordina il laboratorio in cui si studia la fisiologia riproduttiva della mosca che sta minacciando la sopravvivenza di moltissime specie di uccelli terrestri che risiedono nelle isole.

“Per dimensione e colore è del tutto simile alla mosca comune – racconta la dott.ssa Lahuatte – e, invece, si tratta di Philornis Downsi, una specie aliena invasiva che abbiamo ribattezzato la mosca vampiro aviaria”. Mentre parla, osserva affascinata i piccoli ditteri che affollano le teche, il loro nuovo habitat.

“Le femmine adulte di questo insetto depongono le uova nei nidi degli uccelli terrestri, sopra i pulcini o sul becco, all’interno delle loro narici. Dopo uno o due giorni, le larve ematofaghe fuoriescono e iniziano lentamente a apostarsi alla base del nido da dove emergono di notte, per non essere scoperte, e continuare a nutrirsi del sangue e dei tessuti dei nuovi nati. Da qui, il soprannome di vampiro. Le larve si impupano alla base dei nidi dopo circa sette giorni ed emergono come individui adulti nelle successive due settimane”, spiega la dott.ssa Lahuatte.

Nonostante non siano ancora stati rilevati impatti sugli uccelli marini, la presenza della mosca ha enormi conseguenze per la biodiversità dell’arcipelago “perché non esiste alcun nemico naturale della specie che possa controllarne la diffusione”. Tra gli uccelli più colpiti vi sono i fringuelli di Darwinanimale emblematico delle isole la cui osservazione ha permesso all’omonimo scienziato di sviluppare la teoria dell’evoluzione – e, in particolare, il fringuello delle mangrovie.

Sopravvissuto a stento all’invasione di gatti domestici e ratti, quest’ultimo vive in un areale molto ristretto, il che lo rende ancora più fragile.

“In questa specie, di cui rimangono solo circa cento esemplari, la mortalità dei pulcini è ormai del cento per cento il che si riflette anche su un altro aspetto fondamentale per la sua sopravvivenza. Morendo direttamente nel nido, nessun esemplare raggiunge l’età adulta e, ad oggi, l’esito riproduttivo è pari a zero. Detta in altri termini, non vi sono abbastanza individui sessualmente maturi che possano riprodursi il che sta favorendo episodi di ibridazione con altre specie”.

Paola Lahuatte

Un alieno introdotto dall’uomo

Come accade spesso quando si parla di introduzione di specie aliene – ossia che si trovano a colonizzare un territorio diverso dal loro areale storico – l’uomo ha giocato anche in questo caso un ruolo tristemente fondamentale anche se non consapevole.

Analisi entomologiche hanno infatti permesso di ricondurre l’ingresso della mosca alle Galapagos agli anni sessanta quando sarebbe stata introdotta accidentalmente dall’uomo attraverso qualche carico di frutta – di cui si nutrono gli esemplari nella forma adulta – o tramite materiali grezzi come il legno che, al loro interno, nascondevano le larve. Una volta “sbarcata” nell’arcipelago, ne ha velocemente colonizzato l’ambiente approfittando dell’assenza di predatori e della ricchezza di prede totalmente impreparate alla pericolosa invasione.

Al momento la presenza della mosca è stata confermata in tutte le isole – ad eccezione di quelle più remote come Wolf, Genovesa, Espanola e Darwin – e riguarda 18 specie di uccelli terrestri, di cui sedici endemiche. Il risultato è un aumento della mortalità diretta o, nel migliore dei casi, una diminuzione dell’aspettativa di vita dovuta a malformazioni del becco – dove le mosche sono solite deporre le uova e le larve iniziano il loro ciclo vitale – alla riduzione del tasso di crescita, fino all’anemia.

La situazione è talmente grave che, ogni giorno, nel laboratorio coordinato dalla dott.ssa Lahuatte un equipe di scienziati lavora senza sosta per carpire i segreti di questo insetto così piccolo ma altrettanto potente, allo scopro di apprendere il più possibile sulle sue abitudini riproduttive così da riuscire, presto, a controllarne la diffusione.

“Se non comprendiamo a pieno il suo comportamento, non possiamo sperare di vincere questa battaglia. Per questo lavoriamo sia con le larve che con gli esemplari adulti. Il nostro obiettivo è quello di addomesticare un numero sempre maggiore di mosche, convincendole che questo è il loro habitat naturale e costringendole quindi a riprodursi nelle teche. Ad oggi riusciamo ad ottenere una produzione di circa quattrocento esemplari a settimana ma vogliamo arrivare a milioni di individui entro i prossimi due anni”.

Tra le sfide che il laboratorio ha dovuto affrontare per crescere mosche in salute c’è l’alimentazione delle larve che, nonostante non si possano considerare di certo intelligenti – quantomeno non nella più comune accezione del termine – sono sicuramente pretenziose: per convincerle a mangiare, infatti, ogni giorno vengono serviti loro dei veri e propri pellet composti di sangue di pollo fornito da un’allevamento a cui i ricercatori fanno periodicamente visita.

La sterilizzazione: un inganno a fin di bene

Nonostante quando si tratta di specie aliene l’eradicazione sia spesso una delle strategie preferite, in un contesto estremamente delicato come quello delle Galapagos, e trattandosi di un insetto piccolo e già molto diffuso, è stato necessario agire su più fronti: tra le opzioni di controllo adottate ci sono la cattura attraverso esche e sostanze attrattive per gli insetti, l’utilizzo di prodotti chimici e il trattamento dei nidi di uccello con prodotti a basso rischio.

Nonappena la colonia di mosche allevate in laboratorio sarà abbastanza grande, inoltre, prenderà avvio una campagna di sterilizzazione supportata dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica che si è resa disponibile a fornire al laboratorio gli strumenti necessari a irradiare gli insetti nel periodo dello sviluppo.

“In questo modo renderemo inoffensivi gli spermatozoi dei maschi senza che né loro, né le femmine, se ne rendano conto. Li prenderemo letteralmente in giro lasciando che continuino ad accoppiarsi ma senza alcun risultato”, continua Lahuatte sorridendo.

isola galapagos
Le Isole Galápagos sono un arcipelago vulcanico dell’Oceano Pacifico © iStockphoto

Le Galapagos: l’arcipelago dove la fauna selvatica ha ancora fiduca nell’essere umano

Nonostante il loro isolamento dalla costa dell’Ecuador, le Galapagos non sono mai riuscite a sottrarsi dall’influenza dell’uomo. Dalla loro scoperta, avvenuta nel 1535, quando Tomás de Berlanga, vescovo di Panama, ci approdò per errore, hanno subito invasioni, trasformazioni del territorio, sovrasfruttamento e inquinamento. Alcune delle più emblematiche tra le 1300 specie endemiche che vivono nell’arcipelago, sono state perseguitate per la loro carne, per le pelli, le pinne o anche, solamente, per il piacere di vederle soccombere al potere dell’uomo.

Eppure, ogni giorno, enormi colonie di leoni marini continuano a dividere le loro spiagge con gruppi di turisti entusiasti. Sule dai piedi azzurri e fregate magnifiche sorvolano i pescherecci mentre goffi pellicani pattugliano i moli in attesa di qualche scarto della pesca. Le tartarughe marine emergono, di tanto in tanto, per dare un’occhiata ai nuovi arrivati e, senza paura, sonnecchiano tra le onde… In quella che continua ad essere un’eccezionale dimostrazione di fiducia nei confronti dell’essere umano.

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