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22 isole nel mondo stanno facendo scuola in tema di sostenibilità. Come se la cavano le isole minori italiane? I dati del dossier Isole sostenibili di Legambiente.
La bellezza del mare, la forza del vento, il sole, il cielo, il profumo avvolgente di essenze mediterranee. Nelle isole minori italiane, da Capri a Pantelleria, dal Giglio a Lampedusa, possiamo incontrare paesaggi indimenticabili e una biodiversità unica custodita da parchi nazionali, aree marine protette, siti di importanza comunitaria. Potenzialmente le nostre isole minori potrebbero essere straordinari laboratori di innovazione e sostenibilità. Un esempio da esportare con orgoglio nel mondo. Ma non è quello che sta accadendo.
Per raggiungere questo obiettivo l’Italia deve fare ancora molta strada e per il momento la rivoluzione green sta accadendo altrove. Quello che nel nostro Paese sembra ancora un’utopia sta già funzionando in 22 isole nel mondo (tra Pacifico, Atlantico, mari del Nord e Australia) che hanno avviato con successo percorsi verso l’indipendenza energetica e la gestione sostenibile delle loro risorse. Le storie di queste esperienze virtuose, che speriamo diventino uno stimolo ad agire con maggiore determinazione per l’Italia, le racconta Legambiente nel dossier Isole sostenibili. Parallelamente il rapporto dell’associazione fotografa lo stato attuale dei processi di sostenibilità delle 20 isole minori italiane. Fonti rinnovabili, raccolta differenziata, gestione virtuosa delle risorse idriche e mobilità sostenibile sono i temi presi in esame.
Il quadro che emerge per quanto riguarda le energie pulite sulle isole minori è disarmante, in nessuna si arriva al 4 per cento dei consumi elettrici, mentre nel resto d’Italia siamo al 35 per cento. La diffusione presenta dei numeri molto bassi. Ad esempio, sull’isola di Capri sono presenti 92,15 metri quadrati di solare termico, 11,9 chilowatt (kW) di solare fotovoltaico e 32,3 kW di biomasse per il comune di Capri; nel comune di Anacapri sono invece 25,94 i metri quadri di solare termico installati. Ad Ustica i 29,33 kW di solare fotovoltaico sono distribuiti su cinque impianti privati. A Pantelleria i 470 kW di solare fotovoltaico sono distribuiti tra 69 impianti, di cui uno a concentrazione da 85 fkW (presso l’aeroporto) e gli altri installati sull’ospedale, una scuola, alberghi e edifici privati. Inoltre sono presenti due impianti minieolici. Nell’isola di Capraia sono installati 2.388 kW di una centrale alimentata a biodiesel di importazione derivante da coltivazioni di soia, girasole e colza. Il paradosso è che a fronte di potenzialità rilevantissime di diffusione di solare ed eolico, i fabbisogni di energia sono ancora garantiti da vecchie, inquinanti e costose centrali a gasolio.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, le isole minori sono ancora molto indietro con una media del 18 per cento (dati Ispra e Comieco). I dati migliori di raccolta differenziata sono a Capri (56 per cento) e a Pantelleria (45 per cento), mentre molto preoccupanti sono quelli di Favignana con una differenziata al 19 per cento e Lipari al 13 per cento. Sulla mobilità le isole stanno cercando di fare passi avanti incentivando il trasporto pubblico, il bike sharing, il trasporto elettrico. Ad esempio l’isola di Capri ha recentemente attivato tre navette elettriche e un servizio di bike sharing gratuito con 15 bici a disposizione dei turisti in tre diverse zone del porto.
I processi virtuosi avviati in diverse isole devono ancora fare i conti con i ritardi che riguardano la gestione delle risorse idriche e la depurazione. In diverse isole come Favignana, il Giglio, Lampedusa, Linosa, Lipari, Pantelleria, Ustica, Capraia e Vulcano (dove è in corso di realizzazione) è diffuso l’utilizzo di impianti di dissalazione che, però, molto spesso non riescono a coprire la domanda. In particolare nelle isole della Sicilia il 50 per cento della fornitura di acqua avviene ancora con navi cisterna, tale sistema presenta da sempre costi elevati. Drammatico il ritardo nella depurazione con sei isole che ne sono dotate: Tremiti, Capri, Lipari, Pantelleria, Ustica, Ventotene e Vulcano. Una situazione vergognosa che pregiudica l’appetibilità turistica dell’isola.
È ora che le venti isole minori italiane superino ritardi e inadempienze. Legambiente propone di approvare in ogni isola un piano per arrivare al 100 per cento di energia da fonti rinnovabili, attraverso interventi di efficienza energetica e riduzione dei consumi e di sviluppo degli impianti puliti. È poi importante realizzare un modello virtuoso di gestione della risorse idriche che punti a ridurre i consumi, a recuperare gli sprechi e le perdite (assai rilevanti) nella rete di distribuzione della risorsa. E spingere la raccolta differenziata dei rifiuti (attraverso un modello di porta a porta e di centri di raccolta) e il recupero dell’organico per la produzione di compost. L’agricoltura, particolare non trascurabile, può essere il perno intorno a cui ridisegnare un modello di economia circolare utile e fondamentale per le isole, che risentono sempre più dei cambiamenti climatici.
Ci sono due novità normative che dovrebbero aiutare la rinascita green delle isole minori italiane: il decreto del ministero dello Sviluppo economico che incentiva le fonti rinnovabili nelle 20 isole minori non interconnesse alla rete elettrica. E la legge che ha introdotto il contributo di sbarco sulle isole minori, che prevede di indirizzare le risorse per interventi di gestione e valorizzazione ambientale. Peccato che per sbloccare le rinnovabili serve ancora una delibera dell’autorità per l’energia. E rispetto al contributo di sbarco troppe isole si muovono in ordine sparso e non è chiaro come le risorse possano davvero migliorare la situazione della gestione dei rifiuti, dell’acqua o valorizzare il turismo sulle isole. Serve una cabina di regia, un maggiore coordinamento tra istituzioni, un maggiore coraggio. Per il momento consoliamoci con le pratiche virtuose delle 22 isole nel mondo che già sono a buon punto.
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