La Cop28 è finita, ma bisogna essere consapevoli del fatto che il vero test risiede altrove. Dalla disinformazione al ruolo delle città, ciò che conta avviene lontano dai riflettori.
Laurence Tubiana, European climate foundation. I negoziati della Cop 25 sono senza energia
Laurence Tubiana della European climate foundation pensa che Europa e Cina possano rafforzare il processo dei negoziati per il clima, in corso alla Cop 25 di Madrid. La nostra intervista esclusiva.
Laurence Tubiana della European climate foundation, la fondazione europea per il clima, è nota per essere stata l’architetta dell’Accordo di Parigi e oggi rimane una delle persone meglio informate sui negoziati per il clima e sugli affari europei legati al Green new deal. L’abbiamo incontrata, unico giornale italiano, alla Cop 25 di Madrid per fare il punto della situazione.
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Madame Tubiana, come procedono i colloqui qui a Madrid?
Sono negoziati con poca energia, che si trascinano. Non è un problema rimandare alcune questioni al prossimo anno. Però la sensazione è che i negoziatori non si preoccupino della pressione che viene dall’esterno, dai movimenti, dalla scienza. Tutto va a rilento. So che non è un lavoro facile. Ma spero che ci sia uno slancio finale.
#GreenNewDeal : #climate & #socialjustice have to become key #EU priorities
Inclusivity can be a valuable tool to reconcile theses challenges, thank you @vonderleyen for acknowledging the citizens’ work within the French citizens’ assembly @Conv_Citoyennehttps://t.co/vbW7Fhcx6O— Laurence Tubiana (@LaurenceTubiana) December 11, 2019
Le emissioni continuano a crescere. Bisogna creare un contesto per aumentare l’ambizione il prossimo anno quando gli stati dovranno rinnovare gli impegni per invertire la rotta.
Non è un argomento di questo negoziato, ma dobbiamo lasciare Madrid con un testo dove si parli di ambizione collettiva, che si ribadisca che tutti facciano la loro parte. Unione Europea, Cina, Australia stanno spingendo in questa direzione e devono aprire un dialogo con tutti i grandi inquinatori che fino a questo momento non hanno espresso l’intenzione di presentare piani dei tagli alle emissioni più ambiziosi. L’Accordo di Parigi è un framework, che non costituisce un’azione di per sé. Per questo abbiamo bisogno di mettere pressione sui governi. Abbiamo bisogno di discussioni tra politica e società civile in ogni paese. Il budget di carbonio che rimane è sempre più scarso. Il prossimo anno sarà il momento della verità per capire se i paesi che hanno firmato l’Accordo di Parigi saranno in grado di adempiere ai loro impegni.
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L’Ue ha un nuovo ruolo e sta giocando in attacco in questi negoziati.
Abbiamo un nuovo mandato per questa Commissione, una visione politica differente, compatta, che sa mettere insieme un Green deal, la volontà di avere una transizione verso un’economia low-carbon, e il clima in un’unica coerente politica europea. Questo è qualcosa di completamente nuovo.
In vista dei negoziati del 2020 sarà centrale il summit Ue-Cina voluto dalla cancelliera tedesca Angela Merkel per creare una politica condivisa, che si terrà a Lipsia, in Germania, il prossimo anno, prima delle elezioni negli Stati Uniti.
Noi abbiamo bisogno della Cina e di definire una dichiarazione comune, al pari della dichiarazione Obama-Xi Jinping nel 2014, per ribadire uno sforzo comune sul clima e non solo. Il clima è in cima all’agenda della Commissione e questo è fondamentale. L’interesse è comune: se l’Europa non raggiunge gli impegni di riduzione delle emissioni, sarà la Cina a subire gli impatti del cambiamento climatico, e viceversa. Per fare questo però servirà ratificare l’impegno dell’Europa per nuove ambiziose riduzioni come chiesto dal Parlamento europeo. Io penso che sia possibile avere tutti gli elementi nella giusta sequenza.
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Però rimangono le elezioni americane.
Per i candidati democratici la questione climatica occupa un posto centrale. Qualora si verificasse uno spostamento negli equilibri politici negli Stati Uniti ci troveremmo in un contesto completamente diverso, favorevole, per l’ambizione internazionale. Come accaduto con il Canada, spero possa accadere con gli Usa.
In Europa c’è ancora tanto lavoro politico da fare.
Abbiamo l’obiettivo della carbon neutrality per il 2050, che vari stati devono ancora trasformare in legge entro il prossimo anno, l’Ue Green deal, mentre per far crescere l’ambizione dovremo attendere ancora un po’ di mesi. Il principale ostacolo è come rendere possibile la transizione. Per tanti paesi come Polonia e Repubblica Ceca non è semplice. Dunque la questione chiave è come progettiamo questa transizione? Serve mettere le politiche sociali davanti a quelle climatiche, solo così supereremo tutti gli ostacoli.
#Climat : “Le monde de demain ne ressemblera pas à celui d’aujourd’hui, et le devoir des pouvoirs publics est de s’y préparer dès maintenant en formant l’ensemble de la fonction publique à ces nouveaux enjeux” – notamment à l’ENA !#UrgenceClimatiquehttps://t.co/D0ooTSkpuX — Laurence Tubiana (@LaurenceTubiana) December 4, 2019
Domani Ursula von der Leyen, presidentessa della Commissione europea, presenterà l’European green deal. Cosa si aspetta da questa misura?
Un piano di investimento europeo che coinvolga le istituzioni finanziarie. Non solo: dobbiamo improntare una nuova politica agricola dove l’agricoltura sia parte della soluzione; servono policy industriali ad emissioni zero. Serve una coraggiosa strategia di elettrificazione dei trasporti, un radicale incremento delle energie rinnovabili, e nuovi target di efficienza energetica. Il tutto però con la componente sociale al cuore del piano.
We will invest all our energy into Europe??and its people. #vdLcommission pic.twitter.com/APaiDoAfYY
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) November 27, 2019
L’Italia ha varato una legge sul clima. Pensa che l’Italia stia facendo abbastanza in Ue?
Il governo italiano ha intrapreso alcune iniziative positive. Ha finalmente una visione per essere carbon neutral al 2050. E spero che supporterà la riduzione delle emissioni del 55 per cento al 2030. Ma sono sicura, dato che ospiterà la pre-Cop e la Cop dei giovani, che saprà essere all’altezza con misure idonee.
Foto in apertura: Stephane De Sakutin / Afp / Getty Images
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Siamo tutti contenti del compromesso trovato alla Cop28 sulle parole, perché le parole sono importanti. Ma quando si passa all’azione?
Il testo finale della Cop28, quello che contiene anche il bilancio delle azioni fatte e quello che c’è da fare contro la crisi climatica, è stato approvato dalla plenaria.
Durante la Cop28 di Dubai, i rappresentanti arabi dell’Opec si sono riuniti a Doha per far fronte unico contro il phase out dei combustibili fossili.
Phase out, phase down, unabated. Cerchiamo di capire meglio il significato delle parole della Cop28, al fine di orientarci meglio nelle prossime ore quando arriveranno nuove bozze e nuovi documenti da analizzare.
Alla Cop28 di Dubai si attende una nuova bozza del Global stocktake, dopo quella, estremamente deludente, pubblicata lunedì. Segui la diretta.
L’Italia è stata protagonista nella dichiarazione su agroalimentare e clima, la Emirates declaration. Sulla convergenza tra questi due temi vuole costruire anche l’agenda del G7.
Riuscire a non farsi influenzare dal contesto è sempre difficile per un giornalista. A Dubai lo è ancora di più, ma questo non deve inquinare il racconto del risultato che verrà raggiunto dalla Cop28.
Nella giornata a loro dedicata, i giovani parlano di occupazione militare, economica, fossile. Mentre l’Opec chiede ai “propri” delegati di rigettare l’accordo, al-Jaber si dice “fiducioso che qualcosa di speciale possa accadere”.