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Joaquin Phoenix, Billie Eilish, Moby, Martin Freeman e altre star chiedono che l’impatto degli allevamenti sul clima venga messo all’ordine del giorno della Cop 26.
“L’allevamento è una delle principali fonti di emissioni di gas serra ed è pertanto impossibile raggiungere gli obiettivi fissati nell’Accordo di Parigi senza apportare modifiche al sistema alimentare globale. Anche se tutte le altre principali fonti di emissioni fossero riformate, non sarebbe sufficiente”. È quanto si legge in una lettera congiunta indirizzata ad Alok Sharma, presidente della Cop 26 (la 26esima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre) firmata da alcune tra le più grandi celebrità al mondo. Tra queste figurano nomi come Martin Freeman, Moby, Billie Eilish, Joaquin Phoenix, Alan Cumming, e Leona Lewis. Insieme stanno cercando di spingere i leader globali a parlare del problema degli allevamenti. E a trovare una soluzione.
“Affrontare questa urgente tematica alla Cop 26, incoraggerebbe i governi di tutto il mondo ad agire e fornirebbe ai leader mondiali un ulteriore importante strumento per affrontare i cambiamenti climatici – spiegano le star nella lettera che sostiene la campagna #TheCowInTheRoom lanciata dal ramo inglese dall’organizzazione per la protezione degli animali Humane society international –. Chiediamo all’Unfccc (la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) di riconoscere formalmente e pubblicamente il ruolo degli allevamenti come uno dei maggiori responsabili della crisi climatica e di dare maggiore spazio a questo dibattito”.
Le star chiedono a Sharma di includere tre tematiche fondamentali all’interno delle discussioni della Cop 26:
“L’allevamento intensivo sta distruggendo il nostro pianeta. Questo settore è il secondo più grande emettitore di CO2 al mondo, eppure rimane ampiamente ignorato dai leader mondiali – ha dichiarato il cantautore e attivista per i diritti degli animali Moby –. La scienza parla chiaro: l’adozione di una dieta maggiormente vegetale è una delle azioni più efficaci che possiamo intraprendere per evitare gli effetti catastrofici dei cambiamenti climatici. Quindi, se vogliamo proteggere il nostro pianeta, dobbiamo includere l’allevamento nelle discussioni sulle strategie di mitigazione del cambiamento climatico. Vi supplico, per favore: smettete di ignorare la verità”.
Sono oltre 80 miliardi gli animali che ogni anno vengono uccisi in tutto il mondo a scopo alimentare, dieci volte il numero di esseri umani presenti sul Pianeta. La produzione di cibo di origine vegetale e animale a livello globale è responsabile del 35 per cento di tutte le emissioni di gas serra prodotte dall’essere umano. Di queste, il 57 per cento deriva dalla produzione di alimenti di origine animale e in particolare dagli allevamenti di bovini, secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature food da un gruppo internazionale di esperti guidato dall’università dell’Illinois con la partecipazione della divisione di Statistica della Fao di Roma, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Non solo. Le principali 20 aziende produttrici di carne e latticini al mondo sarebbero responsabili di più emissioni di quelle della Germania, del Regno Unito o della Francia.
Sempre secondo la Fao, l’allevamento è “uno dei due o tre maggiori contribuenti ai più gravi problemi ambientali su ogni scala, da quella locale a quella globale”, essendo uno dei motori principali della deforestazione, dell’estinzione delle specie, del degrado del suolo, dell’inquinamento e dell’esaurimento delle risorse idriche.
L’industria della carne è riuscita per anni a nascondere il proprio impatto sul pianeta, attuando strategie di comunicazione per mostrarsi sostenibile, sminuendo l’impatto degli allevamenti sul clima e mettendo in dubbio l’efficacia delle alternative alla carne e dei suoi sostituti. La Cop 26 potrebbe quindi essere l’occasione giusta per riconoscerlo.
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