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Una ricercatrice analizza in un articolo come scegliere i vegetali al posto della carne riduca maggiormente l’impatto ambientale della dieta, indipendentemente dalla provenienza.
I risultati del report “Stop pesticidi nel piatto 2023” di Legambiente che ha analizzato oltre 6mila campioni di alimenti.
Lo scorso dicembre Legambiente ha pubblicato il consueto report annuale “Stop pesticidi nel piatto” che fa il punto sui fitofarmaci presenti negli alimenti. I dati del 2023 sono in miglioramento ma, secondo l’associazione ambientalista, occorre una legge nazionale contro il multiresiduo, ovvero la presenza di sostanza diverse, e ancora più consapevolezza da parte dei cittadini.
Il rapporto di Legambiente, realizzato in collaborazione con Alce Nero, ha analizzato 6.085 campioni di alimenti di origine vegetale e animale provenienti da agricoltura biologica e convenzionale relativi a 15 regioni italiane. La percentuale dei campioni in cui sono state rintracciate tracce di pesticidi nei limiti di legge è risultata in diminuzione (39,21 per cento contro il 44,1 per cento dello scorso anno), così come quella dei campioni irregolari, ovvero con residui sopra i limiti di legge (1,62 per cento). Regolare e senza residui è risultato, invece, il 59,18 per cento dei campioni (lo scorso anno erano 54,8 per cento).
A questo risultato positivo, si contrappone però il fatto che, seppur nei limiti di legge, nel 15,67 per cento dei campioni regolari sono state trovate tracce di un fitofarmaco e nel 23,54 per cento di diversi residui che creano il cosiddetto cocktail di fitofarmaci.
Nei prodotti biologici, rintracciati residui solo nell’1,38 per cento dei campioni, una contaminazione probabilmente dovuta al cosiddetto “effetto deriva” determinato dalla vicinanza ad aree coltivate con i metodi dell’agricoltura convenzionale.
Nei campioni analizzati sono state rintracciate 95 sostanze attive provenienti da fitofarmaci. Tra i pesticidi più presenti si segnalano in ordine decrescente, Acetamiprid, Fludioxonil, Boscalid, Dimethomorph. Si segnala poi la presenza di residui di neonicotinoidi non più ammessi come Thiacloprid in campioni di pesca, pompelmo, ribes nero, semi di cumino e tè verde in polvere; Imidacloprid in un campione di arancia, 2 campioni di limoni, 3 campioni di ocra; Thiamethoxam in un campione di caffè.
In 3 campioni di uva passa sono stati rintracciati 17 residui, in un campione di pesca 14 residui, in un campione di fragola 12 residui. La frutta anche quest’anno si conferma la categoria più colpita dalla presenza di residui: oltre il 67,96 per cento dei campioni contiene uno o più residui (rintracciati nell’84 per cento di pere, nell’83 per cento di pesche, nel 53,85 per cento di peperoni). Nella frutta esotica (banane, kiwi e mango) è stata riscontrata la percentuale più alta di irregolarità, pari al 7,41 per cento.
Riguardo alla verdura, il 68,55 per cento dei campioni analizzati è risultato senza residui. Tra gli alimenti trasformati, i cereali integrali e il vino sono quelli in cui è stato rintracciato il numero più alto di residui permessi (rispettivamente 71,21 per cento e 50,85 per cento). Sui prodotti di origine animale dei 921 campioni analizzati, l’88,17 per cento è risultato privo di residui.
In occasione della presentazione del report Legambiente ha ricordato gli obiettivi della strategia europea From farm to fork che punta al dimezzamento dei pesticidi utilizzati entro il 2030 e ha chiesto all’Italia una legge specifica sul multiresiduo che, sulla base delle attuali evidenze scientifiche, vieti la compresenza di principi attivi.
“Nonostante qualche dato timidamente incoraggiante, la situazione appare ancora molto complessa e risulta evidente la necessità di una ulteriore e concreta spinta politica affinché si possa davvero mettere fine alla chimica nel piatto – ha dichiarato Giorgio Zampetti, direttore generale Legambiente – In questo contesto, corre l’obbligo di rammentare la nostra forte preoccupazione per la mancata approvazione del Sur, dispositivo emanato dalla Commissione europea che regola e limita l’utilizzo di fitofarmaci, e riguardo all’urgenza di adottare in Italia il nuovo Pan (Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari) la cui ultima stesura risale al 2014”.
“Occorre inoltre – ha aggiunto Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente – emanare i decreti attuativi relativi alla legge sull’agricoltura biologica recentemente approvata dopo tredici anni di attesa perché, è utile ribadirlo, il biologico è la via maestra per ridurre drasticamente l’utilizzo dei fitofarmaci. Il multiresiduo deve essere combattuto attraverso procedimenti normativi. Gli effetti dei “cocktail di fitofarmaci” devono essere prevenuti e arginati e una legge appare come l’unica soluzione in questo senso”.
Per sensibilizzare i cittadini, Legambiente ha lanciato la campagna “Glifosato free” con cui premierà le aziende che, nonostante la proroga al controverso erbicida, hanno deciso di mettere al bando questa pericolosa sostanza.
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