Secondo uno studio globale, i sistemi alimentari attuali stanno distruggendo più valore di quello che creano.
Questo a causa dei costi nascosti, ambientali (utilizzo di risorse ed emissioni) e sanitari (malnutrizione e obesità), dei modelli di produzione e consumo.
Il passaggio a sistemi alimentari più sostenibili porterebbe, invece, benefici tra i 5 e i 10mila miliardi di dollari.
Un nuovo rapporto della Food system economics commission (Fsec), redatto da importanti economisti e scienziati, rivela che cambiamenti a livello mondiale nei sistemi alimentari globali potrebbero comportare benefici compresi tra i 5 e i 10mila miliardi di dollari all’anno, equivalenti al 4-8 per cento del pil mondiale nel 2022.
Lo studio, il più ambizioso e completo finora sull’argomento, sottolinea che i sistemi alimentari stanno attualmente distruggendo più valore di quanto ne creino a causa dei costi nascosti ambientali e sociali e che è urgentemente necessaria una revisione delle politiche dei food systems. “Occorre eliminare gradualmente i combustibili fossili, mantenere la natura intatta e trasformare i sistemi alimentari da fonte a serbatoio di gas serra. Il sistema alimentare globale ha in mano il futuro dell’umanità sulla Terra”, ha affermato Johan Rockström, direttore del Potsdam institute for climate impact research e direttore della Fsec.
I due scenari possibili con o senza il passaggio a sistemi alimentari sostenibili
Nel rapporto, gli scienziati forniscono il modello più completo di due possibili scenari futuri per i sistemi alimentari globali: il percorso delle “Tendenze attuali” e il percorso della “Trasformazione del sistema alimentare”. Nel primo, lo studio delinea cosa accadrà entro il 2050 mantenendo le politiche attuali: l’insicurezza alimentare lascerà ancora 640 milioni di persone (compresi 121 milioni di bambini) denutrite in diverse parti del mondo, in particolare in India, Sud-Est asiatico e Africa sub-sahariana, mentre l’obesità aumenterà del 70 per cento a livello globale a causa di diete ricche di zuccheri, grassi e sale. I sistemi alimentari continueranno a causare un terzo delle emissioni globali di gas serra, che contribuiranno a un riscaldamento di 2,7 gradi entro la fine del secolo rispetto ai periodi preindustriali. La produzione alimentare diventerà sempre più vulnerabile ai cambiamenti climatici e agli eventi estremi; la deforestazione eroderà altri 71 milioni ettari di foreste naturali tra il 2020 e 2050, un’area equivalente a 1,3 volte la dimensione della Francia, lo spreco alimentare pro capite aumenterà del 16 per cento rispetto a oggi.
The most ambitious study of food system economics ever produced.
— The Food System Economics Commission (@FSECommission) January 29, 2024
Nel secondo percorso, gli studiosi mostrano che entro il 2050 un cambio di passo nella conduzione dei sistemi alimentari potrebbe portare all’eliminazione della malnutrizione e a salvare complessivamente 174 milioni di vite dalla morte prematura dovuta a malattie croniche legate all’alimentazione. I sistemi alimentari potrebbero diventare serbatoi di carbonio entro il 2040, contribuendo a limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi entro la fine del secolo, proteggendo 1,4 miliardi di ettari di terreno, quasi dimezzando il surplus di azoto proveniente dall’agricoltura e invertendo la perdita di biodiversità. Inoltre, 400 milioni di lavoratori agricoli in tutto il mondo potrebbero godere di un reddito sufficiente.
Per la transizione serve disincentivare le monocolture e cambiare la dieta
Secondo le stime, il costo per realizzare questa trasformazione equivarrebbe allo 0,2-0,4 per cento del Pil globale annuo, una cifra bassa rispetto ai benefici multimiliardari che potrebbe portare. Per attuare questa transizione dei sistemi alimentari, lo studio propone uno spostamento dei sussidi e degli incentivi fiscali dalle monocolture su larga scala basate su fertilizzanti, pesticidi e deforestazione ai piccoli agricoltori che potrebbero condurre le aziende in armonia con l’ambiente.
Un altro elemento chiave per il passaggio a sistemi alimentari sostenibili è il cambiamento della dieta con un aumento del consumo di cibo vegetalee una diminuzione dei cibi ultra-processati, oltre agli investimenti nelle tecnologie per migliorare l’efficienza e ridurre le emissioni. In questo scenario i costi del cibo aumenterebbero, ma secondo gli studiosi, questo aspetto dovrebbe essere gestito con misure politiche a sostegno delle fasce più deboli della società.
In Italia lo spreco di cibo è cresciuto, basterebbe però che ognuno di noi lo tagliasse di 50 grammi ogni anno per raggiungere l’obiettivo dell’Agenda 2030.
Il giudice ha dato ragione a Greenpeace: entro il 2030 i Paesi Bassi dovranno abbassare i livelli di azoto in metà delle aree interessate dall’inquinamento.
L’associazione è stata osservata in uno studio statunitense. Consumando molta carne rossa processata il rischio di demenza aumenta del 13 per cento, il declino cognitivo soggettivo del 14 per cento.
Il fotografo George Steinmetz ha girato il mondo per raccontare la produzione di cibo e ha raccolto i suoi scatti in un libro che ci restituisce più consapevolezza su quello che mangiamo.