Agricoltura verticale: 7 startup che producono cibo risparmiando acqua e suolo

Coltivare cibo consumando al minimo le risorse, senza chimica e generando meno CO2: la sfida dell’agricoltura verticale raccontata attraverso sette startup.

  • Con una popolazione mondiale in crescita e i cambiamenti climatici in corso, la produzione alimentare dovrà diventare sempre più resiliente e sostenibile.
  • L’agricoltura verticale sfrutta la tecnologia e l’intelligenza artificiale per coltivare cibo con meno acqua e suolo, senza chimica e riducendo le emissioni.
  • Scopriamo questa soluzione attraverso sette startup italiane e internazionali.

Secondo le stime dell’Onu, la popolazione mondiale crescerà da 8 a 9,7 miliardi di persone nel 2050 e a 10,4 miliardi entro il 2080. Questo comporterà, tra le altre cose, la necessità di produrre più cibo e, contemporaneamente, di cambiare il modo di farlo rendendo il sistema di produzione agroalimentare più sostenibile, in termini di consumo di risorse naturali e di emissioni di gas serra generate, e più resiliente ai cambiamenti climatici. Tra le soluzioni messe in campo, una delle più accreditate è l’agricoltura verticale: immaginate aziende agricole che, invece di espandersi in larghezza occupando ettari di terreni, si sviluppano in altezza, con le coltivazioni una sopra l’altra che, grazie a sistemi tecnologi e intelligenza artificiale, sfruttano un decimo dell’acqua e del suolo rispetto all’agricoltura tradizionale. Si tratta di soluzioni pensate per permettere a cui chiunque e ovunque – anche in contesti urbani – di produrre e accedere al cibo. Scopriamo sette startup italiane e internazionali che stanno contribuendo allo sviluppo del settore.

Living Farming Tree

7 startup di agricoltura verticale in Italia e all’estero

Hexagro Urban Farming

Consentire a chiunque, ovunque (specie negli spazi considerati meno adeguati) di produrre e accedere a cibo fresco e sano attraverso nuove tecnologie di agricoltura verticale. È questa la missione di Hexagro Urban Farming, startup con base a Milano, ma composta da un team internazionale di ingegneri, designer, project manager, esperti di marketing e agronomi. La startup è ideatrice di orti verticali intelligenti che si adattano a qualsiasi ambiente e che permettono il risparmio di risorse e la riduzione degli sprechi nella catena alimentare.

I suoi prodotti sono attualmente due. Il primo è il Living farming tree, un sistema di coltivazione verticale indoor ispirato ai principi del design biofilico e caratterizzato dall’utilizzo della tecnologia aeroponica: senza utilizzo di suolo, moltiplica per tre la velocità di crescita delle piante rispetto all’agricoltura convenzionale e riduce del 90 per cento il consumo di acqua. Il secondo prodotto è Poty, un giardino verticale modulare costituito da vasi con un sistema di fertirrigazione a micro goccia pensato per spazi esterni coperti come balconi e terrazzi per favorire l’agricoltura urbana: può ospitare fino a 40 piante in meno di un metro quadrato e consente di risparmiare il 60 per cento di acqua rispetto alla coltivazione tradizionale nella terra. Hexagro segue i valori di riparabilità, riutilizzabilità e riciclabilità dell’economia circolare e porta avanti progetti sociali per sostenere le comunità più colpite dalle conseguenze del riscaldamento globale nei paesi in via di sviluppo. 

Bioponic

Bioponic è un innovativo sistema di produzione che unisce i benefici delle tecniche di aeroponica, acquaponica e idroponica, con l’obiettivo di produrre cibo al 100 per cento biologico eliminando l’uso di pesticidi e di fertilizzanti chimici e tutte le lavorazioni del terreno, con un risparmio del 90 per cento di acqua. Tramite un ciclo chiuso di irrigazione si distribuiscono le sostanze nutritive alla radice e con un sistema di aerazione si trasformano i batteri da anaerobici ad aerobici, migliorando l’assimilazione dei nutrienti. L’utilizzo di un biostimolante, che contiene tutti i macro e micro elementi estratti naturalmente da materiale organico vegetale, favorisce una crescita immediata ed esponenziale della pianta, più veloce del 50 per cento e dieci volte più efficiente. Con i sistemi sviluppati da Bioponic si possono coltivare, verticalmente e anche in spazi ristretti, fragole, insalata, pomodori, erbe aromatiche, ma anche canapa, cavolo e zucchine.

Planet Farms

Fondata a Milano nel 2018 da due amici di infanzia, Luca Travaglini e Daniele Benatoff, Planet Farms è una società di tecnologia leader mondiale nel settore del vertical farming. Opera in tre siti produttivi: uno di questi si trova a Cavenago (Monza Brianza) ed è una delle più grandi e avanzate vertical farm del mondo. Gli stabilimenti integrano l’intera filiera, dal seme al prodotto finito, rappresentando la sintesi tra innovazione tecnologica e tradizione culinaria italiana. I prodotti di Planet Farms si possono trovare in alcuni supermercati e vanno dal pesto preparato con basilico da agricoltura verticale alle insalate coltivate consumando il 95 per cento in meno di acqua e il 90 per cento in meno di suolo. Tutti senza chimica e pesticidi. 

Plenty

Invece di adattare le piante all’ambiente, la statunitense Plenty modifica l’ambiente intorno alle piante per creare la condizioni ideale per la loro crescita, ovvero la giusta quantità di luce, sostanze nutritive e acqua. L‘azienda produce cibo attraverso sistemi di coltivazione verticale indoor sfruttando solo una piccolissima parte della terra (1 per cento) e dell’acqua che verrebbero utilizzati nell’agricoltura convenzionale e con 350 volte più resa ogni mezzo ettaro. Così verdure a foglia verde, fragole e pomodori sono sempre disponibili freschi e per tutto l’anno. Ma l’azienda sta investendo in ricerca e sviluppo per coltivare anche altri alimenti.

Infarm

Fondata nel 2013 con sede a Berlino, Infarm produce 75 tipi di piante come erbe aromatiche e verdure a foglia verde, attraverso sistemi di agricoltura verticale indoor. Presente in una decina di paesi (ma punta a espandersi in altri dieci entro il 2030), nel 2022 ha aperto nel Regno Unito uno dei più grandi impianti di produzione idroponica in Europa, 10mila mq per una produzione di 20 milioni di piante l’anno. L’obiettivo è quello di creare un network di aziende agricole resilienti ai cambiamenti climatici, vicine alle comunità e positive per l’ambiente. Coltivati con un’efficienza di 400 volte maggiore rispetto all’agricoltura tradizionale, con il 95 per cento in meno di suolo e acqua (l’impianto inglese ha anche un sistema di recupero dell’acqua piovana), il 75 per cento in meno di fertilizzanti e zero pesticidi, i prodotti di Infarm sono distribuiti in supermercati, negozi biologici e ristoranti. L’azienda ha ottenuto anche la certificazione B-Corp perché risponde a elevati standard di prestazioni sociali e ambientali, responsabilità e trasparenza.

agricoltura verticale
Il catalogo dei prodotti di Infarm comprende una varietà di oltre 75 piante tra erbe aromatiche, verdure a foglia verde, insalate, microgreens e funghi, e presto includerà fragole, peperoni, pomodorini e piselli © Infarm

Vertical Field

La fattoria urbana sviluppata dalla startup israeliana Vertical Field è un modo innovativo e accessibile per soddisfare il crescente bisogno di cibo nutriente coltivandolo in qualsiasi spazio urbano interno o esterno. La piattaforma geoponica (ovvero soil-based) è adatta a oltre 200 tipi di varietà che possono essere piantate e raccolte facilmente e che maturano in pochi giorni. Le soluzioni di Vertical Field, simili a container dove far crescere verdure ed erbe aromatiche, sono pensate per essere posizionate dentro e fuori ristoranti, hotel, scuole, supermercati ospedali e molto altro ancora.

Tomato+

Fondata nel 2016 a Borgosatollo (in provincia di Brescia) da Daniele Rossi, Tomato+ ha ideato serre smart da interni per la coltivazione idroponica di verdura e germogli in ambito domestico e commerciale (all’interno di un ristorante, per esempio). La serra ricrea il ciclo naturale del giorno e della notte, mantiene l’umidità e la temperatura ottimali per la crescita delle piante e fornisce la giusta quantità di acqua e sostanze nutritive. 

La coltivazione parte da cialde destinate alla coltivazione idroponica – realizzate in amido di mais, biodegradabili e compostabili – che contengono ciò che serve alla pianta per crescere (semi e substrato organico) e mantengono invariate le caratteristiche di freschezza e germinabilità per 6 mesi. L’ambiente protetto della serra, dove aria e acqua non sono inquinate, permette una produzione senza ogm, additivi chimici e pesticidi. Attraverso tecnologie avanzate, ma allo stesso tempo user friendly, in ogni momento, anche da remoto, si può programmare e verificare il microclima ideale per ogni pianta in ognuno dei ripiani.

I numeri diffusi dalla startup mostrano una riduzione degli sprechi di acqua fino al 95 per cento rispetto ai sistemi convenzionali, un consumo energetico molto limitato ed emissioni di CO2 che possono addirittura essere azzerate, se la serra è alimentata con energia rinnovabile. Inoltre, una produzione a due passi dalla cucina garantisce la massima freschezza del cibo, elimina l’inquinamento del trasporto, permette un controllo dei consumi e riduce gli sprechi. Motivo per cui è entrata a far parte dell’ecosistema di startup naturalmente sostenibili LifeGate Way.

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