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In queste ore sentiamo parecchio parlare di lei, perché è al centro di un presunto caso di razzismo. Scopriamo chi è l’attivista ugandese Vanessa Nakate.
Nella giornata di venerdì 24 gennaio, al World economic forum di Davos, cinque giovani attiviste hanno tenuto una conferenza stampa dedicata al clima: insieme all’attesissima Greta Thunberg c’erano la sua connazionale Isabelle Axelsson, l’ugandese Vanessa Nakate, la tedesca Luisa Neubauer e la svizzera Loukina Tille. In una delle prime foto messe in circolazione dalla nota agenzia internazionale AP, però, il gruppo era incompleto. Mancava Vanessa Nakate, l’unica africana. “Ora ho imparato la definizione di razzismo”, ha commentato amara la ragazza nella sua pagina Facebook, dopo aver lanciato un video di denuncia diventato virale nell’arco di poche ore.
It hurts that it happened to me!
I have spoken against it because it is wrong!
But at least now I know that it won’t happen to any other African climate activist!
Now is the time to listen to the African voices! pic.twitter.com/AIPcHXREzD
— Vanessa Nakate (@vanessa_vash) January 24, 2020
Il taglio è stato una scelta consapevole? Un’esigenza dovuta al formato dello scatto? Una casualità? Impossibile saperlo. A seguito delle pesanti critiche ricevute, l’agenzia ha modificato la galleria fotografica della notizia. Interpellato da Buzzfeed News, un portavoce ha gettato acqua sul fuoco: “Non c’era nessuna cattiva fede. È consuetudine di AP pubblicare le foto nel momento in cui arrivano; quando ne riceviamo di nuove dal luogo dell’evento, aggiorniamo la notizia. AP ha già pubblicato diverse immagini di Vanessa Nakate”. Nel frattempo, si moltiplicano i messaggi di solidarietà espressi alla ragazza tramite i social media.
I’m so sorry they did this to you… you are the last one who would deserve that! We are all so grateful for what you are doing and we all send love and support!!❤️❤️???hope to see you soon again!!
— Greta Thunberg (@GretaThunberg) January 24, 2020
Quella di Davos non è certo la prima manifestazione ambientalista della ventiduenne Vanessa Nakate, studentessa di gestione aziendale a Kampala, capitale dell’Uganda. È passato circa un anno da quando la giovane ha iniziato a informarsi sul tema dei cambiamenti climatici –pressoché assente dai programmi scolastici del suo paese, sottolinea in una recente intervista al quotidiano Avvenire. Così è entrata in contatto con il movimento dei Fridays for future e ha iniziato a scioperare da sola, mostrando il suo cartello con la scritta “Amore verde, pace verde”. Senza perdersi d’animo per le derisioni dei compagni di corso, di venerdì in venerdì ha fatto squadra con altri ambientalisti e ha deciso qual era la causa per cui lottare: la foresta pluviale della Repubblica Democratica del Congo.
I media occidentali quest’anno hanno dedicato ampio spazio alle tragiche notizie in arrivo dall’Amazzonia e dall’Australia, ma è molto più raro sentir nominare la foresta pluviale congolese. Quest’estate anche le foreste della fascia centrale dell’Africa sono state flagellate da decine di incendi, appiccati soprattutto dagli agricoltori per preparare i terreni in vista della stagione delle piogge.
Questa discutibile tecnica agricola è soltanto una delle minacce che incombono sul secondo polmone verde del Pianeta, sottolinea un’analisi di Mongabay. Se si prendono in considerazione anche le reti stradali in costruzione, le trivellazioni alla ricerca di petrolio e gas, le mire dell’agroindustria e la siccità sempre più grave, si capisce il motivo per cui in Congo il tasso di deforestazione corra più veloce rispetto a qualsiasi altra zona della Terra. Un’emergenza ambientale che anche Vanessa Nakate, con la determinazione dei suoi ventidue anni, ci sta aiutando a conoscere meglio.
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