
Già 13 Regioni hanno emesso ordinanze anti-caldo basate sulla piattaforma Worklimate: “siesta” dalle 12.30 alle 16. E i musei diventano rifugi climatici.
Il glifosato non rispetta il principio di precauzione e quindi non può essere messo in commerio. A dirlo è la Corte d’appello amministrativa di Lione.
Un prodotto sanitario che non rispetta il principio di precauzione non può essere messo in commercio. È netta la presa di posizione della Corte d’appello amministrativa di Lione che, con una sentenza del 29 giugno, ha ribadito ciò che era già stato deciso nel 2019: il Roundup 360, erbicida a base di glifosato, dev’essere ritirato dal mercato.
Era il mese di marzo del 2017 quando l’Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, ambientale e della salute sul lavoro (Anses) ha dato il via libera al Roundup Pro 360, senza procedere a una nuova valutazione visto che la composizione era la stessa rispetto a un altro prodotto fitosanitario in commercio, il Typhoon. Così facendo, però, l’Anses avrebbe “commesso un errore di valutazione per quanto riguarda il principio di precauzione”.
Il prodotto infatti è a base di glifosato, il controverso erbicida sviluppato dalla multinazionale dell’agrochimica e delle sementi Monsanto, ormai di proprietà della casa farmaceutica Bayer. Una sostanza che, secondo gli studi dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) consultati dalla Corte, è “potenzialmente cancerogena per l’uomo”. Da qui la richiesta di ritirare dal mercato il Roundup Pro 360, espressa con la sentenza di primo grado del 2019 e ora ribadita in appello. Per il verdetto definitivo bisognerà attendere che si pronunci il Consiglio di Stato, visto che Bayer e Anses hanno fatto ricorso.
“Questa importante decisione dovrebbe quindi portare al ritiro di tutte le autorizzazioni per la rivendita di prodotti non preceduti da una valutazione specifica, e più in generale di tutti i prodotti a base di glifosato, visti i numerosi dati scientifici che mostrano gli impatti sulla salute e sull’ambiente di tale erbicida”, sostiene Joel Spiroux de Vendômois, alla guida dello studio legale che sta portando avanti la causa.
L’Unione europea sembra però incamminarsi verso la direzione opposta. Il glifosato infatti è ammesso fino al 15 dicembre 2022 e in questi mesi ha preso il via l’iter necessario per confermare o meno l’autorizzazione. Come primo step, le autorità di quattro paesi membri (tra cui la Francia, oltre a Olanda, Svezia e Ungheria) hanno stilato una dettagliata valutazione da cui emerge che l’erbicida non è cancerogeno, mutageno né tossico per la riproduzione. Ma c’è un però: secondo quanto rivelato dalla stampa internazionale, tale decisione si basa su studi che, per la maggior parte, non rispettano gli standard qualitativi minimi. E non possono quindi essere ritenuti indipendenti né attendibili.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Già 13 Regioni hanno emesso ordinanze anti-caldo basate sulla piattaforma Worklimate: “siesta” dalle 12.30 alle 16. E i musei diventano rifugi climatici.
A Vicenza il maxiprocesso per contaminazione da Pfas si è concluso con 140 anni di reclusione per 11 dirigenti dell’azienda Miteni, per disastro ambientale, avvelenamento delle acque e reati fallimentari. Una sentenza storica, dopo 4 anni di procedimento.
Sono ormai 2.500 le persone che hanno presentato denunce in Francia contro chi fabbrica pesticidi a base di glifosato e chi ne ha autorizzato la vendita.
Il caldo non è uguale per tutti: servono soluzioni accessibili come i rifugi climatici. A Bologna ne sono stati attivati quindici in biblioteche, musei e spazi pubblici.
Riduzione delle emissioni in agricoltura, mobilità sostenibile, efficientamento degli edifici e sensibilizzazione i i pilastri. Ma ora servono i fatti.
Un nuovo murales al Gazometro sarà l’ulteriore tassello di un processo di rigenerazione che sta interessando uno dei quadranti più dinamici della Capitale.
Accordo in Senato: a decidere non sarebbe il paziente, ma un “Comitato etico”. Ma spunta una controproposta popolare che punta all’eutanasia legale.
Le forze armate pesano globabilmente per il 5,5 per cento delle emissioni, e il riarmo Nato può provocare un disastro anche dal punto di vista ambientale.
La campagna per il riconoscimento del reato di ecocidio arriva in Sardegna, dove è stata proposta una legge regionale.