La proposta di togliere la scadenza all’autorizzazione delle sostanze attive dei pesticidi è contenuta in un pacchetto semplificazione della Commissione. Per gli ambientalisti in questo modo il profitto dell’industria prevale sulla salute.
I dati dell’Osservatorio Nomisma rivelano un’aumentata sensibilità nello scegliere frutta e verdura italiana, di stagione e con un packaging sostenibile.
Italianità, stagionalità, freschezza dei prodotti, packaging sostenibile: sono questi gli aspetti che gli italiani considerano maggiormente nell’acquisto di frutta e verdura. Attenzioni nella scelta che sono emerse maggiormente durante la pandemia e che si consolideranno anche nel post-Covid. È quanto emerso durante l’evento online “L’ortofrutta nello scenario post Covid: come sono cambiati imprese, mercati e consumatori dopo un anno di pandemia” promosso e organizzato da Cso Italy (Centro servizi ortofrutticoli) e Nomisma che, in questa circostanza, ha presentato i dati di “Focus ortofrutta”, l’osservatorio dedicato al mercato dei prodotti ortofrutticoli.
Per individuare le tendenze in corso, le analisi dell’osservatorio hanno coinvolto 1.500 consumatori di età compresa fra i 18 e i 65 anni e 40 aziende ortofrutticole. I risultati rivelano che l’Italia è al primo posto in Europa per il consumo di frutta e al terzo per quello di verdura e che il 90 per cento degli italiani consuma frutta e verdura quotidianamente: il 27 per cento lo fa per condurre una dieta equilibrata, il 23 per cento perché fa bene alla salute, il 20 per cento per gusto, il 15 per cento per la versatilità in cucina. I prodotti più acquistati durante la pandemia sono stati, ad esempio, mele, arance, kiwi, patate, carote, grazie alla loro alta conservabilità, e i prodotti confezionati che, nel 2020, hanno rappresentato il 23 per cento del totale delle vendite della frutta e il 31 per cento delle vendite degli ortaggi (in entrambi i casi, si tratta di due punti percentuali in più rispetto al 2019).
Nella scelta d’acquisto due sono gli aspetti più considerati: le informazioni riguardo all’origine e al processo produttivo (come l’italianità, il km 0, la tracciabilità, il biologico) e la stagionalità, mentre la marca viene poco considerata. L’indagine evidenzia anche un aumento delle occasioni di consumo di frutta e verdura lontano dai pasti per un italiano su tre e la diversificazione dei canali di acquisto che ha visto un aumento presso i negozi specializzati in ortofrutta e il libero servizio piccolo, rispettivamente per il 22 per cento e per il 20 per cento degli italiani, mentre il 26 per cento ha usufruito più spesso del canale online e il 19 per cento si è rivolto maggiormente ai discount. Mercati rionali e ambulanti sono stati i canali d’acquisto più penalizzati a causa delle restrizioni anti contagio, ma si prevede un’inversione di tendenza con il risolversi dell’emergenza sanitaria.
Secondo l’indagine, nel post-Covid gli italiani continueranno a dare importanza all’origine italiana dei prodotti (sarà più rilevante per il 45 per cento), alla provenienza locale (citata dal 35 per cento) alla stagionalità (42 per cento) e alla freschezza (33 per cento). Non meno importanti saranno la tracciabilità (34 per cento), la presenza di un packaging riciclabile o ecosostenibile (36 per cento) e la produzione biologica (23 per cento). L’attenzione al packaging è importante proprio dato l’aumento della vendita, citato prima, di prodotti confezionati: per quanto concerne frutta e verdura, il 43 per cento degli italiani si aspetta confezioni completamente riciclabili oppure biodegradabili/compostabile (31 per cento), il 24 per cento packaging senza imballaggi in eccesso, il 21 per cento senza plastica.
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