Dopo la ripresa della crocieristica, si infiamma il dibattito sulla gestione delle grandi navi all’interno della laguna. Attese altre 60 navi entro fine anno.
Il 5 giugno scorso ha preso il via la stagione crocieristica a Venezia dopo lo stop imposto dalla pandemia, l’ultima nave era infatti salpata 17 mesi fa. E con la partenza della Msc Orchestra con a bordo un migliaio di turisti diretti in Grecia, è tornato ad infiammarsi il dibattito sulla gestione delle grandi navi all’interno della laguna. La nave da crociera, nonostante il decreto legge del 25 marzo scorso, è salpata dalla stazione Marittima attraversando il canale della Giudecca, San Marco e infine uscendo dalla laguna attraverso la classica bocca di porto del Lido.
È previsto che la Msc Orchestra torni a Venezia ogni sabato, e nei prossimi mesi passeranno per Venezia altre due navi da crociera, la Msc Magnifica e la Costa Deliziosa: tre navi a settimana, per un totale di circa 60 fino a fine anno. Un numero decisamente ridotto rispetto alle 550 toccate negli anni scorsi, anche perché ci sarà uno stop ai primi di luglio a causa delle restrizioni dovute al G20 che si terrà all’Arsenale, e alla festa del Redentore.
Le proteste del 5 giugno
Il sabato della partenza si sono tenute due diverse dimostrazioni di carattere diametralmente opposto. Da un lato il comitato “No grandi navi” che da una decina d’anni contesta la presenza delle mastodontiche navi all’interno della laguna. Dall’altra parte della barricata il comitato Venezia Lavora, che rappresenta i circa 5mila addetti del comparto turistico legato alle crociere, che dal canto suo applaudiva la ripartenza dopo mesi di stop. Durante la manifestazione si sono registrati momenti di tensione come riportato da una testata locale: “al passaggio della Msc Orchestra alcune barche dei lavoratori portuali si sono inoltrate oltre alla zona concessa alla manifestazione pro crociere, scatenando uno scontro verbale e quasi di barche con gli ambientalisti”.
A pochi giorni dal diverbio il comitato “No grandi navi” ha risposto preoccupato dal “clima di tensione, di spaccatura tra la cittadinanza contraria all’ingresso delle grandi navi in laguna e chi le festeggia”, sostenendo di aver “sempre offerto nelle nostre assemblee spazio al dialogo e abbiamo sempre difeso i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, soprattutto in questi mesi di gravissima crisi, anche partecipando a mobilitazioni in tal senso”.
L’avvertimento dell’Unesco
Come non bastasse, il 21 giugno scorso anche l’Unesco si è pronunciata, criticando le politiche attuali che continuano a rimandare il problema e non offrendo soluzioni a breve termine. Tanto da far chiedere con urgenza una “soluzione di lungo periodo” per impedire totalmente l’accesso alle grandi navi in laguna, preferibilmente “reindirizzandole verso porti più adatti nell’area”. All’appello ha risposto anche un preoccupato Franceschini che su Twitter scriveva che questa scelta “ci impone di fare un ulteriore passo, vietando da subito il passaggio delle grandi navi nel Canale della Giudecca”.
Dopo la decisione @UNESCO di oggi, il rischio di vedere #Venezia iscritta a luglio nella Lista del Patrimonio in pericolo, ci impone di fare un ulteriore passo, vietando da subito il passaggio delle grandi navi nel Canale della Giudecca pic.twitter.com/tc1i5qYHdn
Venezia e le grandi navi, un limbo di difficile soluzione (in breve tempo)
La discussione sul portare le grandi navi fuori dalla laguna continua almeno dal 2012, se non prima, anno dell’incidente della Costa Concordia all’isola del Giglio. In quell’anno infatti già il cosiddetto decreto Clini-Passera vietava il passaggio delle navi attraverso l’attuale percorso. Inoltre è in vigore un divieto relativo alla dimensione delle navi da crociera, che dovrebbe limitare l’ingresso alle navi oltre le 96mila tonnellate. Per fare un raffronto, la Msc Orchestra pesa 92mila tonnellate, è lunga 294 metri, larga 32 e alta 60. Per questo è potuta entrare.
Ad oggi si attende il decreto che dovrebbe dare il via ad un concorso di idee per tovare una soluzione alternativa. La data indicata era il 31 maggio, spostata a fine giugno. Il nuovo bando prevede la costruzione del nuovo terminal crociere nel canale industriale di Porto Marghera, che dovrebbe prevedere la progettazione di un terminal passeggeri, con relativa banchina prospiciente il canale industriale Nord. La seconda ipotesi, paventata anche dal governatore veneto Luca Zaia sarebbe quella di fare entrare le navi dalla bocca di Malamocco, per poi passare lungo il Canale dei Petroli e il Vittorio Emanuele, un canale in parte interrato che dovrebbe quindi essere scavato per fare passare i “grattacieli” dei mari.
L’altra soluzione, che in epoca pre-Covid pareva essere la più rapida, era quella di ridurre i passaggi davanti a San Marco utilizzando degli approdi diffusi a Porto Marghera sulle banchine container ed erano state individuate Tiv e Vecon. Ma ora con i protocolli dovuti alla pandemia è praticamente impossibile ricorrere a questa alternativa.
La posizione del governatore
Se da un lato gli ambientalisti appoggiano l’uscita delle navi da crociera dalla laguna, dall’altro tutto il comparto impiegato nella crocieristica, appoggiato anche dal governatore della regione. Come scrive ilfattoquotidiano.it Zaia ha affermato che “c’è una linea rossa che non permetteremo venga superata. Venezia e il Veneto non rinunceranno mai alla crocieristica, un settore che vale 4.500 posti di lavoro, 200 aziende, flussi finanziari enormi. Possiamo ragionare su tutto, ma non sulla priorità della salvaguardia dell’occupazione e dell’economia legata al settore. Ogni progetto che metta in discussione questi punti è automaticamente escluso”.
Risulta piuttosto evidente che vedere le navi da crociera fuori dalla laguna resta un miraggio, almeno per i prossimi anni. Mentre Venezia rischia di perdere il prestigioso riconoscimento dell’Unesco che non fa altro che raccontare il lento, quasi ineluttabile, tramonto di questa fragile città galleggiante in un ambiente unico al mondo.
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