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Cosa rende un prodotto sostenibile, l’esempio di Riso Gallo

Riso Gallo propone una gamma di risi da agricoltura sostenibile dietro cui si rivela un percorso di attenzione all’ambiente da parte dell’azienda, dalla risaia al packaging.

  • La sostenibilità ambientale di un prodotto è data dall’utilizzo delle risorse per produrlo, dall’impatto della produzione e anche dal packaging.
  • Riso Gallo ha intrapreso un percorso a 360° di sostenibilità ambientale dal campo alla tavola.
  • Il risultato sono i prodotti Riso Gallo da agricoltura sostenibile, una gamma completa “che sostiene” l’ambiente, le persone, i territori.

Nel 2020 i cambiamenti climatici sono stati la principale preoccupazione in Europa: superati nel 2021 dalla pandemia, nel 2022 sono stati registrati ancora come un tema rilevante per i consumatori (Fonte Gfk). Una questione che si riflette sugli acquisti, sempre più consapevoli nei riguardi dell’ambiente, anche per quanto riguarda la spesa alimentare. Per l’84 per cento dei consumatori la sostenibilità influenza le scelte di acquisto degli alimenti. L’80 per cento, inoltre, si aspetta che le aziende prestino attenzione all’ambiente. Tuttavia, 6 consumatori su 10 sono scettici e ritengono che le aziende siano interessate solo ai loro profitti (Fonte Nomisma).

riso gallo
Nel 2018 Riso Gallo ha intrapreso un percorso di sostenibilità del riso dal campo alla tavola © Riso Gallo

Tra greenwashing e claim pubblicitari che ammiccano alla sostenibilità di un prodotto, occorre capire cosa rende un prodotto davvero green. A livello ambientale, ci sono quattro aspetti principali da considerare: il metodo di produzione, l’utilizzo delle risorse, l’impatto della produzione e il packaging. Per analizzarli, è utile partire da un esempio concreto, come quello di Riso Gallo, azienda della Lomellina che vanta una storia imprenditoriale di oltre 160 anni e che propone una gamma completa di risi da “agricoltura sostenibile” che rappresentano le principali varietà di riso commercializzate in Italia. Tra queste anche il Basmati, coltivato in regioni specifiche dell’India e del Pakistan alle pendici dell’Himalaya, per cui Riso Gallo è stata tra le prime aziende in Europa a ricevere la certificazione Srp (Sustainable Rice Platform) che garantisce la coltivazione sostenibile del riso, per preservare l’ecosistema e aiutare gli agricoltori.

La sostenibilità del riso parte dalla risaia

Il percorso di sostenibilità di Riso Gallo, iniziato nel 2018, parte dalle risaie, quindi, in primis, dalla sostenibilità agricola. Questa si traduce in concreto con i primi studi di life cycle assessment effettuati sulla coltivazione delle principali varietà di riso e nella creazione della prima community di risicoltori sostenibili, ovvero oltre 155 conferitori – a cui corrispondono oltre 22mila ettari di risaie tra le province di Pavia, Vercelli, Novara ed Alessandria – che firmano la Carta del riso, un patto con l’azienda risiera che definisce l’insieme di buone pratiche per una risicoltura sicura e di qualità a favore dell’ambiente, delle persone che vivono e lavorano nelle terre del riso e del consumatore. Otto le direttrici che compongono la Carta. Oltre all’applicazione dello standard Fsa (Farm sustainability assessment) di Sai Platform, uno tra i più prestigiosi protocolli riconosciuti a livello internazionale, è previsto in più l’utilizzo di semente certificata italiana e non ogm, il divieto di utilizzo di glifosate sulle colture, il divieto di utilizzo di fanghi in risaia.riso galloSono 155 i conferitori di Riso Gallo che hanno aderito alla “Carta del riso” per una coltivazione sostenibile © Riso Gallo

Un impegno, quello della Carta del riso, che si trova anche riassunto all’interno del manifesto Riso Gallo “Il riso è sostenibile quando sostiene”, un documento programmatico che parte dalla consapevolezza che la sostenibilità è un ecosistema di valori, in grado di impattare positivamente e in maniera rilevante su tutto ciò che riguarda la filiera, le persone e il territorio.

Riso Gallo, un costante miglioramento delle emissioni di CO2 e dei consumi energetici

Completa il progetto di sostenibilità dell’azienda un piano di monitoraggio e miglioramento costante dei principali indicatori ambientali. L’energia elettrica acquistata da Riso Gallo è proveniente da fonti 100 per cento rinnovabili certificate. Nel quadriennio 2016-2020, l’azienda ha registrato un costante miglioramento delle emissioni di CO2 e ai consumi: -10,9 per cento dei consumi energetici totali; -18,9 per cento di consumi energetici per kg di riso lavorato; -17,6 per cento emissioni dirette di gas serra per la produzione di calore; -14,7 per cento di emissioni indirette di gas serra per riduzione degli imballaggi. Questo a seguito di una serie di azioni volte all’ottimizzazione del processo produttivo, concepite in ottica di sostenibilità ambientale ed economica.

Riso Gallo e il primo packaging di riso riciclabile

Il confezionamento è un altro aspetto del percorso di sostenibilità: in quattro anni Riso Gallo ha ottenuto una riduzione del consumo da imballaggi (-15, 4 per cento) pur a fronte di un aumento delle quantità di riso commercializzate. Dal 2019, è stato intrapreso un progressivo passaggio di tutti gli astucci dei prodotti dell’azienda a cartoncino certificato Fsc, la certificazione per la gestione forestale responsabile; inoltre Riso Gallo è la prima azienda nel settore che ha iniziato ad utilizzare sempre più confezioni in plastica riciclabile sia per il sottovuoto che per il confezionamento in atmosfera protettiva.

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Carnaroli, Arborio, Roma, Nero, Rosso, Integrale e Basmati sono le referenze di Riso Gallo disponibili nella versione da agricoltura sostenibile © Riso Gallo

L’innovativo imballo, che ha richiesto oltre un anno di analisi, numerosi test e importanti investimenti economici, è stato realizzato in collaborazione con il laboratorio di ricerca e sviluppo di Goglio. È costituito da un materiale che garantisce la stessa resistenza, capacità di conservazione e livelli qualitativi delle soluzioni attualmente sul mercato, ma che grazie alla sua composizione può essere correttamente recuperato e riciclato a differenza di quanto avviene con gli imballi multistrato attualmente utilizzati per il confezionamento del riso sottovuoto che sono invece smaltiti come rifiuti comuni. Inoltre, come certificato dal relativo studio Lca, garantisce una riduzione di oltre 25 per cento delle emissioni di CO2 rispetto al materiale utilizzato precedentemente.

Gli scarti del riso si trasformano in birra, materiali per la bioedilizia, tessuti

Come il packaging, anche il riso può essere “riciclato”. I sottoprodotti della produzione vengono già ampiamente impiegati come mangimi per animali o per la produzione di energia, ma Riso Gallo ha attivato negli anni ulteriori e diverse collaborazioni per la valorizzazione dei sottoprodotti della lavorazione in un’ottica di economia circolare. Dalla collaborazione con Biova Project e La Orange è nata una birra prodotta con le rotture di riso rosso, ovvero con i chicchi di riso non commercializzabili per una questione estetica: il surplus di riso viene utilizzato nella produzione di birra in sostituzione del 30 per cento di malto d’orzo.

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Riso Gallo ha collaborato a un progetto per la produzione di una birra ambrata e senza glutine con gli scarti del riso rosso © iStock

Riso Gallo vanta anche collaborazioni con Rice House, che commercializza materiali per la bioedilizia ottenuti con due dei principali sottoprodotti della lavorazione del riso, la lolla e la pula, con Mogu, che sviluppa prodotti per interior design e con Albini Group, per il riutilizzo dell’acqua di parboilizzazione del riso nero per la tintura naturale di tessuti destinati all’alta moda. 

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