Giovani attivisti

Sergio Costa, ministro dell’Ambiente. I giovani sono la nostra più importante risorsa per guidare il cambiamento

L’Italia giocherà un ruolo di spicco nei negoziati sul clima, ospitando la pre-Cop e un evento dedicato ai giovani prima della Cop 26. Ne parliamo col ministro dell’Ambiente, Sergio Costa.

Per evitare che il clima cambi, è la nostra società che deve farlo. E per il ministro dell’Ambiente italiano, Sergio Costa, sono i giovani a rappresentare il motore del cambiamento. Le nuove generazioni riescono ad immaginare il mondo in cui vorrebbero vivere, a differenza di chi ormai è prigioniero dell’abitudine o del pessimismo, intrappolato nella convinzione che sia troppo tardi per agire o troppo rischioso sfidare l’establishment. I giovani non solo hanno trovato il coraggio di farlo, ma sono anche pronti a garantire delle proposte concrete. Perché molti di loro le materie legate al clima le studiano per passione. Oppure, hanno sperimentato sulla propria pelle cosa significa essere costretti ad abbandonare la propria casa, la propria terra, per colpa di fenomeni sempre più distruttivi come incendi e uragani. Altri, come Mosab al-Hindi, si battono per proteggere il territorio in cui vivono e le sue risorse. Altri ancora, come Gabby Tan, girano il mondo per sensibilizzare il pubblico sulle minacce che incombono sugli oceani. E poi c’è Lea Namugerwa, 16 anni, che ha visto la foresta dietro casa sua scomparire per far posto al cemento. “Se gli adulti non prendono l’iniziativa, lo farò io”, ha deciso.

Il nostro paese questa volta vuole prenderla, l’iniziativa. Per questo dal 30 settembre al 2 ottobre del 2021 ospiterà la pre-Cop in preparazione alla Conferenza sul clima delle Nazioni Unite prevista a Glasgow, in Scozia, dall’1 al 12 novembre. Soprattutto, però, l’obiettivo del ministero dell’Ambiente italiano è quello di coinvolgere i giovani. Di ascoltare quello che hanno da dire, provare a dar loro delle risposte, o meglio scommettere su di loro per trovarle. Per questo a Milano si terrà, prima dell’inizio dei negoziati, un evento riservato a loro. Un appuntamento cui si stanno preparando già da ora, prendendo parte ad una serie di meeting online di cui LifeGate è media partner: Youth4Climate Live. Abbiamo domandato al ministro Costa che cosa si aspetta da tutto questo.

Youth4Climate, giovani attivisti per il clima
Giovani attivisti per il clima © Hollie Adams/Getty Images

Qual è l’obiettivo della serie Youth4Climate Live?
Sin dal Vertice per l’azione per il clima, organizzato dal segretario generale delle Nazioni Unite, a New York, nel settembre 2019, l’Italia si è impegnata a sostenere la partecipazione dei giovani nei processi legati ai cambiamenti climatici. Addirittura, spinti dal successo e dall’entusiasmo di questa esperienza, come partner del Regno Unito nella presidenza della 26esima Conferenza delle parti della Convenzione Onu sui cambiamenti climatici, abbiamo deciso di organizzare un evento inedito, interamente dedicato ai giovani.

Come è noto, tali eventi sono stati rimandati di un anno. Ciò nonostante, non ci siamo scoraggiati, anzi con l’aiuto dell’Inviata dei giovani del segretario generale delle Nazioni Unite e il programma di Banca Mondiale, Connect4Climate, abbiamo ideato un percorso ancora più inclusivo, capace di consentire ad un numero sempre maggiore di giovani di essere protagonisti e prendere parte alle discussioni sui cambiamenti climatici.

Da qui, l’idea del programma di eventi virtuali: Youth4Climate Live Series, che prevede otto appuntamenti che, dallo scorso giugno, ci accompagneranno ogni mese. Le tematiche affrontate sono articolate in macro-temi generali, che mirano a coniugare il negoziato sui cambiamenti climatici con le politiche a favore dello sviluppo sostenibile a livello globale, ponendo i giovani al centro dell’attenzione.

Lo scopo della serie è quello di fornire ai giovani, di tutto il mondo, uno spazio nuovo e unico di approfondimento; un percorso di confronto con i maggiori rappresentanti delle istituzioni internazionali; una rete per condividere esperienze e idee. Ritengo che il dialogo e la condivisone siano il primo passo per costruire una causa inter-generazionale, e trovare soluzioni efficaci per combattere la crisi climatica. Inoltre, la serie rappresenta una fucina, da cui trarre stimoli, per costruire l’evento di Milano del 2021 rivolto ai giovani.

Qual è il segnale che l’Italia desidera lanciare organizzando la pre-Cop 26 e quale ruolo intende avere il paese nella lotta contro la crisi climatica?
Ormai è dimostrato che crescita economica e inquinamento non costituiscono più un binomio indissolubile. Ecco perché il nostro scopo è spingere imprese ed economia ad accantonare l’uso di combustibili fossili. Supportare lo sviluppo sostenibile su scala globale significa conciliare le ragioni dell’economia con quelle dell’ambiente e lavorare al disgregamento del concetto Pil/emissioni rappresenta la vera rivoluzione di cui necessita il nostro pianeta.

Ora dobbiamo anche riprenderci dalla pandemia globale e con i nostri partner britannici ci siamo trovati d’accordo nel ritenere che la ripresa sarà verde o non sarà. E tutti dobbiamo fare la nostra parte. In questo scenario di cambiamento globale, non tutti gli stati remano ancora con la stessa intensità e direzione, pertanto, l’Italia avrà il compito di fare da facilitatrice nei rapporti con gli altri paesi che parteciperanno a Cop 26. Per questo ho proposto che il nostro paese, per la sua tradizione e per i suoi rapporti di familiarità con molte di queste nazioni, possa fare da apripista e mediatore affinché la conferenza di Glasgow riesca pienamente.

Quale ruolo, invece, ritiene possano giocare i giovani? Cosa si aspetta dall’evento a loro destinato di Milano 2021?
I giovani sono la nostra più importante risorsa per guidare il cambiamento. Hanno la capacità di ispirare azioni coraggiose e innovative. Il movimento dei Fridays for future, ad esempio, è stato, e continua ad essere, il più potente strumento di mobilitazione e sensibilizzazione sul tema dei cambiamenti climatici. Grazie alla determinazione e impegno dei giovani, tutto il mondo conosce gli effetti devastanti che possono essere causati da una mancata azione sul riscaldamento globale.

Sulla base di queste considerazioni, ho fortemente voluto che, insieme all’evento preparatorio della 26esima Conferenza delle parti, comunemente detto pre-Cop, ne venisse realizzato uno dedicato ai giovani. Un incontro di due giorni e mezzo che si svolgerà a Milano dal 28 al 30 settembre del 2021, in cui l’Italia ospiterà due giovani per ciascuno dei 197 paesi che compongono la Convezione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

L’evento di Milano si somma alla serie di incontri virtuali. Rappresenta una tappa importante, che dovrebbe guidare il passaggio dalla protesta all’azione e, allo stesso tempo, si colloca in un momento storico particolare e, spero, irripetibile. Dobbiamo arrivare all’appuntamento di Milano con l’idea di lavorare su una governance che consenta ai giovani di essere più rappresentati ai tavoli decisionali, ma anche con proposte attuabili. La pandemia, infatti, ci ha imposto un nuovo ritmo, ma non una battuta d’arresto. Questo tempo non ci verrà restituito, anzi dovremmo lavorare il doppio sia per recuperare il passato, che per designare un nuovo corso dell’azione.

La pandemia che stiamo vivendo comporterà uno scatto nella corsa contro il tempo per salvare il Pianeta?
La pandemia ha evidenziato tutti i limiti dell’azione individuale e delle risorse nazionali, esaltando al contempo l’efficacia delle soluzioni condivise, del sostegno reciproco e della collaborazione scientifica e tecnica. La dura lezione, che stiamo apprendendo in questi mesi, dovrebbe essere uno stimolo a riflettere su come il nostro impegno per il clima debba generare un’azione comune che coniughi la ripresa economica e la salvaguardia dell’ambiente, la creazione di posti di lavoro e la difesa delle risorse naturali, la formazione di capitale e la resilienza ai cambiamenti climatici, soprattutto dei paesi più esposti.

Il 2021 sarà un anno cruciale per affrontare le emergenze globali che ci affliggono e per rilanciare le nostre società, integrando le priorità climatiche con pressanti esigenze economiche di sviluppo. La necessità di una cooperazione globale è più che mai visibile e dovremmo essere più che mai determinati a creare le condizioni per renderla più universalmente accettata. A livello europeo, ci stiamo già muovendo in questa direzione come dimostra il Green Deal e l’impegno di riduzione delle emissioni al 2050.

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