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Come si riconosce il turista responsabile quando va in spiaggia? Come si veste, cosa fa? Ecco un decalogo semiserio per riconoscerlo (e riconoscervi).
Dalla borraccia, allo spuntino, alla borsa per il mare: il turista responsabile, quando va in spiaggia, si riconosce subito, perché presta attenzione a pochi, ma importantissimi dettagli. E senza affaticarsi troppo! Del resto, se organizzare una vacanza “amica dell’ambiente” fosse davvero difficile, il fenomeno del turismo sostenibile non sarebbe in aumento. E invece… In Italia, secondo il quarto Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile realizzato da LifeGate ed Eumetra Mr, gli appassionatissimi di un turismo all’insegna del relax e dell’ecologia sono ben 2 milioni e mezzo, pari al 5 per cento della popolazione. Mentre altri 6 milioni sono sulla “buona strada”, disposti a spendere un po’ di più per una vacanza davvero sostenibile. Insomma, un piccolo stuolo di vacanzieri consapevoli!
Ecco qualche indizio per riconoscerli in spiaggia (e fare amicizia).
Ci siete anche voi?
La prima caratteristica del turista responsabile è che ama esplorare mete poco battute e poco frequentate ma di alto valore ambientale, spiagge libere nei pressi di riserve o parchi a cui si avvicina con la massima cura e rispetto. Dunque se lo incontrate proprio in spiaggia, è probabile che siate turisti consapevoli anche voi.
Parola d’ordine: non inquinare. Mai e poi mai. Ecco perché il turista eco presta attenzione anche alla borsa che usa per andare in spiaggia. Che può essere una borsa grande, di paglia, o di dimensioni ridotte, in cotone, ma mai in plastica. Questo perché la borsa di plastica è realizzata col petrolio (che inquina) e quando diventa rifiuto non si può riciclare. E poi i materiali naturali come il cotone e la paglia danno un tocco retrò che non guasta mai.
Niente prendisole o magliette in tessuti sintetici. Il turista responsabile lo lo sa: ci sono tessuti che, anche se sono comodi e belli, fanno sudare e in fase di lavaggio inquinano… proprio il mare. Secondo la Norwegian environment agency, ogni volta che laviamo un capo sintetico in lavatrice, si rilasciano in acqua fino a 1.900 fibre plastiche. Quelle provenienti dai tessuti rappresentano il 35 per cento di tutte le microplastiche che si trovano negli oceani! Ecco il perché della scelta.
In estate, e soprattutto al mare, sotto il sole, bere molto è una necessità. Il turista eco si riconosce perché non compra la bottiglietta di plastica da mezzo litro al bar, ma porta da casa un thermos col tè freddo i una borraccia, di quelle belle, in acciaio, sostenibili e riciclabili al 100%. Questo perché sa che proprio i tappi sono al secondo posto tra i rifiuti più abbandonati in spiaggia, mentre le bottiglie in plastica delle bibite sono al quinto.
Anche il turista responsabile ama i romanzi leggeri. Se però è proprio un patito di salvaguardia dell’ambiente e non può fare a meno di informarsi sull’argomento anche sotto l’ombrellone, si riconosce perché ha tra le mani l’ultima copia dell’ultimo romanzo, saggio o libro fotografico che parla di natura, riscaldamento globale, diritti degli animali.
Quando il turista consapevole mangia in spiaggia e organizza un picnic con gli amici sotto l’ombrellone, si riconosce perché utilizza solo ed esclusivamente stoviglie in bioplastica, o in foglie di palma, o in materiali commestibili (i piatti realizzati con le fibre alimentari sono l’ultima tendenza!) o contenitori riutilizzabili in acciaio. Insomma, tutti oggetti che si biodegradano, si mangiano o si gettano nell’umido, oppure che si possono riportare a casa, lavare e riutilizzare un’altra volta. Così la coscienza è pulita e il divertimento è assicurato.
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Per molti, trascorrere la giornata di Ferragosto in spiaggia è una tradizione. L’importante, per i patiti delle vacanze sostenibili, è che il menù sia di stagione, locale e bio, perché ha un impatto minore sull’ambiente. Ecco perché il turista eco convince la comitiva a terminare il pasto con un’ottima fetta di anguria biologica.
In vacanza può capitare di venire punti da una zanzara o, peggio, di fare un incontro ravvicinato con una medusa. Il turista eco, più che all’ammoniaca, si affida all’olio essenziale di lavanda, di cui ha sempre in borsa una boccetta: antibatterica e disinfettante, la lavanda allevia il prurito e ha anche un buon profumo.
Per un’abbronzatura perfetta, non bisogna dimenticare la crema solare col giusto fattore di protezione. Per il turista eco è sempre ecobio, non testata sugli animali e certificata con uno dei marchi che garantiscono la provenienza biologica ed ecologica delle materie prime. E il doposole? È quasi sempre il gel all’aloe vera biologica, che ha proprietà antinfiammatorie, antisettiche ed è ottima in caso di scottature.
L’aperitivo in spiaggia è imperdibile! Il turista eco, però, ordina il suo cocktail rigorosamente “senza cannuccia”, perché sa che le cannucce di plastica costituiscono un grave problema ambientale: secondo i dati della Plastic Pollution Coalition, nel mondo se ne utilizzano quotidianamente un miliardo. Molte finiscono disperse nell’ambiente: si smaltiscono nell’arco di 500 anni e spesso vengono ingerite da animali e uccelli marini. Quindi, per il vero turista eco, o la cannuccia si mangia (ne esistono di diversi gusti!), o è in acciaio riutilizzabile, o niente.
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