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Con la nascita di Stellantis, Fiat Chrysler Automobiles e Peugeot Citroën diventano il quarto costruttore di auto al mondo. Obiettivo, unire know-how e risorse per fornire le soluzioni di mobilità sostenibile dei prossimi decenni.
“Un ulteriore coraggioso passo avanti nel nostro viaggio”, lo aveva definito così il presidente di Fca, John Elkann. Dopo mesi di trattative e complessi aggiustamenti, dal 16 gennaio il gruppo Psa Peugeot Citroën e Fiat Chrysler Automobiles sono ufficialmente un solo, grande, gruppo automobilistico. Col nome Stellantis, dal latino “stello”, illuminato di stelle, nome scelto per sintetizzare l’“ambizioso allineamento di marchi automobilistici leggendari e forti culture aziendali che, unendosi, sono in procinto di creare uno dei nuovi leader nella prossima era della mobilità”, nasce così il quarto costruttore automobilistico mondiale.
Un gruppo che, con oltre 8 milioni di auto vendute, 400mila dipendenti e oltre 180 miliardi di euro di fatturato si piazza ai primi posti nella classifica dei più grandi costruttori, dopo Volkswagen, Toyota e il gruppo Renault-Nissan-Mitsubishi. La sede della nuova società è in Olanda e a guidarla sono, John Elkann, presidente, Robert Peugeot, vicepresidente e Carlos Tavares, amministratore delegato. Mike Manley, l’attuale amministratore delegato di Fca, si occuperà dei mercati americani.
“Le origini latine del nome rendono omaggio alla lunga e importante storia delle due società fondatrici mentre l’evocazione dell’astronomia richiama lo spirito di ottimismo, energia e rinnovamento alla base di questa unione che cambierà il settore automotive”, recita un comunicato congiunto. In ballo, c’è il futuro della mobilità, la guida autonoma e, soprattutto, la progressiva elettrificazione dei 14 marchi che fanno parte dei due gruppi e che, per il momento, sarebbero confermati. Parliamo di marchi molto diversi fra loto, come Jeep, Alfa Romeo, Maserati, Fiat, Peugeot, Citroën, Opel, ma che grazie all’alleanza godranno di maggiori sinergie.
Qualche timore invece l’avrebbero già sollevato i sindacati italiani, preoccupati per i possibili riflessi sull’occupazione in Italia. Perplessità anche sugli interventi e i ruoli dei rispettivi governi, con quello francese azionista al 6,2 per cento di Stellantis, mentre il governo italiano ha scelto di non esserci, malgrado l’operazione tocchi inevitabilmente “l’interesse nazionale dal punto di vista occupazionale e industriale”, ha ammesso il viceministro all’economia Antonio Misiani in un’intervista a La Repubblica. Intanto, Fca ha recentemente diffuso un video che mostra proprio gli sviluppi futuri sull’elettrificazione.
Dietro il nome della società holding del nuovo gruppo, Stellantis, c’è evidentemente una fusione complessa, i cui obiettivi sono stati più volte annunciati. Si tratta di una fusione paritetica (50/50), dove il nome Stellantis verrà utilizzato esclusivamente a livello di gruppo (per capirci, non vedremo mai un modello di auto con questo nome), mentre nascerà un logo, quello sì, che però non influenzerà nomi e loghi preesistenti dei singoli marchi. Obiettivo della nuova realtà, unire le forze per una mobilità sostenibile.
“Groupe Psa e Fca progettano di unire le forze per creare un leader mondiale in una nuova era della mobilità sostenibile”, così cita una nota congiunta. E, in effetti, in un settore in rapida evoluzione, con le nuove sfide in termini di mobilità connessa, elettrificata, condivisa e autonoma, questa alleanza si propone proprio di mettere a comun denominatore la voce più onerosa per un costruttore, ossia quella ricerca e sviluppo che permetterà di accelerare l’innovazione e efficientare gli investimenti. La forza del nuovo gruppo, il quarto al mondo per dimensione, può infatti contare sulla presenza in tutti i segmenti auto del mercato, dalle city car fino ai modelli premium, dalle sportive ai Suv, fino ai veicoli commerciali leggeri per il trasporto meri e persone. Sul piatto, secondo una nota diffusa nei giorni scorsi, ci sarebbero sinergie annuali a breve termine stimate per circa 3,7 miliardi di euro e nessuna chiusura di stabilimenti.
Come abbiamo anticipato, fra i vantaggi della fusione Fca e Psa c’è la possibilità per i 14 marchi, di condividere piattaforme attuali e in divenire da cui nasceranno nuovi modelli elettrici e ibridi. In particolare, è il gruppo francese a portare in dote il maggior numero di modelli elettrici, molti già presenti: Peugeot 208, 2008, Opel Corsa-e, DS3 Crossback e-tense, Citroën ë-C4, l’elettrica per la città Ami e Opel Mokka-e. Inoltre, i marchi del gruppo francese offrono già versioni ibride plug-in o completamente elettriche per ogni nuovo modello; 17 in tutto quelli elettrificati che, entro la fine del 2021, diventeranno 23.
A cui si aggiungono lato Fca la Fiat 500 elettrica, le versioni ibride plug-in di Jeep Compass e Renegade (a cui presto si aggiungerà anche l’iconica Wrangler). Ma un futuro “green” Fca l’ha già tracciato anche per marchi “insospettabili” come Maserati – destinata a produrre le future supercar elettriche del gruppo – o Alfa Romeo, a cui si aggiungeranno altri modelli a marchio Fiat.
A fusione avvenuta, “le maggiori sinergie saranno principalmente date da una più efficace allocazione delle risorse per gli investimenti di larga scala in piattaforme veicoli, sistemi di propulsione e tecnologie e dalla maggiore capacità di acquisto insita nella nuova dimensione del gruppo”, spiega una nota. Per Fca, non c’è dubbio, la fusione rappresenta anche l’opportunità di accelerare sull’elettrificazione, dopo anni di scetticismo dell’ex ad Sergio Marchionne. Per i francesi di Psa “questa convergenza crea un significativo valore per tutti gli stakeholder e apre a un futuro brillante per la società risultante dalla fusione”, ha spiegato Tavares.
Stellantis nasce dopo un 2020 archiviato dalle associazioni di settore come l’anno più difficile dal dopoguerra. Un anno in cui il Coronavirus ha prodotto un forte calo delle vendite di auto, che però hanno visto parallelamente anche una forte crescita di modelli elettrici e ibridi. Modelli su cui la nuova alleanza punterà sempre più. Intanto, il governo ha appena riconfermato anche per il 2021 gli incentivi pubblici, favorendo così l’auspicabile svecchiamento del parco circolante italiano (con 11 anni di anzianità fra i più vecchi d’Europa) e la conseguente riduzione delle emissioni.
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