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La frutta e verdura che mangiamo hanno perso le proprietà nutritive dei loro antenati selvatici, e l’agricoltura ne è la causa secondo il libro Un piacere selvaggio. Ma esistono soluzioni.
Le specie di frutta e verdura che compriamo tutti i giorni nei negozi, mercati e supermercati rappresentano una fetta minuscola delle varietà selvatiche presenti in natura. Se da un lato la loro coltivazione selettiva e controllata ha permesso all’umanità di prosperare, nel libro Un piacere selvaggio – La giusta alimentazione per una saluta di ferro l’autrice Jo Robinson getta nuova luce sugli effetti negativi dell’agricoltura sui valori nutritivi dei vegetali. Ad essa infatti è attribuita la proliferazione di ortaggi scelti non per il loro contenuto di vitamine, minerali, acidi grassi, polifenoli e fitonutrienti ma per il loro gusto e aspetto, con effetti duraturi sul nostro benessere.
Nell’introduzione del libro Robinson – giornalista statunitense che scrive di alimentazione e che coltiva quelle che chiama “frutta e verdure dimenticate” – traccia la storia di come molti degli elementi benefici che si trovano nelle specie selvatiche, antenate di quelle che consumiamo al giorno d’oggi, siano spariti dalle nostre diete. Secondo l’autrice la causa è la domesticazione di queste varietà, non importa quando sia avvenuta, se dieci, cento o diecimila anni fa.
“Coltivando in modo selettivo frutti e verdure più appetibili, li abbiamo privati di alcuni di quei nutrienti che oggi sappiamo essere fondamentali per una salute di ferro.”
Un piacere selvaggio, pagina 4
Perché sin dalle origini dell’agricoltura i nostri antenati “optarono per quelle tenere, poco amare o aspre e ricche di zucchero, amido o olio” (pagina 10). Anche se più gustose, queste varietà contengono meno fitonutrienti proprio perché alcuni di questi hanno un sapore acido, aspro o amaro – e quindi poco apprezzato dall’uomo. Inoltre, privandoci di questi alimenti ipoglicemici abbiamo rinunciato alla protezione che offrono. Cibi con tante fibre, pochi zuccheri e carboidrati a rapido assorbimento aiutano a mantenere stabili i livelli di glucosio nel sangue, proteggendoci da malattie cardiovascolari, tumori, infiammazioni croniche, obesità e diabete. In questo senso varietà che troviamo comunemente in commercio come le mele golden delicious che contengono molti zuccheri e poco fitonutrienti contribuiscono più alla diffusione di malattie come quelle citate che alla loro prevenzione.
Questo processo di selezione che ha impoverito gli alimenti dal punto di vista salutistico si è accelerato nel corso del Novecento, secolo in cui la genetica vegetale ha contribuito all’industrializzazione della produzione agricola. Se da un lato sono state privilegiate varietà belle d’aspetto e produttive, la globalizzazione del mercato alimentare ha paradossalmente penalizzato il gusto. Dati i molti chilometri che separano le colture dagli scaffali, frutta e verdura vengono colte quando sono ancora acerbe per maturare durante il trasporto. Ma queste sono meno saporite e succose rispetto a quelle lasciate maturare al sole. Oltre al sapore, vengono private anche di diversi nutrienti. Molte delle varietà commercializzate non si prestano a questo modello di distribuzione: ad esempio, i broccoli perdono le loro proprietà antitumorali a sole 24 ore dal raccolto, spiega Robinson.
Uno scenario desolato, sì, ma esistono soluzioni. Un piacere selvaggio è anche una guida a come migliorare le nostre diete. È essenziale mangiare cibo fresco cresciuto localmente per evitare che questo perda le sue proprietà a causa di lunghi spostamenti. È inoltre importante sapere scegliere quali varietà di frutta e ortaggi privilegiare e come trattarli per preservarne i benefici. Alcuni, infatti, sono più simili ai loro antenati selvatici e possono essere conservati e cucinati in modi che ne rispettino o addirittura potenzino le qualità.
Il libro è diviso tra la parte dedicata agli ortaggi e quella alla frutta, e ciascun capitolo tratta di un ortaggio, come i carciofi, un frutto, come le fragole, o un’intera famiglia di frutta o verdure, come le crocifere o gli agrumi. Viene innanzitutto spiegata l’importanza che l’alimento nelle sue forme selvatiche aveva nella vita dei nostri antenati cacciatori-raccoglitori, e in seguito come l’agricoltura lo ha trasformato, impoverendolo del suo potere nutritivo. Poi si guarda avanti, alle soluzioni: grazie al sondaggio di migliaia di ricerche internazionali, Robinson propone le varietà da prediligere oggi perché hanno meglio conservato le proprietà dei loro antenati – alcune delle quali possiamo trovare anche nei supermercati altre che, per consumarle, dovremmo coltivare nei nostri orti. Dopo informazioni su com’è meglio preservare e cucinare questi ingredienti, incluse ricette scelte dall’autrice, ogni capitolo si conclude con un riassunto dei punti chiave.
È ora di rivoluzionare il nostro modo di intendere e utilizzare gli ortaggi. Bisogna fare valere la consapevolezza del tutto moderna degli effetti che diecimila anni di agricoltura hanno avuto sulla salute. Per tornare in contatto con la natura, l’espressione massima di una conoscenza antica, e quindi alle nostre radici selvagge.
“Se meglio sfruttiamo le caratteristiche proprie di ciò che mangiamo possiamo tenerci lontano dagli integratori che spopolano e popolano gli scaffali delle farmacie, parafarmacie o dei supermercati stessi. Una serie ben documentata di suggerimenti per ricavare il massimo dalla natura e dai suoi frutti.”
Nicoletta Radici, libreria laFeltrinelli Verona
Titolo: Un piacere selvaggio – La giusta alimentazione per una saluta di ferro
Autore: Jo Robinson
Editore: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2016
Numero di pagine: 371
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