La proposta di togliere la scadenza all’autorizzazione delle sostanze attive dei pesticidi è contenuta in un pacchetto semplificazione della Commissione. Per gli ambientalisti in questo modo il profitto dell’industria prevale sulla salute.
L’Onu dedica il nuovo anno alla pesca e all’acquacoltura per valorizzare il ruolo dei piccoli pescatori nella creazione di sistemi alimentari sostenibili
Per le Nazioni Unite il 2022 sarà l’Anno internazionale della pesca e dell’acquacoltura (Iyafa): 365 giorni per celebrare il pesce, i molluschi, i crostacei e le alghe come parte integrante delle diete, delle eredità culturali e delle tradizioni culinarie di moltissime persone in ogni parte del mondo.
La scelta dell’Onu, con capofila la Fao che si occuperà delle celebrazioni – dalle mostre alle performance culturali, dai panel alle conferenze – ha soprattutto l’obiettivo di sottolineare l’importanza del ruolo dei piccoli pescatori artigianali e dell’acquacoltura nella promozione di un cambiamento del sistema alimentare globale che sta affrontando numerose e complesse sfide, fra cui la fame, la malnutrizione, l’aumento della popolazione mondiale e, conseguentemente, della domanda di cibo, il bisogno di ridurre gli sprechi alimentari e l’utilizzo delle risorse e gli effetti dei cambiamenti climatici, senza contare la pandemia di Covid-19.
Come si legge nel rapporto sullo Stato della pesca e dell’acquacoltura mondiale del 2020, nel 2017, il consumo di pesce ha rappresentato il 17 per cento dell’assunzione di proteine animali della popolazione mondiale e il 7 per cento di tutte le proteine consumate. A livello globale, il pesce ha fornito a più di 3,3 miliardi di persone il 20 per cento del loro apporto medio pro capite di proteine animali, raggiungendo il 50 per cento o più in paesi come Bangladesh, Cambogia, Gambia, Ghana, Indonesia, Sierra Leone, Sri Lanka e diversi piccoli Stati insulari in via di sviluppo.
Sempre secondo il rapporto, il 34,2 per cento degli stock ittici viene pescato a livelli biologicamente non sostenibili. Questa percentuale è troppo elevata e non sta migliorando a livello globale (anche se migliorano i trend relativi alla sostenibilità di molte delle principali specie). La pesca più insostenibile si registra nel Mediterraneo e nel Mar Nero (62,5 per cento di stock sovrasfruttati), nel Pacifico sudorientale (54,5 per cento), nell’Atlantico sudoccidentale (53,3 per cento).
Secondo la Fao, i piccoli pescatori hanno le potenzialità per preservare gli equilibri degli ecosistemi, per adattarsi ai cambiamenti del nostro tempo e sviluppare sistemi resilienti. La pesca su piccola scala può dare il suo contributo al benessere umano, a sistemi alimentari sani e all’eliminazione della povertà attraverso l’uso responsabile e sostenibile delle risorse della pesca e dell’acquacoltura. E l’Iyafa, in questo senso, può essere l’opportunità per implementare dei codici di condotta e per incoraggiare le azioni per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
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